Pescara. Poliziotto aggredito da un detenuto nel carcere di Pescara. Ieri un detenuto del carcere di Pescara si è avvicinato al poliziotto che stava aprendo il cancello della I Sezione Penale, pretendendo di andare all’Ufficio Matricola. Poiché ciò non è possibile se il soggetto non è autorizzato ed accompagnato, gli ha comunicato il diniego ed il detenuto, per tutta risposta, lo ha improvvisamente e proditoriamente colpito con una violenta testata al viso, tanto da rendersi necessario il successivo accompagnamento del collega all’ospedale, dove gli sono accertate lesioni a quattro/cinque denti”.
“Sembra davvero che ogni preteso, anche il più e stupido, venga strumentalizzato dalla frangia violenta dei detenuti del carcere di Pescara per attaccare proditoriamente il personale di Polizia Penitenziaria in servizio. E il SAPPE dice basta a questo gioco al massacro, che coinvolge non solo i responsabili materiali della aggressioni ma anche le Autorità istituzionali che avrebbero il dovere di intervenire e non lo fanno”, dichiara Giuseppe Ninu, segretario regionale del primo e più rappresentativo Sindacato dei Baschi Azzurri.
“Dove sono ora i garantisti che rivendicano ad ogni piè sospinto più diritti e più attenzione per i criminali ma si scordano sistematicamente dei servitori dello Stato, come gli Agenti di Polizia Penitenziaria e gli appartenenti alle Forze dell’Ordine, che ogni giorno rischiano la vita per la salvaguardia delle Istituzioni?”, si chiede provocatoriamente Ninu, che denuncia anche una “beffa” che coinvolge i poliziotti di Pescara; “sotto organico di circa cinquanta unità, sono costretti a turni gravosi e raddoppiati. Ebbene, la beffa è che le ore di straordinario fatte fino ad oggi non sono state pagate per intero ma solo parzialmente: e questa è un’altra vergogna!”.
Il Segretario Generale del SAPPE Donato Capece stigmatizza il grave episodio ed esprime solidarietà al poliziotto coinvolto: “Con questo ulteriore grave evento critico sale vertiginosamente il numero dei poliziotti coinvolti da detenuti senza remore in fatti gravi. Esprimiamo la massima solidarietà e vicinanza a tutti i colleghi del Reparto di Pescara: ma quest’ultimo episodio deve far riflettere i vertici dell’Istituto e della Regione. Ci vuole una completa inversione di rotta nella gestione delle carceri, siamo in balia di questi facinorosi.
Facciamo appello anche alle autorità politiche regionali e locali: in carcere non ci sono solo detenuti, ma ci operano umili servitori dello Stato che attualmente si sentono abbandonati dalle Istituzioni… Abbiamo bisogno di personale, il rischio fa parte del nostro lavoro, ne siamo consapevoli, ma giocare al massacro con livelli di sicurezza che non permettono minimamente di tutelare l’incolumità dei lavoratori non è accettabile!”.
“La cosa più grave che emerge da questa giornata di follia”, aggiunge Capece, “è che nulla l’Amministrazione riesce a porre in essere per eliminare queste criticità. Tale situazione di immobilismo da parte dell’amministrazione penitenziaria sta mettendo a dura prova il lavoro della Polizia Penitenziaria, tanto che come SAPPE stiamo decidendo di dare vita a breve ad eclatanti azioni di protesta per manifestare il proprio disagio lavorativo”. Per questo, il leader del SAPPE “auspica in un celere intervento di questo Governo sulle continue aggressioni al personale oramai all’ordine del giorno”.
E si rivolge in particolare al Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Giovanni Russo: “Al Capo DAP Russo rinnoviamo l’invito ad incontrare il SAPPE per affrontare i temi che sono nella sua delega, cioè i detenuti, malati psichiatrici, riorganizzazione istituti, media sicurezza. Ma chiediamo anche l’immediata applicazione dell’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede restrizioni adatte a contenere soggetti violenti e pericolosi. Sarebbe opportuno dotare al più presto la Polizia Penitenziaria del taser o, comunque, di altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato”.
Per questo, il primo Sindacato della Polizia Penitenziaria non esclude clamorose forme di protesta dei poliziotti: “perché ormai il tempo delle interlocuzioni è finito: in questi ultimi anni ci siamo recati in ogni istituto di pena del Paese, per adulti e minori, abbiamo pazientemente ascoltato il personale, abbiamo scritto e riscritto alle varie Autorità competenti, ma ci rendiamo conto che chi di dovere non ha ancora intrapreso le iniziative che abbiamo richiesto e che ci aspettavamo”.