Pescara. Aveva invitato i familiari alla sua laurea, ma in realtà non aveva concluso ancora il ciclo degli esami necessari a conseguire il titolo. Quando i familiari sono arrivati a Bologna non si è fatto trovare. Vane e inutili le ricerche come inutile è stato anche l’allarme lanciato tramite un messaggio ad un amico, lo hanno ritrovato solo quando ormai era troppo tardi, senza vita sotto al ponte di via Stalingrado.
Questa la drammatica storia di un giovane studente 29enne, originario di Pescara e iscritto alla facoltà di economia e commercio al campus di Forlì. Si è gettato nel vuoto sotto al ponte di via Stalingrado, il corpo ritrovato poi sui binari che corrono sotto al ponte solamente nel pomeriggio, attorno alle 16. Subito sono intervenuti i soccorsi, allertati dai familiari, ma per il 29enne ormai non c’è stato nulla da fare.
Un suicidio che, secondo le ricostruzioni, sarebbe il tragico epilogo di una lunga bugia raccontata dal giovane abruzzese che avrebbe mentito sugli esami e poi sulla cerimonia di laurea. Una bugia che è cresciuta sempre di più fino a quando il giovane ha ritenuto di non aver altra via d’uscita se non quella del suicidio.
L’ennesima tragedia che si è consumata nel mondo delle università dove ormai sono fin troppe le vittime di un sistema che punta ad esaltare la competizione, che celebra un mito irraggiungibile di eccellenza e che inganna con la retorica della meritocrazia, ignorando quanto possa essere pressante e schiacciante il peso e la pressione sui suoi studenti e in particolare su quelli più fragili.