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Delitto di Garlasco, dubbi sullo scontrino e rilievi antropometrici: l’indagine è a una svolta?

Luca Marrone di Luca Marrone
26 Ottobre 2025
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Pavia. Numerosi sviluppi, in questi giorni, relativamente alle nuove indagini sull’omicidio di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007. Il 24 ottobre, nelle prime ore del pomeriggio, l’attuale indagato, Andrea Sempio, amico di Marco, fratello della vittima, è stato sottoposto agli esami richiesti dalla antropologa forense Cristina Cattaneo, consulente della Procura di Pavia: in particolare, misurazioni dirette e tramite scanner 3D.

Nuovi rilievi e vecchi reperti

Da quanto è emerso, i tecnici hanno focalizzato l’attenzione sulla misurazione del piede: sul pavimento della villetta dei Poggi, teatro del cruento omicidio, è rimasta impressa l’impronta della suola con disegno a pallini, da taluni ritenuta riconducibile a una calzatura di marca Frau taglia 42, compatibile con quella di Alberto Stasi, fidanzato di Chiara, condannato in via definitiva per l’omicidio. In realtà, nel 2007, il Ris di Parma aveva indicato la misura in 27 centimetri, con un margine di tolleranza di un centimetro e non era stato possibile identificare con certezza la taglia, tra il 42 e il 44. Il che potrebbe, a distanza di tanti anni, rivestire una notevole importanza a livello investigativo, considerando che, all’epoca delle indagini espletate a ridosso del delitto, Sempio aveva dichiarato di portare appunto la misura 44.

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Da qui l’esigenza di effettuare tutti gli accertamenti necessari, con la massima accuratezza. Nell’ambito della consulenza in corso, si procederà altresì a confronti con le ferite inferte dall’omicida nonché a valutare la compatibilità tra l’impronta dattiloscopica 33 con l’impronta di calzatura su quello che è stato definito “scalino 0”, per comprendere se qualcuno potesse sostare su quest’ultimo e, con un movimento naturale, imprimere sul muro l’impronta 33. Ribadiamo, comunque, che detta impronta – di cui ci rimane solo un rilievo fotografico acquisito all’epoca dei fatti – non risulta caratterizzata dalla presenza di sangue: il fatto che sia stata slatentizzata (dunque,  resa visibile) tramite la ninidrina, dimostra che non potesse trattasi di una traccia insanguinata e, dunque, visibile. A dispetto dei continui riferimenti a essa nelle interminabili discussioni televisive e social che si soffermano su ogni aspetto del caso, l’utilità del reperto dal punto di vista investigativo continua quindi ad apparirci dubbia.

“Non sappiamo a cosa servirà questo accertamento svolto dalla professoressa Cattaneo”, ha dichiarato l’avvocata Angela Taccia a ridosso dei rilievi effettuati sul suo assistito il 24 ottobre. “Andrea Sempio, comunque, ha acconsentito spontaneamente a farsi prendere le misurazioni corporee. Avrebbe potuto anche rifiutarsi ma ha acconsentito, dimostrando piena collaborazione.” “Sono stati fatti dei rilievi antropometrici, dati oggettivi”, ha confermato l’avvocato Liborio Cataliotti, nuovo co-difensore dell’amico del fratello di Chiara Poggi, subentrato dopo la revoca del mandato al predecessore Massimo Lovati. L’avvocato Cataliotti è stato difensore di Wanna Marchi e della figlia Stefania Nobile all’epoca della truffa con il Mago Do Nascimento e di Davide Vannoni nella controversa vicenda del “metodo Stamina”. “Non si parla della realizzazione di una perizia o di una consulenza, il che è intuibile possa essere fatto, ma non era l’oggetto dei rilievi odierni. Il nostro perito di parte ha chiesto di partecipare, è stato debitamente autorizzato e ha, nel contraddittorio, partecipato a quei rilievi.”

“È stata un’attività lineare”, ha confermato uno dei nuovi consulenti tecnici di parte, l’ex poliziotto e criminalista Armando Palemgiani. “Andrea Sempio si è prestato totalmente ad un’attività lunghissima, quindi massima collaborazione in tutti i modi. Non cambia nulla, vedremo in seguito. Non sappiamo l’utilizzo finale dell’esame. Non abbiamo nulla da nascondere.”

