AbruzzoLive
No Result
View All Result
INVIA ARTICOLO
AbruzzoLive
No Result
View All Result
AbruzzoLive
No Result
View All Result

Delitto Yara Gambirasio: a 5 anni dalla condanna, i legali di Bossetti autorizzati ad accedere ai reperti della scena del crimine

Redazione Cronaca di Redazione Cronaca
5 Novembre 2023
A A
514
condivisioni
4k
letture
FacebookWhatsapp

Bergamo. “Il processo penale è regolato dal principio del contraddittorio nella formazione della prova.” Il pensiero torna a questa enunciazione dell’art. 111 della Costituzione nel dar conto di quanto riferito, nei giorni scorsi, dai giornali a proposito dei più recenti sviluppi del caso Yara Gambirasio, la giovane di Brembate di Sopra, scomparsa il 26 novembre 2010 e ritrovata assassinata il 26 febbraio 2011 e per il cui assassinio, il 12 ottobre 2018, è stato condannato in via definitiva all’ergastolo il muratore Massimo Giuseppe Bossetti.

Per la prima volta in aula

Dopo numerose e tormentate traversie procedurali, a cinque anni dalla sentenza definitiva, verranno finalmente mostrati in un’aula di giustizia – per la prima volta, sottolineano gli organi di stampa, tra cui Il Giorno – i reperti della scena del delitto: i leggins, gli slip, il giubbotto e la felpa che la vittima indossava quando i sui resti mortali sono stati rivenuti. Ed anche le 54 provette di quel Dna che, recuperato sui reperti dopo essere stato a lungo esposto agli agenti atmosferici, sarebbe stato ritenuto utile a fini investigativi, consentendo appunto l’identificazione e la condanna di Bossetti.

Teatri dialettali, applausi e partecipazione nelle frazioni di Roseto: gran finale con gli ultimi spettacoli

Teatri dialettali, applausi e partecipazione nelle frazioni di Roseto: gran finale con gli ultimi spettacoli

7 Agosto 2025
Deficit sanità in Abruzzo da 113 milioni di euro, a casa da domani 150 dipendenti Asl: cresce la preoccupazione

Asl 1 Avezzano-Sulmona-L’Aquila, è scontro sulla carenza di personale: botta e risposta tra Uil Sanità e Asl 1

7 Agosto 2025

Ricordiamo, infatti, che la traccia genetica mista, presente su leggins e slip, attribuita, all’esito delle analisi, a “Ignoto 1”, si sarebbe rivelata prova decisiva contro l’imputato. Ora, l’udienza, definita di “ostensione” dei reperti, è stata fissata per il 20 novembre, si celebrerà dinanzi alla Corte d’Assise di Bergamo e sarà presieduta dal giudice Donatella Nava.

Bossetti, i suoi avvocati, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, l’avvocato della famiglia Gambirasio e il pubblico ministero potranno assistere alle operazioni “di rimozione e riapposizione” dei sigilli affidate a un carabiniere e a un poliziotto. L’udienza sarà videoregistrata, vietate le fotografie.

Verso la revisione?

“Bossetti è contentissimo”, riferisce l’avvocato Salvagni. “Per la prima volta, nel suo processo si fa qualcosa che finora gli è stato negato. Fin dall’udienza preliminare, ormai circa nove anni fa, chiediamo che ci venga concesso l’accesso ai reperti.”

È stata necessaria una pronuncia della Suprema Corte di Cassazione, nel 2023, per rendere concreta l’autorizzazione già concessa, il 27 novembre 2019, di procedere all’osservazione “dal vivo” del materiale. Certo, l’obiettivo della difesa rimane quello di poter giungere, in futuro, a esaminare per la prima volta il materiale, alla ricerca di elementi potenzialmente utili per tentare la revisione del processo.

Quando tutto è iniziato

È venerdì 26 novembre 2010. Sono le 17,30 quando Yara Gambirasio, nata il 21 maggio 1997 e residente a Brembate di Sopra, si reca presso il centro sportivo dove prende lezioni di ginnastica ritmica. Secondo alcune testimonianze, si trattiene lì fino alle ore 18,40 circa. Poi, si perdono le sue tracce.

Sembra che le telecamere di sorveglianza del centro sportivo non siano funzionanti e, dunque, non consentirebbero di ricostruire i movimenti della ragazza. Alle 18,44 il telefono cellulare di Yara aggancia la cella di Ponte San Pietro, in via Adamello; alle 18,49 la cella di Mapello, a tre chilometri da Brembate di Sopra; alle 18,55, quella di Brembate di Sopra, in via Ruggeri. In seguito il segnale scompare.

