Massa d’Albe. Ancora maltempo, ancora neve, ancora allerta meteo da bollino rosso. E le ricerche dei quattro escursionisti dispersi sul Monte Velino dal 24 gennaio subiscono necessariamente delle sospensioni, perché la priorità, oltre al loro recupero, rimane quella di garantire la sicurezza dei soccorritori.
Delle decine di squadre di soccorritori arrivati da tutta Italia, professionisti dell’emergenza, che lavorano da giorni senza purtroppo i risultati sperati.
Il messaggio del prefetto dell’Aquila, Cinzia Torraco, che nei giorni scorsi ha anche raggiunto il campo base di Forme per incontrare il sindaco di Massa d’Albe e i rappresentanti dei soccorritori è stato chiaro: “Le ricerche vanno avanti, nei modi in cui ritiene opportuno chi sta lavorando, con la garanzia della sicurezza”.
Questa mattina la Marsica, come annunciato dal bollettino meteo diramato dalla regione Abruzzo, già nella giornata di ieri, si è svegliata sotto diversi centimetri di neve. E quindi fino a quando il tempo non migliorerà i soccorsi saranno fermi.
Tornerà il sole e gli elicotteri torneranno a volare per portare in quota i soccorritori ma non è detto che si possa comunque ripartire subito perché poi l’alto rischio rimarrebbe quello delle valanghe.
Abbiamo raggiunto telefonicamente Mauro Casinghini, direttore dell’agenzia regionale della protezione civile, che ci ha spiegato che ora è importante riuscire a riportare in quota il georadar.
La tecnologia messa a disposizione dalla Codevintec di Milano, gratuitamente, per la mappatura delle aree. Il georadar ha già lavorato e restituito delle evidenze che però, dopo gli scavi, sono risultate nulle. Insomma, niente di riconducibile alla presenza dei quattro escursionisti. L’area “scandagliata” è di circa un quinto di quella totale da perlustrare.
“I tentativi li stiamo continuando, chiaramente lì dove è possibile farli. Certamente c’è un discorso prioritario di sicurezza dei soccorritori che va valutato di ora in ora di giorno in giorno, perché lì dove non ci sono le condizioni di sicurezza i soccorritori non possono andare in quota”, spiega il direttore Casinghini.
“I soccorritori sono andati su e hanno lavorato su quattro target che avevamo recepito con il georadar sabato scorso”, va avanti, “le aree su cui lavorare sono state individuate così come annunciato con un paio d’ore poi c’è stata una post lavorazione più precisa che ha restuito dei ‘target’, che sarebbeero dei posti da andare ad analizzare con delle coordinate geografiche. Il georadar identifica che in quel preciso posto c’è la presenza di un qualcosa ma poi chiaramente lì bisogna andare e scavare. I soccorritori sono andati e hanno trovato delle parti di alberi e altro”.
Nelle aree individuate d’interesse dal georadar sono stati trovati dei tronchi di albero?
Tronchi di albero ma anche un blocco di ghiaccio di una densità diversa rispetto all’altra consistenza della neve e detriti. Sono cose che la macchina identifica come un corpo estraneo rispetto al resto della neve, materiale solido che il macchinario rileva ma che si è dimostrato non riconducibile alla presenza di corpi umani e nemmeno a qualcosa come zaini o altro che possa essere collegato ai quattro escursionisti scomparsi.
Il georadar che si sta utilizzando copre la profondità necessaria per individuare gli escursionisti qualora fossero finiti davvero sotto a tanti metri di neve portati dalle valanghe?
Il georadar arriva a una profondità anche di dieci metri, la differenza sta nella sonda a mano. La sonda non arriva a dieci metri. I soccorritori mi hanno spiegato che è discorso legato alla perdita di sensibilità. Più l’asta, la sonda dell’operatore è lunga e più perde di sensibilità e quindi non riesce a captare la sensibilità troppo in fondo. Si tratta di aste di materiale speciale, particolare, quindi più sono lunghe e più diventano fragili. Se la neve poi si ghiaccia e si compatta diventa ancora più complicato andare a fare questo tipo di lavoro.
Sulle zone in cui si è già cercato si torna eventualmente oppure le aree una volta scandagliate poi vengono escluse?
Le zone già bonificate adesso sono georeferenziate, ci sono delle coordinate, non è che scompaiono i picchetti e non le troviamo più. Hanno delle georeferenziazioni e quindi si sa già dove si è già passati. I picchetti rossi, visibili anche dagli elicotteri, possono però essere ricoperti dalla neve, invece la georeferenziazione vuol dire avere una coordinata che rimane fissa.
Non appena sarà rispossibile riportare lo strumento in quota torneranno i lavori di mappatura. Quando potrà accadere?
Torneremo a valutare la situazione non appena sarà possibile. Non solo questione di bel tempo perchè può esserci anche bel tempo ma esserci il rischio valanghe e quindi non si potrà comunque andare su. È l’insieme delle condizioni meteo con le condizioni di rischio. Se le condizioni di meteo sono favorevoli ma quelle di rischio solo sfavorevoli non si fa. Se ci sono le condizioni di meteo sfavorevoli ma il rischio è basso si potrebbe pensare di andare ma non con l’elicottero ma a piedi. Sono tutte cose che vanno valutate ma prioritariamente senza mettere a rischio nessuno.
I segnali dei cellulari
Unici segnali della presenza dei quattro escursionisti sul Monte Velino al momento rimangono i segnali restituiti da due dei cellulari che avevo. Sono state agganciate le celle di quello di Valeria Mella e di Tonino Durante. Quello di quest’ultimo è quello che ha rilasciato il segnale per più tempo. Entrambi poi però non hanno dato più segnali.
Più passano le ore e più la speranza si dirada. Oltre a Mella e Durante si stanno cercando Gian Mauro Frabotta e Gianmarco Degni.