Un nuovo consulente di parte

Nei giorni scorsi, il collegio difensivo di Sempio si arricchito con la nomina, come consulente, della genetista Marina Baldi. Ospite della trasmissione Chi l’ha visto?, ha raccontato un dettaglio inedito: avrebbe preso visione in precedenza i dati del Dna sui margini ungueali di Chiara Poggi, che la consulenza tecnica di Pasquale Linarello, richiesta dalla difesa di Alberto Stasi, ritiene di poter attribuire a Sempio.

La conduttrice del programma, Federica Sciarelli, ha chiesto a Baldi se il Dna in questione appartenga all’indagato: “Non lo so”, ha risposto la dottoressa Baldi, spiegando che “questo è il Dna che era sotto un dito della mano di Chiara, che mi fu sottoposto, senza dirmi cos’era, dal dottor Linarello, con cui all’epoca lavoravo.” La genetista ha aggiunto che, nella circostanza, le era stato chiesto se quel profilo incompleto risultasse interpretabile e lei aveva risposto affermativamente. I dati grezzi relativi al profilo saranno ora esaminati da una delle consulenze tecniche richiesta dalla Procura.

La dottoressa Baldi ha comunque precisato che, se un oggetto non viene pulito, un profilo genetico può rimanervi molto a lungo. È il caso, ad esempio, della tastiera e del mouse di un computer. Sempio, a quanto si dice frequentatore abituale di casa Poggi, potrebbe aver ripetutamente utilizzato il computer lì presente, giocando ai videogiochi insieme al fratello di Chiara.

Una possibilità prospettata, del resto, dalla stessa Baldi nel marzo 2025, quando la nuova indagine su Andrea Sempio ha preso avvio. “Non essendo particolarmente concentrato, niente ci toglie che potrebbe essere da trasferimento secondario come una tastiera o un mouse”, aveva dichiarato all’epoca. Aggiungendo: “Se fosse stato un Dna da difesa sarebbe stato molto più concentrato dato che è stato preso subito.”[1]

In una successiva intervista, pubblicata sul Giornale il 9 aprile 2025, la stessa esperta così si è espressa sul Dna in questione: “… se la nuova inchiesta si basa sulle tracce di Dna maschile recuperate dai margini ungueali di Chiara, elemento che peraltro era stato già valutato all’epoca delle prime indagini sul signor Sempio, non credo si possa arrivare a nuove conclusioni.”[2]

“Sono convinta che [Sempio] sia innocente”, ha quindi dichiarato nei giorni scorsi al quotidiano Il Giorno, “altrimenti non avrei assolutamente accettato l’incarico.”

La consulenza Linarello e quel che ne è seguito

Si è accennato alla consulenza tecnica del professor Pasquale Linarello, chiamato nel 2016 dai difensori di Alberto Stasi a riconsiderare gli esiti dell’esame del Dna presente sulle unghie di Chiara Poggi condotto, nel corso del cosiddetto Appello bis, dal collega Francesco De Stefano (l’esame in questione aveva richiesto l’impiego di tutte le trace disponibili). De Stefano, nel 2014, aveva concluso circa la non attribuibilità del cromosoma maschile Y rinvenuto attesa la sua esiguità e l’assenza di chiarezza. Per questo l’esperto aveva concluso che le ridotte tracce genetiche maschili esaminate fossero da associare a una contaminazione e non a un contatto diretto. Riconsiderando la relazione di De Stefano – non riesaminando le tracce genetiche, esaurite nel precedente lavoro – Linarello, nella relazione datata 9 dicembre 2016, era pervenuto a conclusioni opposte, ritenendo di poterle ricondurre ad Andrea Sempio. Il 23 dicembre 2016, questi era stato iscritto nel registro degli indagati, procedimento ben presto archiviato (e, sappiamo, sulle circostanze dell’archiviazione è attualmente in corso, presso la Procura di Brescia, un procedimento che vede l’allora procuratore generale, Mario Venditti, indagato per corruzione in atti giudiziari).

