L’Aquila. Episodi di violenza non solo contro i servizi nazionali ma contro un’intera categoria lavorativa. “Sta montando un clima che non può essere accettato in nessuna maniera, un attacco alla democrazia e anche a coloro come i medici che garantiscono il diritto alla salute. Ci sentiamo sotto attacco perché siamo coloro che credono nei vaccini come strumento che nel tempo ha evitato milioni di morti e oggi pensano sia lo strumento per uscire dalla pandemia”. Queste le parole del presidente Fnomceo, Filippo Anelli, sull’assalto al Pronto soccorso a Roma. “Chi non crede ai vaccini ha la libertà di non farlo ma lasciate stare i medici che hanno già pagato un prezzo molto alto con 364 morti”. Ora, rigore con la legge sulla sicurezza dei sanitari
Il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri cita l’art.32 della Costituzione aggiungendo: “Noi continuiamo a fare il nostro dovere ogni giorno. Molti di noi sono lì a curare proprio coloro che non credono al vaccino e che sono coloro che più frequentemente si ammalano”. Quindi “gratitudine e solidarietà ai colleghi contro questi facinorosi che lo Stato deve fermare. Faremo sempre il nostro dovere fino in fondo, nonostante gli assalti come quello al Pronto soccorso dell’Umberto I a Roma. Gli ordini e molti di noi”, riferisce Anelli, “in questo anno siamo sottoposti a minacce continue, a insulti quotidiani e a mail quasi giornaliere che contestano i nostri atteggiamenti”.
E sulle accuse di essere i ‘paladini’ dei vaccini il presidente Fnomceo, risponde: “Non può che essere così perché la professione è legata alle evidenze scientifiche e la validità dei vaccini oggi ci consente di riprendere la vita ordinaria. Siamo disponibili al dialogo e far ragionare chi ha dubbi ma le minacce non le accettiamo e serve rispetto verso chi fa il proprio dovere”, sottolinea Anelli che ora si aspetta “rigore nell’applicazione della legge sulla sicurezza dei sanitari” approvata definitivamente nell’agosto del 2020 e che prevede, tra l’altro, inasprimento delle pene fino a 16 anni di carcere, sanzioni amministrative fino a 5mila euro, la previsione della procedibilità d’ufficio senza la necessità che vi sia querela da parte della persona offesa. “In questo momento bisogna difendere la democrazia. Siamo disponibili a compattare tutte le forze democratiche e tutte le componenti della società civile in modo tale che la risposta sia forte ed unanime”.