Pavia. Ulteriori sviluppi nella nuova indagine sull’omicidio di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007. Nuove tracce e un arresto che forse consentiranno di acquisire dati utili su un caso criminale che continua a rivelarsi ancora fitto di misteri e zone d’ombra.
“Il sadico e il picchiatore”
Arrestato in Svizzera, grazie a un mandato di cattura internazionale, il latitante romeno Flavius Savu, condannato a cinque anni di reclusione per estorsione ai danni di Don Gregorio Vitali, sacerdote ed esorcista, già rettore del Santuario della Bozzola. L’uomo aveva chiesto una ingente somma di denaro al sacerdote per non divulgare filmati che mostravano quest’ultimo coinvolto in interazioni a carattere sessuale. Nei mesi scorsi si è più volte fatto riferimento alla possibilità che un presunto giro di pedofilia – con l’aggiunta di suggestioni occultistico-sataniche – a ridosso del Santuario potrebbe essere correlato con l’omicidio di Chiara Poggi.
Scenario evocato, in alcune dichiarazioni, dallo stesso Savu, che ora è stato individuato nei pressi di Zurigo, dove avrebbe dovuto incontrare un giornalista italiano, al quale aveva promesso di svelare ulteriori, significativi particolari proprio afferenti all’asserito nesso tra lo scandalo del Santuario e il delitto.
“Savu acconsentirà all’estradizione e si metterà a disposizione della Procura di Pavia e, qualora i magistrati lo riterranno utile, avvierà una collaborazione sul caso Poggi”, ha spiegato l’avvocato Roberto Grittini, legale del romeno.
Secondo quanto riportato dal Tempo, Savu sostiene che gli incontri a carattere sessuale che hanno coinvolto l’ex Rettore costituirebbero solo l’aspetto marginale di una realtà sommersa ben più ampia e drammatica, che vedrebbe uomini facoltosi responsabili di abusi su minori, nel corso di rituali in qualche modo assimilabili alle messe nere. Una realtà nell’ambito della quale sarebbero anche maturati i misteriosi suicidi registratisi a Garlasco e dintorni negli anni successivi all’omicidio di Chiara Poggi, che hanno coinvolto giovani più o meno direttamente riconducibili alle frequentazioni di Andrea Sempio, l’attuale indagato per il delitto.
La Repubblica riferisce che il romeno avrebbe fatto il nome di alcuni dei partecipanti ai predetti riti: tra questi lo stesso Sempio e, appunto, un suo amico suicida, Michele Bertani: il primo, avrebbe detto Savu, “è il sadico”, il secondo “il picchiatore”.
Trattasi di dichiarazioni evidentemente destinate a un sicuro successo mediatico (prevediamo, anche relativamente a esse, ampie disamine da parte degli esperti da salotto televisivo), e ci auguriamo che ne venga accuratamente verificata l’effettiva fondatezza, anche in considerazione del soggetto da cui provengono e delle autentiche motivazioni che potrebbero indurre quest’ultimo a rilasciarle.
Otto impronte da esaminare
Nel frattempo, con riferimento alla nuova indagine sul delitto, emergono nuovi elementi nell’ambito dell’incidente probatorio in corso. Durante gli accertamenti eseguiti mercoledì 10 settembre, leggiamo su Open, sono state recuperate otto impronte forse utili. Si trovavano sui reperti individuati tra i resti della colazione sequestrati nel corso del sopralluogo giudiziario effettuato nel 2007 nell’abitazione dei Poggi, in cui il delitto è avvenuto ed esaminati questa estate dagli esperti.
In particolare: sei impronte rilevate su un sacchetto di cereali, due su un sacchetto della spazzatura. Nessuna impronta sulla confezione di biscotti e sulla bottiglietta di Estathé. Si dovrà quindi verificare l’effettiva possibilità di stabilire a chi appartengono, anche in relazione ai profili di Dna già emersi nei mesi scorsi.
“Su due reperti sono emersi dei rilievi dattiloscopici potenzialmente utili per i confronti, che saranno confrontati naturalmente con Chiara Poggi, Alberto Stasi e Andrea Sempio”, ha spiegato Luciano Garofano, già comandante del Ris di Parma all’epoca degli accertamenti e attualmente consulente della difesa di Andrea Sempio. “Vanno confrontati, ma in funzione degli esiti del Dna sembra più probabile che possano essere di Chiara Poggi e di Alberto Stasi, ma è tutto da stabilire.”
Sul contenuto della spazzatura sono state finora individuate tracce genetiche della vittima e dell’allora suo fidanzato, Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio a sedici anni di carcere. La prossima udienza relativa all’incidente probatorio è fissata per il 26 settembre: verrà discussa, tra l’altro, una richiesta di proroga delle operazioni peritali.
“Ci aspettiamo che le impronte corrispondano ai Dna già individuati, ma non considero questo passaggio particolarmente rilevante. Ci sono altri elementi ben più importanti”, ha dichiarato l’avvocata Giada Bocellari, uno degli avvocati di Alberto Stasi, a commento degli accertamenti effettuati ieri. E, a proposito del suo assistito, ha aggiunto: “Non segue direttamente la vicenda, guarda al futuro. In questo momento non ha particolare interesse per ciò che sta accadendo.” “Questa è una vicenda ancora lunga e complessa. Non mi piacciono le suggestioni: è una tragedia che coinvolge molte persone, anche Andrea Sempio. L’attenzione mediatica continua può fare danni. Serve rispetto per tutti i soggetti coinvolti”, ha concluso.
