Roma. “Sembrava che l’omicidio di Serena Mollicone desse fastidio. Santino Tuzi (morto suicida nell’aprile 2008 ndr) e Francesco Suprano non erano interessati alle indagini su Serena: era come se non volessero farle. Inoltre mi ero accorto che loro non volevano parlare della ragazza, mi dicevano: ‘sei solo tu che parli di questa cosa.'”
È quanto dichiarato, nel corso dell’ultima udienza relativa all’omicidio di Serena Mollicone, tenutasi dinanzi alla Corte d’Assise d’Appello di Roma, dall’appuntato dei Carabinieri Ernesto Venticinque. Come riferisce Frosinone Today, questi, insieme al maresciallo Gaetano Evangelista, divenuto nel 2004 comandante della caserma di Arce, nel 2016 ha contribuito alla riapertura delle indagini sul delitto.
Menzionato, nelle dichiarazioni rilasciate, anche il padre di Serena, Guglielmo: “Parlava di poteri forti e dello spaccio di droga. È da lì che abbiamo capito che avremmo dovuto riaprire le indagini”, ha spiegato Venticinque “Abbiamo cominciato dalla droga e dal Cuore Matto, le amicizie di Serena, più andavamo avanti, più uscivano nuovi elementi. Fino ad arrivare dal dettaglio della porta della caserma”.
Ancora: “Quando iniziammo le indagini con il maresciallo Evangelista cominciammo a sentire i coetanei di Serena Mollicone, io cercavo di acquisire più informazioni possibili e il maresciallo Evangelista scriveva tutto.”
“A un certo punto”, sono ancora le parole dell’appuntato, “la dottoressa Perna mi disse: ‘da oggi in poi tutte le informazioni che acquisisci devi dirle direttamente a me perché tu acquisisci A e a me arriva Z.’”
Relativamente all’omicidio, avvenuto ad Arce nel giugno 2001, i giudici di primo grado hanno assolto i cinque imputati: il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, il figlio Marco, e la moglie Annamaria “per non aver commesso il fatto”. Assolti perché il fatto non sussiste anche gli altri due carabinieri Vincenzo Quatrale (accusato di concorso nell’omicidio) e Francesco Suprano (accusato di favoreggiamento).