Invocazioni e traduzioni

Domenica 5 dicembre 2010, a bordo di una nave diretta a Tangeri, viene fermato Mohammed Fikri. È un operaio marocchino 22enne, che lavora nel cantiere edile di Mapello dove i cosiddetti cani molecolari[1] sembrano aver rilevato l’ultima traccia di Yara. In una intercettazione telefonica, il giovane, parlando in arabo, sembra dire “Che Dio mi perdoni” il che, secondo uno scenario iniziale, potrebbe confermare il suo coinvolgimento nel delitto. Sennonché la frase pronunciata sarebbe stata tradotta in modo errato e il soggetto avrebbe detto in realtà: “Che Dio mi protegga”.

Quale che sia l’invocazione pronunciata, l’operaio è comunque in grado di dimostrare la propria estraneità ai fatti e che il viaggio a Tangeri era programmato da tempo.

Ritrovato il corpo di Yara

I resti mortali della giovane vengono rinvenuti, sembra in modo del tutto casuale, a tre mesi esatti dalla scomparsa della giovane, il 26 febbraio 2011. Il ritrovamento si deve a un aeromodellista: il corpo è in un campo di Chignolo d’Isola, circa dieci chilometri a sud-ovest di Brembate di Sopra. L’esame del cadavere rivela trauma cranico, numerosi colpi di spranga, una profonda ferita al collo e almeno sei ferite da arma da taglio. Assenti tracce di violenza carnale.

Si ipotizza che la morte possa essere sopraggiunta in un momento successivo all’aggressione, a causa del freddo e dell’indebolimento causato dalle lesioni.

“Ecco l’assassino”

16 giugno 2014: per l’omicidio viene arrestato Massimo Bossetti, 44 anni, muratore di Mapello, incensurato. I giornali riportano che il suo Dna nucleare risulterebbe sovrapponibile con quello del soggetto definito “Ignoto 1”, rilevato sugli indumenti intimi di Yara, nella zona attinta da arma da taglio. L’accusa ritiene che sia l’unico profilo genetico riconducibile all’autore dell’omicidio.[2]

L’annuncio dell’arresto si deve all’allora ministro dell’Interno Angelino Alfano. Nella nota diffusa dal ministero si legge che “Le Forze dell’Ordine, d’intesa con la Magistratura, hanno individuato l’assassino di Yara Gambirasio. Secondo quanto rilevato dal profilo genetico in possesso degli inquirenti, l’assassino della piccola Yara è una persona del luogo, dunque della Provincia di Bergamo. Nelle prossime ore, saranno forniti maggiori dettagli. Ringraziamo tutti, ognuno nel proprio ruolo, per l’impegno massimo, l’alta professionalità e la passione, investiti nella difficile ricerca di questo efferato assassino che, finalmente, non è più senza volto.”[3]

“Era intenzione della Procura mantenere il massimo riserbo”, è il commento degli inquirenti. “Questo anche a tutela dell’indagato in relazione al quale, secondo la Costituzione, esiste la presunzione di innocenza.”[4]

La replica di Alfano: “In un giorno di grandi successi non voglio fare polemiche. Non ho divulgato dettagli e non credo che il procuratore ce l’abbia con me. Piuttosto si dovrebbe chiedere chi ha inondato il nostro mondo dei mass media di informazioni e dettagli. Certamente non è stato il governo. L’opinione pubblica aveva diritto di sapere e di essere rassicurata e ha saputo.”[5] E, ancora, su Twitter: “La soluzione del caso di Yara Gambirasio è un grande risultato. Ovviamente la presunzione di innocenza vale per tutti.”[6]

“Ignoto 1”

A Bossetti si arriva all’esito di un lungo e complesso percorso investigativo e forense, che prende avvio con la scoperta che l’aplotipo[7] Y del Dna di “Ignoto 1” risulterebbe identico a quello del frequentatore di una discoteca sita nei pressi del luogo del ritrovamento di Yara (soggetto, estraneo ai fatti, tra i numerosi sottoposti a prelievo del Dna in una vasta indagine “screening”).

Da questi, mediante esame di vari soggetti del ramo familiare con profilo genetico via via più strettamente correlato, si giunge a identificare come padre di “Ignoto 1” Giuseppe Guerinoni, autista di autobus di Gorno, deceduto nel 1999. Da qui, si perviene poi a Ester Arzuffi, il cui Dna nucleare corrisponderebbe alla metà materna del profilo di “Ignoto 1”.

Sviluppo successivo, l’identificazione di una corrispondenza tra il Dna prelevato a Massimo Bossetti, uno dei due figli della Arzuffi, con quello rinvenuto sui resti di Yara. Queste le fasi dell’indagine così come riferite dai media.

