Arce. Un delitto ancora senza giustizia. A distanza di più di vent’anni, non si è giunti, in sede processuale, ad accertare la verità sulla morte di Serena Mollicone, la studentessa diciottenne di Arce uccisa in circostanze tutt’ora avvolte nel mistero.
La giovane è scomparsa venerdì 1° giugno 2001, il suo cadavere è stato ritrovato due giorni dopo nel boschetto di Fonte Cupa, a pochi chilometri da Arce. Era in posizione supina, in mezzo agli arbusti, coperto con rami e fogliame, la testa avvolta in un sacchetto di plastica, mani e piedi legati con scotch e fil di ferro, naso e bocca avvolti da diversi giri di nastro adesivo, un’estesa ferita vicino all’occhio sinistro. Un delitto inquietante, un iter giudiziario lungo, problematico e controverso, finora approdato a delle assoluzioni, per la difficoltà di giungere a una conclusiva verità investigativa e giudiziaria, pure comprensibilmente e reiteratamente invocata, come dimostra la manifestazione “Serena Vive” tenutasi il 18 settembre proprio nella cittadina in provincia di Frosinone.
Una manifestazione che ha programmaticamente rifiutato malinconia e toni luttuosi, concepita e organizzata come una festa, con l’intervento di band musicali, artisti di strada, ballerini, attori e animatori, i cui contributi si sono alternati con quelli di giornalisti, criminologi, magistrati, associazioni anti violenza e familiari delle vittime di omicidio. Un modo originale e molto sentito, quindi, per mantenere desto l’interesse per il caso.
“Serena è due volte vittima, di omicidio e di giustizia negata”, ha dichiarato Luisa Regimenti, medico legale di parte civile, intervenuta all’evento, “perché in oltre vent’anni ancora non è stata messa la parola fine a questo terribile delitto”. La dottoressa Regimenti, fondatrice e presidente onorario della Rete europea delle donne, ha recentemente organizzato, presso il Parlamento europeo, il convegno “Io e te siamo pari”, nel corso del quale è stato appunto affrontato anche il delitto di Arce, ribadendo ancora una volta la necessità di ottenere, finalmente, giustizia per la giovane vittima. “Per questo, ho portato il caso in Europa: la cittadina europea Serena Mollicone e la sua famiglia meritano che questo drammatico caso superi i confini del nostro Paese”.