L’Aquila. Il panico da Coronavirus è arrivato anche nelle carceri italiane scatenando rivolte a pioggia nelle diverse strutture detentive del paese. In questo clima di emergenza rispondono in prima persona le decine di pattuglie di polizia e carabinieri, oltre che gli agenti di polizia penitenziaria, impegnati nel contenimento delle rivolte. A tal proposito sono intervenuti il segretario generale Uil PA Abruzzo Franco Migliarini ed il componente della segreteria regionale UIl PA Mauro Nardella.” La politica di dimunita attenzione che nel corso degli anni è andata assumendosi nei confronti dei penitenziari italiani sta producendo i suoi malefici frutti. Il dramma che stanno vivendo tutti gli operatori in essi impegnati non ha eguali nella storia del sistema penitenziario italiano. Non possiamo, a tal proposito, non sottolineare l’incapacità”, dichiarano Magliarini e Nardella,” dimostrata di aver fatto fronte al problema carcerario nel peggiore dei modi”.
“Il nostro pensiero va alla politica di adeguamento alla sentenza c.d. “Torreggiani” facendo leva, anziché su un aumento di posti disponibili commisurandoli ai criteri stabiliti dalla CEDU( Commissione Europea per i Diritti dell’Uomo), sull’apertura del sistema penitenziario al metodo della cosiddetta sorveglianza dinamica.
Se centinaia di detenuti”, continuano Magliarini e Nardella,” hanno potuto avere il sopravvento distruggendo, bruciando ed evadendo come se fosse la cosa più semplice da fare lo si deve anche e soprattutto per la libertà che i detenuti hanno avuto di potersi muovere con eccessiva facilità. Se a ciò aggiungiamo che per sorvegliare centinaia di detenuti a volte vi è un solo agente lasciamo a voi immaginare in che stato pietoso è stato portato il sistema penitenziario italiano”.
“Appare chiaramente strumentale quanto fatto dai detenuti. Non ci si può nascondere dietro a un dito. I detenuti prendono a pretesto tutto pur di sfogare il loro odio nei confronti dello Stato. Il coronavirus è chiaramente solo un pretesto. In Abruzzo abbiamo avuto la fortuna di aver potuto contare sulla perspicacia e capacità preventiva dei direttori e di tutto il personale ivi operante. Il costruttivo dialogo intessuto da loro, al cospetto di detenuti fortunatamente mostratisi disponibili a parlarne, ha evitato che anche in questa regione si contassero danni ingenti se non addirittura morti. L’Abruzzo comunque rappresenta un’eccezione rispetto al disastro nazionale del quale chi ha amministrato l’Italia negli ultimi anni ne deve prendere atto facendo un doveroso mea culpa. Mi auguro che tutti gli operatori penitenziari vengano dignitosamente ringraziati per quanto sinora fatto e per il coraggio che stanno dimostrando di avere. Più che Amnistia e indulto per i detenuti mi auguro si impegnino forze a rilanciare in numero e riconoscimenti chi dentro gli istituti ci lavora. Male non sarebbe se, nei confronti dei poveri operatori penitenziari, si iniziasse”, concludono,” azzerando tutti i procedimenti disciplinari se non altro quelli di competenza dei consigli regionali di disciplina”.