L’accusa identifica dunque Bossetti come “Ignoto 1”. Ulteriore elemento a supporto dello scenario sarebbe costituito dal dato che le telecamere di sorveglianza della strada della palestra di Yara avrebbero filmato diversi passaggi del furgone di Bossetti proprio dinanzi al centro sportivo.

L’uomo si dichiara fin da subito innocente. Afferma di soffrire di epistassi e ipotizza che il Dna rinvenuto sui resti mortali possa provenire da alcuni suoi attrezzi, sporchi di sangue, che gli erano stati rubati. Da parte sua, la moglie dell’uomo ribadisce che, la sera del delitto, il marito era a casa con lei.

Dibattimento

Le indagini si chiudono ufficialmente il 26 febbraio 2015, la Procura di Bergamo chiede il rinvio a giudizio di Bossetti. Con l’udienza preliminare del 27 aprile 2015, si apre il processo di primo grado. L’accusa nei confronti del muratore: omicidio volontario aggravato e calunnia nei confronti di un collega. Il movente viene individuato “in un contesto di avances a sfondo sessuale”; non risulta chiaro se Yara sia salita volontariamente o meno sul furgone di Bossetti[8]. Il dibattimento si apre il 3 luglio[9].

La difesa cita 711 testimoni, sostenendo che Yara sia rimasta vittima di bullismo[10] o ponendo in correlazione il fatto con altri delitti verificatisi nella zona[11]. Sostiene che il Dna mitocondriale minoritario repertato sui resti di Yara apparterrebbe a un altro individuo, definito “Ignoto 2” e contesta l’identificazione di Bossetti con “Ignoto 1”, asserendo che le analisi sarebbero state effettuate su materiale contaminato. Chiede inoltre che si conduca un’indagine sugli intestatari dei numeri di telefono presenti nella rubrica del cellulare di Yara[12]. Messa in discussione anche l’asserita non ripetibilità del test del Dna, realizzata senza contradditorio con la difesa[13].

Il filmato delle polemiche

Al centro di polemiche il citato filmato che documenterebbe i passaggi del furgone di Bossetti davanti al centro sportivo frequentato da Yara. All’udienza del 30 ottobre 2015, il colonnello dei Ris Giampietro Lago riferisce infatti che lo stesso sarebbe stato creato, di concerto con la procura di Bergamo per “esigenze di stampa”.

Ne segue una querela da parte di Bossetti (false informazioni a pubblico ministero, falsa testimonianza, falsa perizia e diffamazione), archiviata. “Va osservato”, si legge nel provvedimento del Gip, “che i videogrammi corrispondono a immagini effettivamente riprese dagli apparecchi di sorveglianza. L’aver fatto realizzare e poi dare alla stampa per la diffusione un filmato con le predette immagini, montate in sequenza, non rappresenta, inoltre, una modalità idonea ad aumentare l’offensività della notizia già resa nota dell’arresto di Bossetti, per l’omicidio di Yara, sulla base di ben altre evidenze processuali.”[14]

Condanna

1º luglio 2016: la Corte d’Assise di Bergamo condanna Massimo Bossetti all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio e lo assolve dall’accusa di calunnia. Riconosciuta l’aggravante della crudeltà e revocata a Bossetti la responsabilità genitoriale sui tre figli. Disattesa la richiesta del Pubblico Ministero di disporre per sei mesi l’isolamento diurno del condannato.

Il processo d’appello inizia il 30 giugno 2017. La difesa esibisce, come nuova prova, una foto satellitare, sostenendo che il corpo della vittima sarebbe stato spostato e il Dna depositato sui resti di Yara molto dopo il delitto. Il 17 luglio 2017 la Corte d’Assise d’Appello di Brescia conferma la condanna inflitta in primo grado. Esito ribadito il 12 ottobre 2018, dalla Suprema Corte[15].

Criminalità organizzata e traffico di cocaina

Nel 2013, nel suo ZeroZeroZero, il giornalista Roberto Saviano ipotizza possibili legami tra l’omicidio di Yara, i cantieri edili del Bergamasco, la criminalità organizzata e il traffico di cocaina. Afferma che, nel 2011, il padre di Yara, il geometra Fulvio Gambirasio, lavorava per la Lopav, impresa edile di Ponte San Pietro, all’epoca era amministrata da Patrizio Locatelli, figlio di Pasquale Claudio Locatelli, imprenditore considerato coinvolto nel narcotraffico.

