L’Aquila. Hanno cercato di vendere all’ex re dei paparazzi Fabrizio Corona file riservati sulla cattura di Messina Denaro. Nei guai un carabiniere e un politico di Mazara del Vallo. Per i due sono stati disposti gli arresti domiciliari.
Il boss è rinchiuso nel carcere dell’Aquila, gravemente malato, e ieri condannato in appello all’ergastolo, inflitto già in primo grado, per le stragi del 1992. Tra gli indagati per ricettazione anche Fabrizio Corona.
Il carabiniere è accusato di accesso abusivo al sistema informatico e violazione del segreto d’ufficio, il complice, di ricettazione.
Sono state le intercettazioni disposte a carico di Fabrizio Corona a dare input all’inchiesta sul tentativo di vendere documenti riservati su Matteo Messina Denaro che ha portato all’arresto del carabiniere e del politico. Dopo la cattura del boss latitante, Corona era venuto in possesso di una serie di audio di chat tra il boss e alcune pazienti da lui conosciute in clinica durante la chemioterapia quando, ancora ricercato, usava l’identità del geometra Andrea Bonafede. La circostanza aveva quindi spinto gli inquirenti a mettere sotto controllo il suo telefono.
I reati contestati riguardano l’accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, aggravato dalla funzione di pubblico ufficiale, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio e ricettazione.
Nello stesso contesto, sono state effettuate delle perquisizioni, a Milano, sui luoghi nella disponibilità di un terzo indagato, in stato di libertà.