Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un nuovo decreto che determinerà un aumento del 13% del numero delle forze armate, ovvero 137.000 soldati in più.
Nonostante la Russia non abbia mai ammesso quanto stia costando questa guerra in Ucraina in termini di vite umane, molti analisti internazionali confermano le cifre suggerite dal ministero della difesa Ucraina, che valuta la cifra ben oltre i 45.000 soldati. Un numero impressionante di morti, che superano di cinque volte persino la sanguinosa guerra in Afghanistan, con la differenza che quella non durò sei mesi ma dieci anni, dal 1979 al 1989.
Per quanto Mosca voglia smentire l’elevato numero di morti, il decreto firmato ieri da Vladimir Putin va invece nella direzione opposta, ovvero di rimpiazzare le linee al fronte, sempre meno folte, tra morti uccisi e i sempre più numerosi disertori. E così dopo aver tolto il limite di età al reclutamento dei soldati (prima fissato a 40 anni) e dopo aver reclutato i prigionieri nelle carceri convincendoli con l’amnistia, Putin cerca di porre rimedio alzando da 1,9 a 2.04 milioni i soldati nell’esercito tramite un decreto.
Ma questo secondo gli analisti non dovrebbe cambiare più di molto le carte in tavola. Anzitutto perché quel numero sarebbe “gonfiato” dai tanti civili che sostengono il lavoro militare, infatti prima dell’invasione Ucraina il totale dei soldati russi sotto contratto effettivi contava poco più di 400mila uomini, di cui appena 147.000 soldati di terra, e poi perché già in passato gli uffici preposti erano in forte difficoltà nell’arruolare nuovo personale da mandare al fronte. L’ultimo decreto di questo tipo risale infatti a sei anni fa, e già all’epoca (in tempo di pace) gli uffici di reclutamento ebbero seri problemi a trovare 850.000 uomini da inserire nell’esercito, ben lontana dal milione chiesti da Putin. Ma oggi è evidente che, con una guerra che sta falcidiando migliaia di vittime, l’operazione di reclutamento per il Cremlino sarà ancora più dura.