Secondo Saviano, Fulvio Gambirasio era stato testimone nell’ambito di un processo contro la famiglia Locatelli e l’omicidio della figlia avrebbe potuto costituire una ritorsione. Circostanza, questa, in seguito smentita: interrogato dalla P.M. Maria Cristina Rota, Gambirasio dichiara di non aver mai testimoniato contro Locatelli. Saviano viene quindi accusato di diffamazione nei confronti di Gambirasio e Locatelli, in un procedimento poi archiviato[16].

Nel 2016 Saviano torna a menzionare la circostanza, affermando di ritenere inquietante che, all’epoca del delitto, non si fosse indagato in quella direzione, atteso che la Lopav aveva un appalto proprio nel cantiere di Mapello in cui i cani molecolari impiegati nelle indagini avevano condotto gli investigatori[17].

Dopo la condanna

Nell’ottobre 2019 Massimo Bossetti invia una lettera a Vittorio Feltri, direttore di Libero, in cui ribadisce la sua estraneità al delitto e chiede sostegno. “In carcere a Bergamo”, scrive tra l’altro, “la pm e vari responsabili dell’organo penitenziario mi pressavano a confessare in continuazione un delitto proponendomi benefici. Come potevo confessare un delitto che non ho commesso?”

Parla di “un grave errore giudiziario” e chiede di “ripetere la prova del Dna”. “Grido dall’inizio di ripetere la prova del Dna e sono sicuro che Le verrebbe ogni ragionevole dubbio. Perché è stato commesso UN GRAVE ERRORE GIUDIZIARIO [in maiuscolo nella lettera, ndr]. Non sono io il colpevole […].”[18]

3 giugno 2021: dopo una decisione di segno diverso, la Corte d’Assise di Bergamo rigetta le istanze presentate dalla difesa di Bossetti in cui si chiedeva di poter rianalizzare i reperti delle indagini, confiscati dopo la sentenza definitiva, al fine di ricercare elementi potenzialmente utili a una revisione del processo. In particolare, l’interesse dei legali si focalizzava sui campioni di Dna anche se, in sede di dibattimento, si era sostenuto che la traccia decisiva, da cui era stato estratto il Dna di “Ignoto 1”, non sarebbe più risultata utilizzabile in quanto “definitivamente esaurita”.[19]

Dicembre 2022: la pm Letizia Ruggeri, che ha coordinato l’inchiesta sull’omicidio, viene indagata dal gip di Venezia per frode processuale o depistaggio in relazione allo spostamento delle menzionate 54 provette contenenti traccia biologica mista della vittima e di Bossetti, dal frigorifero dell’Ospedale San Raffaele di Milano all’ufficio Corpi di reato del tribunale di Bergamo. Secondo i difensori del condannato, il trasferimento, durato dodici giorni con riscaldamento dei campioni, originariamente conservati a –80 °C, avrebbe alterato il Dna, compromettendo ogni tentativo di ulteriori analisi[20].

E ora l’accesso ai reperti

19 mag 2023: “La prima sezione penale della Corte di Cassazione, in relazione al ricorso proposto da Massimo Bossetti, condannato in via definitiva per l’omicidio di Yara Gambirasio, ha annullato con rinvio l’ordinanza del 21 novembre scorso della Corte di assise di Bergamo, che, in sede di esecuzione, aveva negato alla difesa il diritto di accedere ai reperti confiscati ai fini dello svolgimento di indagini difensive in vista dell’eventuale revisione del processo.” È quanto si legge sul Giorno[21].

In seguito alla decisione emessa in camera di consiglio dagli “ermellini”, al termine di una discussione a porte chiuse, la Corte d’Assise di Bergamo dovrà quindi consentire alla difesa la ricognizione dei reperti, nei limiti già autorizzati in precedenti provvedimenti, stabilendo contestualmente le opportune cautele da adottare per garantirne l’integrità.

La prevista udienza, lo abbiamo detto all’inizio, si celebrerà il prossimo 20 novembre. In esito alla ricognizione, se la difesa avanzerà ulteriore specifica richiesta, la Corte d’Assise dovrà valutare la concreta possibilità di nuovi accertamenti tecnici e la loro non manifesta inutilità.

 

[1] Cani di particolari razze, il cui olfatto, particolarmente sviluppato, permette loro di percepire anche le più piccole particelle, le molecole appunto.

[2] Motivazioni della sentenza primo grado, Diritto Penale Contemporaneo, luglio 2016.

[3] https://www.interno.gov.it/it/stampa-e-comunicazione/comunicati-stampa/comunicati-stampa-raccolta-anni-precedenti/alfano-individuato-presunto-assassino-yara-gambirasio (consultato il 5 novembre 2023).

