Roma. Ieri, 9 maggio, si è tenuta la prima seduta della commissione bicamerale di inchiesta sulla scomparsa di Mirella Gregori (7 maggio 1983) e di Emanuela Orlandi (22 giugno 1983). È stato ascoltato il fratello di Emanuela, che ha fatto riferimento ad alcune chat di WhatApp in cui si menziona la sorella e di cui si è già parlato nei mesi scorsi. Scambi di messaggi che si afferma avvenuti tra Francesca Chaouqui e monsignor Angel Vallejo Balda, già depositati presso la Procura a Roma e la commissione parlamentare. Risalgono al 2014, all’epoca i due erano rispettivamente membro e segretario della Cosea, la commissione voluta dal papa per rimettere ordine negli enti economici della Santa Sede. Balda era anche segretario della prefettura degli Affari Economici. Nel novembre 2015, ricorda Open, sono stati arrestati nell’ambito del cosiddetto Vatileaks 2, con l’accusa di aver consegnato documenti segreti ai giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi. E il giornale Domani ha pubblicato le chat proprio in un articolo di Fittipaldi.
“Far sparire quella roba della Orlandi”
Nei messaggi in questione si parla dunque di Emanuela. “A settembre dobbiamo far sparire quella roba della Orlandi e pagare i tombaroli. Di questo devi parlare al papa”, avrebbe scritto Chaouqui. “Ora che torniamo si lavora all’archivio. E basta giornali e follie varie.”
Altro messaggio: “Piuttosto, quella roba della Orlandi deve sparire e tu devi farti gli affari tuoi. Ho visto Giani [ex capo della gendarmeria vaticana]. Quello che hanno fatto è un reato e lui lo deve sapere.”
A quest’ultimo messaggio, qualcuno memorizzato nel telefono con il nome di Balda Bianco risponde, in un italiano con inflessione spagnola: “Non dici niente a Ciani. Orlandi sono cose che vanno da serio. El cardinale a [sic] detto che doviamo mettere tutta la forza in questo, el Papa e con noi.”
“Io so solo che se mi succede qualcosa sei morto. Ti avviso.” Seguono tre emoticon con la faccina ridente. “Il papa non ha capito che non fidandosi di nessuno distrugge tutto. […] Brucia questa conversazione appena leggi. Fai le copie almeno di quella cosa della Orlandi e le mando in procura in forma anonima. Questa roba finisce male.”
Risposta dell’utente memorizzato come Balda Bianco: “El papa tiene molto in questo e lo faremo bene.”
L’angelo sulla tomba
Domani fa anche riferimento a una fattura commerciale menzionata da alcune fonti vaticane. Ritrovata, tra 2013 e 2014, da qualcuno che lavorava presso gli uffici di Balda o, comunque, li frequentava. La fattura di pagamento di un marmista che, alla fine degli anni Novanta, avrebbe scolpito un angelo per adornare una tomba del Cimitero Teutonico. La tomba, aperta nel 2019 su insistenza della famiglia Orlandi, non ha in effetti rivelato alcuna traccia di Emanuela. E certo risulta arduo comprovare una diretta correlazione tra il documento (ammesso che esista davvero) e la scomparsa della cittadina vaticana.
“Il papa vuol sapere”
Riportato dal Corriere della Sera anche il seguente estratto: “In estate vado a Singapore e capirò di più, quando torno pensiamo a cosa fare e anche il papa sarà più lucido. Buttare tutto per aria e distruggere il Vaticano non ha alcun senso […] Il papa sbaglia a gestire questo senza la gendarmeria […] Questi del georadar della tomba come li paghiamo? Il papa vuole sapere ma poi? Chi paga? E soprattutto di nascosto chi paga? […] Avremo anche i soldi della fondazione ma buttarci ora in questa impresa con i giornalisti è pura pazzia. […].”
Ancora la pista di Londra
Questi messaggi, prodotti in fotocopia, sarebbero dunque stati estratti da due telefoni riservati in uso a Chaouqui e Balda. Vi si parlerebbe anche della cosiddetta pista di Londra relativa al possibile luogo di soggiorno di Emanuela dopo il sequestro. A chi indaga sulla vicenda il compito di stabilire se si tratti di materiale autentico o meno.
Commenti
In un post pubblicato su X, Chaouqui ha scritto: “Il contenuto e le circostanze dei messaggi consegnati da Pietro alla commissione non saranno oggetto di alcun commento da parte mia perché fanno parte di questioni circa cui sono tenuta al segreto di Stato. Mi dispiace solo che il sottofondo non detto sia che qualcuno in Vaticano sappia dove sia Emanuela e non lo dice e non è così. Non conosco dove sia Emanuela e neanche se la pista di Londra sia vera, non ho alcun elemento che possa avvicinare alla verità, se lo avessi e fosse coperto da segreto comunque non lo rivelerei perché per me la lealtà al Pontefice viene prima di tutto. Quindi inutile coinvolgermi. Se c’è una verità io non la conosco.”
E, in un post successivo: “Le chat non aggiungono niente di nuovo. Si parla dei fogli di Londra, che sono stati dichiarati falsi, si parla della tomba che è stata aperta senza che niente vi è stato trovato dentro. Cose note e già vagliate che alla verità non hanno aggiunto nulla se non ulteriore confusione, motivo per cui consigliavo che non emergessero. Come ho detto a Pietro Orlandi e al Suo avvocato Se fossi a conoscenza di un singolo dettaglio in più su Emanuela che avvicinasse alla verità non esisterebbe niente che potrebbe impedirmi di lottare per esso. Non è così purtroppo.”