La difesa di Sempio, già da allora curata dall’avvocato Massimo Lovati, aveva quindi richiesto una consulenza tecnica al generale Luciano Garofano anch’essa, come quella di Linearello l’anno precedente, volta a riesaminare e rivalutare degli esiti cui era pervenuto De Stefano. Garofano aveva escluso la presenza del Dna di Sempio: “La quantificazione del DNA aveva dimostrato l’assenza di DNA maschile e […] aveva esibito il solo profilo della vittima. Pertanto, il materiale consegnato al prof. De Stefano […] risulta esclusivamente attribuibile alla sola Chiara.”

Garofano avrebbe dunque confutato la valutazione di Linerallo, pervenendo al convincimento che i profili trovati “non riuniscono alcun valore identificativo, né possono considerarsi minimamente utili per esami comparativi.”

Il 30 settembre 2025, il generale Garofano ha rinunciato all’incarico di consulente tecnico fino ad allora rivestito per la difesa di Sempio. Nel comunicato stampa diffuso a tal fine, si menziona anche la relazione tecnica in questione. “La relazione tecnica, datata 27 gennaio 2017, venne inviata a mezzo e-mail in pari data ai Difensori di Andrea Sempio, che ne apprezzarono il contenuto”, si legge nella nota, “e ad essa fece seguito l’emissione della fattura n. 15/2017 per gli onorari maturati, dell’importo di Euro 5000,00, oltre accessori di Legge.”

Nell’ambito del richiamato procedimento avviato alla Procura della Repubblica di Brescia, il 1 ottobre 2025, il Sostituto procuratore dott.ssa Claudia Moregola, firma un provvedimento nel quale chiede “di voler assumere a s.i. [sommarie informazioni, ndr] Garofano Luciano in ordine alla disponibilità delle relazioni del Ct  dott. Matteo Fabbri e del Ct dott. Pasquale Linarello di cui dà atto nella relazione datata 27.1.2017.”

Cosa è successo? Una verifica delle date avrebbe evidenziato che, all’epoca della relazione di Garofano, quella di Linarello avrebbe dovuto essere secretata. Come ne sarebbe dunque venuto a conoscenza il Generale? Per chiarezza, riportiamo la breve cronologia di quanto accaduto tra la conclusione della consulenza in questione e l’invio della relazione di Garofano agli avvocati di Sempio (dati forniti dalla trasmissione Ore 14 Sera, in onda su Rai Due):

9 dicembre 2016: il professor Linarello firma l’elaborato tecnico in cui, riesaminata la relazione De Stefano del 2014, ritiene di poter concludere circa la riconducibilità a Sempio delle tracce di Dna presenti sulle unghie di Chiara Poggi.

13 dicembre 2016: i difensori di Alberto Stasi presentano un esposto al Procuratore Generale di Milano, dottoressa Barbaini, che recepisce le conclusioni della consulenza Linarello.

19 dicembre 2016: la madre di Alberto Stasi presenta un esposto alla Questura di Milano, a sua volta fondato sulla predetta consulenza. Lo stesso giorno, i legali di Stasi convocano una conferenza stampa, annunciando gli esiti della relazione tecnica, senza ovviamente nominare Andrea Sempio.

20 dicembre 2016: il legale della famiglia Poggi, l’avvocato Tizzoni, inoltra richiesta di accesso agli atti per acquisire copia della relazione Linarello. In pari data, la dottoressa Barbaini invia gli atti alla Procura di Pavia ed a quella di Brescia.

23 dicembre 2016: il dottor Venditti della Procura di Pavia iscrive Andrea Sempio nel registro degli indagati.

29 dicembre 2016: l’avvocato Tizzoni viene autorizzato all’accesso agli atti dalla Corte d’Appello di Brescia.

11 gennaio 2017: l’avvocato Tizzoni ritira gli atti richiesti in precedenza.

13 gennaio 2017: il generale Garofano, consulente dei legali di Sempio, riceve gli atti via e-mail, a quanto da lui dichiarato proprio dalla difesa del giovane. Un programma televisivo mostra la relazione Linarello.

27 gennaio: Garofano invia la sua relazione tecnica ai difensori di Sempio.