[4] https://www.repubblica.it/cronaca/2014/06/17/news/yara_procura_di_bergamo_contro_alfano_volevamo_mantenere_riserbo_il_ministro_si_chieda_chi_ha_dato_dettagli-89201147/ (consultato il 5 novembre 2023).

[5] Ibidem.

[6] Ibidem.

[7] Nell’uomo serie di alleli che si trovano in loci associati su un singolo cromosoma. È possibile seguire in una famiglia quali a. sono ereditati e stabilire quella che si definisce la fase di associazione. Gli alleli di loci associati vengono infatti ereditati insieme, a meno che non si verifichino eventi di crossing-over fra di essi durante la meiosi. Mediante il calcolo della frequenza di crossing-over si effettua l’analisi dell’associazione genica (ingl. linkage), espressione usata per quelle tecniche statistiche che rendono possibile il calcolo della distanza fra loci associati sullo stesso cromosoma (https://www.treccani.it/enciclopedia/aplotipo/, consultato il 5 novembre 2023).

[8] “Sui pantaloncini la prova che Yara salì sul furgone di Bossetti”, La Stampa, 17 febbraio 2015.

[9] “Omicidio Yara, Bossetti rinviato a giudizio”, La Stampa, 23 giugno 2015.

[10] A. Riva, “I legali di Massimo Bossetti: ‘Yara è stata uccisa da un branco di ragazzi’”, il Giornale, 26 giugno 2015.

[11] M. Valenza, “I legali di Bossetti: ‘L’omicidio di Yara legato ad altri due delitti’”, il Giornale, 1º luglio 2015.

[12] C. Abbate, “Yara, ‘L’assassino potrebbe essere un parente’”, Panorama, 10 febbraio 2015.

[13] “Yara, il test del dna può essere rifatto nel processo. La Procura: ‘Possibile il rito immediato’”, la Repubblica, 23 giugno 2014.

[14] https://bergamo.corriere.it/notizie/cronaca/16_dicembre_13/vere-immagini-furgone-archiviazione-il-capo-ris-la-querela-bossetti-bergamo-dc46c116-c110-11e6-ba45-25063c27d0aa.shtml (consultato il 5 novembre 2023).

[15] https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/10/12/yara-gambirasio-la-cassazione-conferma-ergastolo-per-massimo-bossetti-fine-pena-mai-per-il-muratore-di-mapello/4688938/amp/ (consultato il 5 novembre 2023).

[16] A. Di Landro, “Il papà di Yara smentisce Saviano: ‘Mai testimoniato contro Locatelli’”, Corriere della Sera – Bergamo, 21 maggio 2014; “Yara e il ‘legame con la Lopav’. Per Saviano chiesta l’archiviazione, “L’Eco di Bergamo”, 21 maggio 2014; https://www.ilsussidiario.net/news/cronaca/2019/1/11/omicidio-yara-gambirasio-locatelli-ezio-denti-ancora-dubbi-su-azienda-del-figlio-del-narcotrafficante/1833911/ (consultato il 5 novembre 2023).

[17] L. De Montis, Yara, l’accusa di Saviano: “Perché non hanno indagato in quella direzione?”, il Giornale, 23 novembre 2016.

[18] https://www.today.it/cronaca/bossetti-feltri-alfano-lettera.html (consultato il 5 novembre 2023).

[19] G. Ubbiali, “Caso Yara, la Corte nega ai legali di Bossetti l’accesso ai reperti”, Corriere della Sera, 3 giugno 2021.

[20] “Caso Yara, la pm Letizia Ruggeri indagata a Venezia: ‘Depistaggio sul Dna di Bossetti’. Il caso dei 54 reperti di Dna ‘rovinati’“, la Repubblica, 29 dicembre 2022.

[21] https://www.ilgiorno.it/bergamo/cronaca/yara-bossetti-cassazione-accesso-reperti-a8apfhtu (consultato il 5 novembre 2023).

Share206Send
  • Credits
  • Contatti
  • Privacy Policy
  • Cookie Policy
  • topscelte.it

© 2025 Live Communication

No Result
View All Result
  • AbruzzoLive, news e diretta Live dall Abruzzo
  • Acquistare Viagra Generico senza ricetta in farmacia online
  • Autori
    • Franco Santini
  • Contatti
  • Cookie Policy (UE)
  • Credits
  • Dichiarazione sulla Privacy (UE)
  • Footer Articolo
  • Guida vini 2020
  • Guida vini 2020-tp
  • Home Page
  • Lavora con noi, offerte di lavoro
  • Listino Elettorale 2024
  • Notizie del giorno
  • Podcast
  • Privacy Policy
  • Pubblicità
  • Territorio

© 2025 Live Communication