L’Aquila. “Non me ne pento, è stata un’intervista a sorpresa nel marzo scorso, me li son trovati, mi han fatto delle domande e io ho risposto”. Così Stefano Ragazzi, direttore dei Laboratori del Gran Sasso dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, sull’intervista della trasmissione televisiva ‘Le Iene’ in cui ha ammesso in sostanza possibili rischi sulla convivenza tra la sua struttura e il sistema acquifero del Gran Sasso, in relazione al futuro esperimento Sox che prevede l’impiego di materiale radioattivo, pur schermato, cosa che ha suscitato polemiche. “Dopo averla rivista, a posteriori non credo che avrei cambiato qualche risposta – ha concluso – poi il montaggio è responsabilità loro, non mia”.
“Dimensionalmente il Laboratorio del Gran Sasso non può essere allargato, dobbiamo farci bastare quello che c’è, ma può essere migliorato nei suoi aspetti infrastrutturali”. Così Stefano Ragazzi, direttore della struttura di ricerca dell’Istituto nazionale di fisica nucleare di cui oggi è stato celebrato il trentennale in una cerimonia con il capo dello Stato, Sergio Mattarella, chiude la porta a ipotesi di ampliamento dei tunnel sotterranei sotto il massiccio più alto degli Appennini. Per il futuro, secondo Ragazzi “l’aspetto da migliorare, su cui già abbiamo programmi, è una maggiore integrazione con il territorio, con tutte le imprese innovative, grazie a progetti di formazione come quelli con Gssi e Università aquilana. Il Laboratorio deve essere un attore importante del territorio – ha evidenziato – andando al di là di quello che è stato fino a oggi, un attrattore di competenze che ora devono rimanere con il trasferimento alle imprese”.
Sulla natura del Lngs, il direttore ha ribadito, tra l’altro, che “noi siamo un’infrastruttura, mentre gli esperimenti vengono condotti da collaborazioni internazionali che vedono qui l’opportunità di compiere progetti all’avanguardia”. Quanto alla sicurezza del sistema acquifero del Gran Sasso, in relazione all’esperimento Sox che ha suscitato molte polemiche ambientaliste per la presenza di materiale radioattivo, “abbiamo già attivo un protocollo d’intesa per le acque che è molto oneroso per i laboratori. Abbiamo commissionato uno studio, così come ha fatto l’autostrada – ha aggiunto Ragazzi – e riteniamo si debbano cercare soluzioni semplici ed efficaci
per risolvere il problema agli standard di oggi”.