Pavia. Il Giudice per le indagini preliminari, Daniela Garlaschelli, deve pronunciarsi sulla richiesta di incidente probatorio nei confronti di Andrea Sempio, attualmente indagato per l’omicidio di Chiara Poggi, commesso a Garlasco il 13 agosto 2007, per il quale è stato condannato in via definitiva l’allora fidanzato della vittima, Alberto Stasi.
“Andrea aiutami”
Nel frattempo, gli agenti del Nucleo Investigativo di Milano, coordinati dalla Procura di Pavia, procedono a interrogare diverse persone ed a riesaminare la documentazione dell’indagine di diciotto anni fa. Tra gli elementi riemersi, un verbale dei Carabinieri datato 25 agosto 2007 che riporta le dichiarazioni di un giovane di Garlasco, appartenente alla cerchia di conoscenti della vittima. Questi riferisce quanto avvenuto poche ore dopo il rinvenimento del corpo senza vita di Chiara.
“Ricordo che il 13 agosto 2007 verso le 15.30-16 ho ricevuto sul mio cellulare una telefonata con numero privato”, si legge nel verbale, come riportato dal Gazzettino. “Ho aperto la comunicazione e ho sentito una voce femminile che, disperata, diceva direttamente: ‘È morta… aveva solo 25 anni, era a casa da sola’. Non avendo riconosciuto subito la voce, ho chiesto chi parlava e solo allora ho sentito la frase: ‘Andrea, aiutami’. Rispondevo che non ero Andrea ma Alessandro e chiedevo chi fosse al telefono…”
Il giovane aveva rivelato l’identità dell’interlocutrice, mostrando ai Carabinieri un successivo messaggio nel quale la ragazza che lo aveva chiamato si era scusata. Lo stesso aveva inoltre riferito di ulteriori telefonate ricevute per il resto della giornata. A quanto riportato dal quotidiano citato, all’epoca chi indagava sul delitto non aveva ritenuto di approfondire la circostanza, che forse oggi potrebbe rivelarsi significativa, anche atteso il nome richiamato nella richiesta di aiuto contenuta nella comunicazione telefonica.
Tracce materiali
“Campioni biologici e reperti della vittima Chiara Poggi” che “o non sono mai stati sottoposti ad analisi genetica o hanno fornito un esito dubbio o inconclusivo.” Oggi, tali reperti potrebbero “essere utilmente sottoposti a indagine genetica alla luce dell’incremento della sensibilità analitica raggiunta dai più recenti kit commerciali di caratterizzazione del profilo Dna e della più evoluta sperimentazione di laboratorio.” Reperti, peraltro, “mai stati comparati con il Dna dell’odierno indagato.”
È quanto considerato dalla Procura nella menzionata richiesta di incidente probatorio indirizzata al Gip. Allegata all’istanza, una nota firmata dai genetisti Carlo Previderè e Pierangela Grignani, contenente una corposa lista di provette e di tamponi effettuati sia in corso di autopsia sulla vittima che nelle prime fasi delle indagini.
Tra gli oggetti repertati in sede di sopralluogo sulla scena del crimine, un “frammento di tappetino” del bagno, un contenitore di tè freddo “con cannuccia”, la plastica di una confezione di yogurt, un’altra di biscotti, un sacchetto di cereali. Reperti regolarmente gestiti attraverso la cosiddetta catena di custodia – la documentazione cronologica che certifica il sequestro, la custodia, il controllo, il trasferimento e l’analisi di elementi di prova, materiale o elettronica – che i Carabinieri del Nucleo investigativo di Milano hanno recuperato “presso l’Unità di Medicina Legale e Scienze Forensi del Dipartimento Sanità Pubblica, Medicina Sperimentale e Forense dell’Università di Pavia.”
La difesa di Andrea Sempio, riporta il Giorno, ha contestato la richiesta modalità degli accertamenti irripetibili in incidente probatorio “per cristallizzare la prova” in questa fase di indagini preliminari, ancor prima di un’eventuale richiesta di rinvio a giudizio.
Il tappetino del bagno
In particolare, il frammento di tappetino del bagno, sul quale, secondo la sentenza definitiva di condanna, sarebbe risultata presente l’impronta di una scarpa di Alberto Stasi, “identificato come reperto n. 27”, “non aveva fornito alcun esito alla quantificazione del Dna per problemi di inibizione della reazione di amplificazione.” “La successiva amplificazione”, si legge ancora nella nota dei genetisti consulenti della Procura, “non risultava eseguita.” E, scrivono, “si ritiene utile sottoporlo ad ulteriore indagine genetica alla luce delle possibilità analitiche attualmente a disposizione.”
