Pescara. “La vicenda dei Concorsi al Comune di Pescara e la polemica sul clima di sospetti e nepotismi alimentato dall’esito delle prove, diventa in realtà occasione per un punto di vista diverso in termini di riflessione, di dibattito e di proposta. La presenza e la candidatura di parenti di vario genere, figli, nipoti, congiunti, amici vicini, non vanno lette solo come elementi negativi, facili da deprecare e meritevoli di biasimo. In realtà tale pratica andrebbe prevista e inserita nello Statuto comunale o comunque in qualche forma regolamentaria, perché presenta un aspetto di assoluta positività: offre la giusta motivazione per lo scorrimento delle graduatorie e l’ingrandimento del volume degli occupati, divenendo occasione di vita e di lavoro per molti anagraficamente sconosciuti che si trovano a beneficiare di una sorte inaspettatamente favorevole”, ironizza il consigliere regionale Antonio Di Marco sull’argomento presentando una proposta per superare le polemiche.
“Nelle procedure concorsuali delle pubbliche amministrazioni ci sono ovviamente regole scritte, chiare, non interpretabili e sono quelle che aiutano a garantire il rispetto dei criteri di imparzialità, trasparenza, legittimità – incalza il consigliere – . Poi ci sono le regole-non scritte, quelle che normalmente definiremmo ‘etiche’, non codificate attraverso concessioni o divieti messi nero su bianco, ma che pure sono facilmente deducibili e applicabili, utili a evitare l’emulazione di Papa Doria Pamphilj. In caso contrario la polemica è scontata, inevitabile, e non può diventare motivo di onta o di minaccia – da qui la provocatoria proposta – . Penso sia condivisibile un’idea che a me pare lapalissiana: i concorsi non servono per trasformare un Palazzo istituzionale in una culla, le stanze servono a chi sa reggerne il peso, non a chi porta il nostro cognome o manifesta una qualunque contiguità non semplicemente ideale, ma sostanziale”.
Ha poi proseguito: “Chi guida una nave non imbarca solitamente i parenti per affetto, ma i marinai per competenza. Ma il clima natalizio ci induce a trovare anche un lato positivo della vicenda: la presenza di affini all’interno di graduatorie concorsuali ha già prodotto negli ultimi anni, ed è facilmente ipotizzabile che tale iter si ripeterà nei prossimi mesi, l’ingrandimento degli occupati nel Comune di Pescara. Il concorso è per 5 unità lavorative, dopo due anni se ne sono assorbiti in 80 e forse di più. A questo punto passiamo dalla protesta alla proposta: inseriamo e regolamentiamo la presenza di parenti a vario titolo nei concorsi della pubblica amministrazione, auspicando che gli stessi superino le prove, ma posizionandosi nelle parti basse delle graduatorie, perché tale esito, comunque favorevole, andrà ad aumentare il livello e la volontà di scorrimento. Tale procedura si traduce automaticamente in un vantaggio per tutti: ne beneficeranno quei candidati anonimi arrivati poco più in alto nelle classifiche che conquisteranno il proprio posto fisso; ne beneficerà la pubblica amministrazione, che vedrà ingrandire la propria quota di personale preparato e disponibile.
Cari amici, questa storia ci insegna che tale procedura deve essere codificata, verificandone la legittimità e opportunità, attraverso un ordine del giorno da sottoporre al voto del Consiglio comunale, certo di intercettare il parere positivo della maggioranza dell’Assise civica di Pescara”.


