Pavia. Lo avevamo anticipato in un articolo pubblicato il 15 giugno scorso, riportando un passaggio del referto dell’autopsia sui resti mortali di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007, relativo alle ferite da taglio riscontrate sulle palpebre superiori della vittima, “una per lato, prevalentemente trasverse, che evocano una superficiale violenza con un mezzo dotato di un filo piuttosto tagliente e/o di una punta acuminata che abbia superficialmente strisciato sul tegumento palpebrale.”
Adesso, il dettaglio – a nostro avviso assai significativo per comprendere la vera natura dell’omicidio e a quanto pare finora trascurato dal punto di vista criminologico – viene ribadito dalla professoressa Luisa Regimenti, medico legale e docente presso l’Università Tor Vergata di Roma.
Intervistata dal settimanale Gente, la docente sostiene che l’uccisione di Chiara Poggi sarebbe giunta al termine di un lungo iter criminis che avrebbe coinvolto almeno due persone, con differenti armi.
Secondo Regimenti, l’arma ipotizzata finora, e mai peraltro recuperata, non risulterebbe compatibile con le ferite presenti sul corpo di Chiara, comprese le summenzionate lesioni agli occhi.
Il medico legale ipotizza che gli assassini sarebbero stati spinti da un feroce odio nei confronti della giovane, per una ragione non ancora emersa.
“È stata un’esecuzione brutale”, ipotizza la dottoressa Regimenti, “chiunque l’abbia uccisa la conosceva ed era animato da un odio cieco. Erano almeno due persone anche perché i colpi sono stati inferti in modo diverso.”
Con quali armi avrebbero agito gli aggressori? “Con un coltello svizzero Chiara è stata torturata mentre qualcuno la teneva immobilizzata sul divano. Le sono stati inflitti due tagli netti sulle palpebre, segno che aveva visto qualcosa che non avrebbe dovuto vedere. Poi è riuscita a scappare verso la porta ed è stata picchiata. Infine è stata colpita con un’ascia e un martello, che l’ha uccisa con forza notevole.”