Andrea Sempio
In attesa della decisione del Gip in proposito, Andrea Sempio ha rilasciato alcune dichiarazioni nel corso della trasmissione Storie Italiane, in onda su RaiUno. “È un turbine”, ha detto, parlando dello stato d’animo con cui – già indagato per il delitto e scagionato nel 2017 – sta affrontando questo ulteriore, inatteso sviluppo del caso, “ci sono giornate in cui la tensione si allenta un po’ e ci sono momenti in cui esce una qualche notizia, è un’alternanza di momenti di quasi calma e momenti pesanti.”
“Questa vicenda”, ha aggiunto, “purtroppo va su due fronti: quello legale e quello mediatico, che al momento è quello che ha il peso preponderante, perché non è una cosa che cade solo sulle mie spalle, ma su quelle di tutte le persone che mi sono vicine, dagli amici, alla mia famiglia, ai colleghi di lavoro. È un disastro, una cosa che schiaccia tutto.”
Che rapporto c’era tra Sempio e Chiara Poggi? “L’unico ricordo vivido che ho di Chiara”, ha riferito l’intervistato, “è che eravamo in camera sua con Marco [il fratello della vittima, ndr] e un amico che giocavano al computer. Io ero seduto sul suo letto perché lo spazio nella stanza era quello, e quando è entrata ho pensato che potesse arrabbiarsi perché ero sul suo letto, proprio perché non avevamo confidenza. L’ho incontrata qualche volta a casa, non c’è stato neanche un dialogo, non avevamo contatti.”
In quali circostanze il cromosoma Y dell’attuale indagato potrebbe essere finito sulle unghie di Chiara? “L’unica stanza dove di sicuro non sono mai entrato era quella dei genitori”, ha ricordato Sempio, “poi in tutte le altre stanze per forza di cose ci sono passato quindi non mi stupirei se ci fosse. Ma se si pensa sia finito lì durante un’aggressione, non dovresti averne una parte minima, ma tanto.”
“Io e Marco ci sentiamo dal primo giorno e ci facciamo forza. Comprendo i tentativi della difesa, ma ad un certo punto dico basta. Non ho fatto del male a Chiara.”
Alberto Stasi
Nell’ultima puntata delle Iene, in onda su Italia 1, è stata proposta un’intervista ad Alberto Stasi, che sta scontando la condanna per l’omicidio di Chiara Poggi.
“Credo che ognuno di noi abbia dentro di sé degli strumenti interiori per affrontare le difficoltà”, ha detto tra l’altro. “È come quando una persona riceve una diagnosi di cancro: ti capita, non puoi farci nulla, ma in qualche modo devi reagire. Devi trovare dentro di te la forza per affrontarlo. Nel mio caso, almeno, ho avuto la leggerezza della coscienza a sostenermi. È difficile da spiegare, ma il fatto di non avere il peso di quello che è successo dentro di me, di non sentirmi colpevole, mi ha permesso di vivere questa esperienza come un incidente della mia vita. Un incidente molto grave, molto doloroso, ma che ho cercato di affrontare con dignità e forza d’animo.”
A proposito dei più recenti sviluppi: “Quello che sta succedendo adesso? Uno tsunami di emozioni, chiamiamolo così”, “È qualcosa di travolgente, difficile da razionalizzare.”
“Quello che ho in cuore, però, è che salti fuori la verità”, ha aggiunto, “che venga finalmente alla luce tutto ciò che ancora non è emerso. Non si tratta di qualche mese in più o in meno per me, perché tra pochi mesi potrei essere definitivamente a casa. Quello che conta davvero, però, è un’altra cosa: il bisogno di giustizia, di fare chiarezza su una vicenda che ha segnato in maniera indelebile la mia vita e quella di tante altre persone.”
Su Andrea Sempio: “Non ci conoscevamo, non l’avevo mai visto. Lui era un amico del fratello di Chiara, quindi anche dal punto di vista dell’età era completamente estraneo alla mia cerchia di amicizie e conoscenze. Non abbiamo mai avuto alcun tipo di contatto, né diretto né indiretto. Mai visto e mai sentito.”
“Hai ucciso tu Chiara?”, gli ha chiesto l’intervistatore, in chiusura. “No”, la risposta di Stasi.