L’avvocata Angela Taccia, che cura la difesa di Sempio insieme al collega Massimo Lovati, ha dichiarato che il suo assistito è “rassegnato e tranquillo”, ma anche “stanco” delle indagini in corso. “Dice che tutto quello che devono accertare lo accertino, ma lui sa di non avere nulla a che fare con l’omicidio ed è dispiaciuto per i genitori di Chiara.”
“Si apprezza area figurata”
Nei giorni scorsi si è inoltre fatto riferimento a ulteriori tracce presenti sulla scena del crimine, non prese in considerazione da chi ha svolto le indagini all’epoca dell’omicidio. Il settimanale Giallo ha fatto, in particolare, riferimento a una relazione tecnica del professor Francesco Maria Avato, che, in qualità di consulente tecnico della difesa di Alberto Stasi, ha effettuato, nel corso del procedimento del 2009 (che vedrà assolto per la prima volta il fidanzato della vittima), una analisi tesa a stabilire come e in quanto tempo sia stata uccisa Chiara Poggi.
L’elaborato si fonda essenzialmente sulla relazione del professor Ballardini del 2007 e sulle fotografie del locus commissi delicti scattate dai Carabinieri nel corso del sopralluogo. A pagina 38 della relazione di Avato sono riportati i fotogrammi 30 e 31: il primo è una delle foto realizzate appunto dai Carabinieri il 13 agosto 2007, il secondo riproduce uno scatto effettuato dai consulenti di parte il successivo 12 settembre. Due fotografie che riproducono, da differenti angolazioni, l’ingresso di casa Poggi dove, secondo più di un analista, si sarebbe verificata la prima fase dell’aggressione omicida. “La prima pozza di sangue si ritrova […] sul pavimento del salone d’ingresso in corrispondenza della base del primo gradino della scala diretta al piano superiore […]”, si legge nella relazione Avato. “Essa identifica la primitiva sede di ‘appoggio’ dell’ovoide cranico sanguinante e ne attesta, in considerazione dell’entità del volume di sangue raccoltosi (circa 150-300 ml), la permanenza per un tempo non inferiore ai 15 minuti.”
I successivi fotogrammi, 32 e 33, presenti nella relazione Avato mostrano a loro volta immagini scattate, rispettivamente, dai Carabinieri il 13 agosto 2007 e dai consulenti di parte il 12 settembre 2007. “Perifericamente, ma in continuità con la pozza stessa si apprezza area figurata, come da impronta di mano, avente lunghezza massima di 19 cm ed apertura di base di 17 cm […]. Tale impronta, sulla base della collocazione e dei rapporti relativi degli elementi digitaliformi, parrebbe essere stata prodotta da applicazione di mano sinistra.”
Dunque, secondo Giallo, una mano insanguinata accanto alla prima pozza di sangue e dunque, presumibilmente, alla testa sanguinante della vittima. Apparteneva a Chiara? Secondo la valutazione del medico legale Pasquale Bacco e di altri specialisti, la giovane, gravemente ferita, non avrebbe con ogni probabilità potuto imprimere segni che appaiono netti e ben delineati. Le foto riportate nella consulenza tecnica qui considerata, inoltre, evidenziano, all’interno della predetta impronta, dei capelli castano chiaro. Questi ultimi, riporta ancora il settimanale diretto da Albina Perri, sono stati esaminati ma non attribuiti a nessuno in quanto privi di bulbo. La relazione del Ris riporta foto di insieme della parte della scena del crimine in cui l’impronta si trova ma nessuna immagine della stessa in dettaglio, né a questa fa riferimento.
Impronte di calzatura
Ma il contributo offerto dal professor Avato all’analisi della scena del delitto di Garlasco non si limita a quanto sopra riportato. Lo specialista ha anche valutato la documentazione dell’originario sopralluogo nel tentativo di individuare quante impronte di calzatura fossero presenti in loco. Finora, nella vulgata mediatica, si è ribadito pervicacemente che, in casa Poggi, sarebbero state rinvenute solo impronte di una suola a pallini, riconducibili a una calzatura di marca Frau, peraltro non appartenente ad Alberto Stasi.
Ed ecco quanto invece emergerebbe dallo studio condotto in proposito da Avato. “Zona ingresso-cucina: si individuano tre impronte latenti parziali di suola di calzatura aventi morfologia diversa da quella in oggetto [a pallini, ndr]. Bagno piano terra: si individuano due impronte latenti parziali di suola di calzatura aventi morfologia diversa. Corridoio pianterreno: una impronta parziale in prossimità della soglia conducente alla zona tinello di suola di calzatura avente morfologia diversa. Pavimento ‘porta garage’: si ritrovano due impronte latenti parziali di suola di calzatura aventi morfologia diversa.”
“Non risulta, a oggi, allo stato degli atti”, prosegue il contributo tecnico, “alcun riferimento a tali impronte di calzatura (e anche a quella della mano riscontrabile nella pozza alla base del primo gradino delle scale) a persona/individui ben identificati. Può essere solo evidenziato che non sono riferibili all’attuale imputato [Alberto Stasi, ndr], non agli agenti di polizia giudiziaria che per primi lo accompagnarono a casa Poggi e neppure a personale di soccorso 118.”
Se tutto ciò corrispondesse al vero, si tratterebbe di un ulteriore elemento idoneo a prospettare uno scenario decisamente diverso rispetto a quello recepito in sede giudiziaria. Uno scenario che, ancora una volta, implica la presenza di più persone sulla scena del crimine.