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Delitto Serena Mollicone: annullata l’assoluzione dei Mottola, le motivazioni della Cassazione

Luca Marrone di Luca Marrone
31 Maggio 2025
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Roma. Depositate le motivazioni della recente sentenza con cui la Suprema Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la pronuncia con cui la Corte d’Appello di Roma aveva assolto Franco Mottola, la moglie Annamaria e il figlio Marco dall’accusa di aver ucciso Serena Mollicone, la giovane rinvenuta senza vita il 3 giugno 2001 in un boschetto nei pressi di Arce, in provincia di Frosinone.

“Passaggi motivazionali contraddittori e incomprensibili”

Trentaquattro pagine di motivazioni, nelle quali i giudici della I sezione penale della Cassazione considerano tra l’altro, che la sentenza impugnata “ha puntualmente riportato le argomentazioni della sentenza della Corte di Assise di Cassino e le corrispondenti critiche degli appellanti (pubblico ministero e parti civili), ha anche dato atto della contrapposizione delle considerazioni delle parti in sede istruttoria, ha evidenziato alcune criticità, concludendo” per l’assoluzione “solo per il fatto che esse esistessero. Dando vita in più punti a passaggi motivazionali talmente contraddittori tra loro da risultare incomprensibili.”

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“La Corte di Assise di appello di Roma muove dalle osservazioni della prima Corte, secondo cui ‘numerosi elementi indiziari, costituenti dei tasselli fondamentali dell’impianto accusatorio del Pm, non sono sorretti da un sufficiente e convincente compendio probatorio’ e secondo cui ‘dalla stessa istruttoria dibattimentale sono emerse delle prove che si pongono in termini contrastanti rispetto alla ricostruzione dei fatti da parte della pubblica accusa’”, si legge nelle motivazioni. “Ma, pur richiamando questo passaggio della sentenza di primo grado, non conferma affatto la sussistenza di prove contrastanti rispetto a detta ricostruzione, affermando, anzi, in più punti che quest’ultima era del tutto plausibile; ciò nonostante, incomprensibilmente dichiara insufficienti gli indizi, senza spiegare se sia possibile una ricostruzione alternativa più convincente.”

Ragionevole dubbio

Ancora: “Se è vero che il giudice può pronunciare sentenza di condanna solo se l’imputato risulti colpevole al di là di ogni ragionevole dubbio, tuttavia è anche vero che lo stesso non può astenersi dal vagliare le eventuali incertezze manifestatesi per verificare se è possibile ricomporle in un quadro coerente e che solo se, all’esito di detta verifica, permangono dubbi, nel senso della possibilità di una spiegazione alternativa dei fatti, ha il dovere di assolvere l’imputato.”

Gli accertamenti tecnici

Non mancano riferimenti agli accertamenti tecnici valutati nel corso del giudizio di merito. In particolare, considera la Suprema Corte, gli esiti di quelli della Procura “sono ritenuti compatibili con la ricostruzione dell’accusa e gli accertamenti tecnici di controparte non in grado di smentirli, anzi a volte in grado di corroborarli. Eppure si condivide l’asserzione della Corte di Assise di Cassino secondo la quale i consulenti della difesa avrebbero prospettato ipotesi alternative. Anche sul punto vi è un’assoluta incoerenza nel ricostruire l’argomento posto a fondamento della motivazione.”

Una testimonianza trascurata

“La Corte di Assise di appello risulta avere totalmente trascurato altra fonte di prova assunta dinanzi a sé per la prima volta e fatta oggetto di approfondita valutazione nella memoria del procuratore generale”, continuano i magistrati della Cassazione, riferendosi alla “testimonianza di Iommi (Ramon, barbiere) che ha dichiarato che Marco Mottola era suo coetaneo e andava a farsi tagliare i capelli da lui, che allora stava iniziando a lavorare nel negozio di famiglia, aggiungendo che all’epoca” lo stesso Marco “aveva i capelli mesciati e che, immediatamente dopo il ritrovamento del cadavere di Serena e subito prima del funerale, se li era fatti tagliare, dicendo che i genitori gli avevano detto di far sparire le meche.” Testimonianza che potrebbe risultate significativa perché, prima del delitto, Carmine Belli – il carrozziere in precedenza accusato ingiustamente dell’omicidio di Serena e in seguito assolto in via definitiva – aveva riferito di aver visto la ragazza litigare con un giovane con i capelli biondi.

“Il ragionamento della Corte territoriale, ancora una volta, è assolutamente incoerente e contraddittorio da ricadere nuovamente nell’apparenza motivazionale, in quanto, pure a ritenere non grave e preciso l’indizio sulla lite che sarebbe avvenuta al bar Chioppetelle tra Marco e Serena, i dati analiticamente riportati e commentati dalla stessa Corte rendono assolutamente plausibile la sussistenza di un forte motivo di contrapposizione tra i due ragazzi.”

Giudizio di rinvio

“Le evidenziate apparenze o inesistenze motivazionali, a cominciare dalle conclusioni e con riguardo anche alla mancata assunzione della deposizione del maresciallo Tersigni e alla mancata acquisizione delle intercettazioni relative alla conversazione ambientale del 28 settembre 2008 e alla conversazione telefonica del 10 ottobre 2008 tra l’appuntato Venticinque e la Da Fonseca (di supporto alla verifica di attendibilità di Tuzi e di quest’ultima), impongono l’annullamento della sentenza impugnata e il rinvio per nuovo giudizio rispettoso dei principi di diritto sopra menzionati ad altra sezione della Corte di assise di appello di Roma”, ha concluso la Suprema Corte.

Il 15 luglio 2022 i giudici della Corte d’Assise di Cassino avevano assolto dai capi di accusa i cinque imputati di allora: in particolare, il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, il figlio Marco e la moglie Annamaria “per non aver commesso il fatto”: assolti perché il fatto non sussiste gli altri due carabinieri Vincenzo Quatrale (che era stato accusato di concorso nell’omicidio) e Francesco Suprano (accusato di favoreggiamento). Il 12 luglio 2024 la Corte d’Assise d’appello di Roma aveva confermato l’assoluzione. Per Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano, le sentenze di assoluzione sono divenute definitive nel novembre del 2024; relativamente a Franco, Marco e Anna Maria Mottola, l’11 marzo 2025 la Cassazione, in accoglimento del ricorso della Procura, ha annullato la sentenza di assoluzione, disponendo appunto un nuovo processo d’appello.

Tags: delitto di arceserena mollicone
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