Pescara. Le primarie del centrosinistra di domenica scorsa che hanno visto la facile vittoria di Luciano D’alfonso avrebbero dovuto rassicurare gli animi e dare il via libera alla competizione a due tra il governatore uscente Gianni Chiodi e l’ex sindaco di Pescara per la corsa all’Emiciclo. Invece no. Il clima politico si è fatto incandescente e il fuoco è stato appiccato intorno alla questione dell’incandidabilità di Luciano D’Alfonso con polemiche che divampano su tutti i principali quotidiani nazionali e su parte della stampa locale, con focolai che sul web stanno alimentando l’incendio polemico e lo scontento all’interno della coalizione. A dare alle fiamme del dibattito politico la questione della scelta di un candidato che scontenta anche gli alleati è stata l’ampia pagina dedicata dal Fatto Quotidiano a big Luciano, pronto ormai da tempo a tornare protagonista della vita politica regionale. Si comincia con un articolo che sembra un dossier su “Voli e vacanze gratis, D’alfonso e l’agenzia viaggi dell’amico Toto”, questo il titolo del pezzo di Francesco Ridolfi dedicato all’allora super favorito nella facile competizione delle primarie per questa tornata elettorale, poi eletto con 30.000 voti e chiamato a sfidare Gianni Chiodi alla presidenza della regione. “Chicago, Malta, Istanbul, Santiago de Compostela, Zagabria, Spalato. Biglietti aerei, jet privato, motoscafo-taxi. A volte il costo complessivo della vacanza. Cene elettorali e di rappresentanza. Persino un autista a disposizione con Alfa Romeo 166 parcheggiata sotto casa. Tutto gratis. Come si fa? Basta chiamarsi Luciano D’alfonso, essere sindaco di Pescara e molto amico dell’imprenditore Carlo Toto”, ex patron di Air One, grosso costrutture che controlla l’autostrada Roma L’Aquila Pescara. Così si legge sul Fatto e poi giù una lunga serie di cifre, di luoghi, di servizi messi a disposizione dello sfidante di Gianni Chiodi per tentare di far tornare la presidenza della regione in mano al Pd. Assoluzione in primo grado per questa vicenda, ma la procura pescarese ha fatto appello giudicando troppo generosa l’assoluzione stessa. E’ il pm Gennaro Varone a sostenere che il punto critico sta proprio nel concetto di generosità, quella delle elargizioni di Toto. Donazioni in spirito di amicizia è il concetto di difesa. ”Voli, innumerevoli e costosi, per decine se non centinaia, di migliaia di euro che i Toto offrono a tutta la famiglia D’Alfonso” e poi le vacanze “diverse e costose, con piena assunzione su di sé del pagamento di viaggio, vitto e alloggio. Tutto pagato con carta di credito, quella della moglie di Toto, Rosa Giuliani”. E’ sulla sottilissima linea di demarcazione fra generosità, spirito di amicizia e rapporti politici e imprenditoriali che si gioca la partita. La palla è passata poi agli elettori abruzzesi, il 9 marzo scorso, ora tocca ai giudici d’appello ma la polemica divampa. E’ il quotidiano la Stampa a chiedersi come mai il Pd, o se volete il nuovo Pd, d’improvviso sia diventato garantista. Il caso D’alfonso imbarazza anche il premier Matteo Renzi che come si legge su La Repubblica “ non aveva scelta, se non lo avesse fatto candidadare, lui avrebbe fatto una lista propria per correre da presidente. In quelle condizioni la vittoria sarebbe diventata molto a rischio”. E’ ancora il Fatto a tornare sulle poltrone d’Abruzzo e a sottolineare che D’alfonso è “pronto a non dimmettersi mai” nonostante il “codice etico sottoscritto chiede il passo indietro e lui è imputato per corruzione”. Scoppia dunque, e siamo alle polemiche di queste ore, la questione del codice etico, della carta di Pisa e all’articolo 6 del documento dove si legge: “in caso di rinvio a giudizio o qualora sia sottoposto a misure di prevenzione personale e patrimoniale per reati di corruzione, riciclaggio… l’amministratore si impegna a dimettersi ovvero a rimettere il mandato”. Ci pensa il quotidiano il Tempo a gettare benzina sul fuoco riportando le dure critiche di Rifondazione Comunista che “sposa in toto la crociata de Il Fatto Quotidiano contro Luciano D’Alfonso, la cui investitura a candidato presidente della Regione “rimane inopportuna”, come afferma il segretario regionale del Prc Marco Fars che, anzi, mette un carico da undici sulle accuse mediatiche: “Se è vero che il centrosinistra ha sottoscritto la Carta di Pisa – aggiunge – D’Alfonso è anche incandidabile. La Carta di Pisa dice chiaramente che nessun rinviato a giudizio può presentarsi a una competizione elettorale. E siccome D’Alfonso ha ancora il carico del processo Mare-Monti, non poteva e non doveva essere candidato. Tantomeno incoronato dalle primarie farsa, che per noi, fra l’altro, sono state un fiasco”. Fin qui la rassegna stampa, nei prossimi giorni gli sviluppi politici. Gianluca Rubeo