“Non mi sono assolutamente chiesto quale fosse la provenienza della consulenza Linarello”, ha affermato il generale Garofano nel corso di una recente puntata nella trasmissione Quarto grado. “Io mi sono preoccupato di appurare quale fosse il Dna di Sempio con il prelievo del 30 dicembre 2016. Poi ho ricevuto, con una e-mail ufficiale – consegnata anche ai carabinieri – in cui il professor Soldani [uno degli avvocati di Sempio dell’epoca, ndr] mi trasmetteva la consulenza del prof. De Stefano e poi l’istanza degli avvocati di Stasi, Giarda e Bocellari, che conteneva la consulenza Linarello e quella Fabbri, e quindi il documento dell’agenzia investigativa SKP.”

“Io non mi sono chiesto nulla”, ha ribadito, “ho solo fatto il mio lavoro, perché [la consulenza Linarello] me l’hanno data gli avvocati.”

Ancora: “Io sono stato sentito dai Carabinieri di Milano due giorni dopo essermi dimesso dall’incarico per questioni tecniche. I Carabinieri mi hanno invitato a essere sentito come persona informata sui fatti e, siccome avevo voglia di chiarire tutto quello che già stava montando, ho deciso – mi sembra il 3 ottobre – di essere sentito e di chiarire la mia posizione alla luce del sole.”

Ancora sullo scontrino del parcheggio

Un altro elemento significativo della difesa di Sempio è costituito dallo scontrino del parcheggio di piazza Sant’Ambrogio a Vigevano datato 13 agosto 2007, ore 11,18 (orario fine sosta, quindi l’emissione sarebbe avvenuta alle 10,18). Che collocherebbe il giovane lontano dal luogo del delitto nel giorno e, presumibilmente, nell’ora del delitto, tanto da ingenerare in più di un osservatore dubbi sull’effettiva riconducibilità all’indagato del documento in questione. Le circostanze della consegna dello stesso agli investigatori, avvenuta il 4 ottobre 2008, sono note. Interrogato il 10 febbraio 2017 dai Pm Venditti e Pezzino, lo stesso Sempio aveva raccontato: “Quello scontrino è stato ritrovato da mio padre o mia madre sulla macchina qualche giorno dopo il fatto, quando io ero già stato sentito. Mia madre ha detto ‘per sicurezza teniamolo’, quindi i miei genitori hanno deciso di conservarlo. La seconda volta che sono stato sentito non avevo con me lo scontrino ma ho solo riferito ai Carabinieri che lo avevo, quindi sono stati loro a dirmi di andare a prenderlo. Mi sono quindi recato insieme a mio padre a casa dove l’ho preso e l’ho portato in caserma.”

È dei giorni scorsi la notizia che un presunto “supertestimone” – nella vicenda, appartenenti a tale categoria fenomenologica coniata dai media emergono ciclicamente – avrebbe fornito agli inquirenti elementi idonei a confutare irreversibile la “narrazione” di Sempio, permettendo di accertare la falsità dell’alibi legato al documento.

La replica del diretto interessato non si è fatta attendere. “Io non capisco neanche come mai abbia destato così tanti sospetti. Non è che io sono l’unico che abbia portato qualcosa”, ha detto Sempio nel corso di una lunga intervista rilasciata a Chi l’ha visto?, confermando che lo scontrino è suo e rimarcando che, nel corso dell’indagine, varie persone interrogate hanno prodotto documentazione atta a comprovare le loro asserzioni.

Si è obiettato: se lo scontrino sembrerebbe attestare la presenza di Sempio a Vigevano, le celle telefoniche lo collocherebbero invece a Garlasco. Sempio: “I telefoni del tempo ti agganciavano a una cella solo se c’era un qualche tipo di interazione.” Nel caso di specie, le interazioni del suo telefono, riconducibili alle celle di Garlasco, si sarebbero registrate alle 9,58 (brevissima telefonata dell’indagato all’amico Mattia Capra) e alle 11,10 (ricezione di un messaggio da un altro amico). Tra le 9,58 e le 11,10, il giovane potrebbe dunque aver raggiunto Vigevano – parcheggiando in piazza Sant’Ambrogio alle 10,18 – e fatto ritorno a Garlasco? Era agosto inoltrato, il traffico era scarso, le due città distano circa 18 chilometri e Sempio si sarebbe trattenuto a Vigevano solo il tempo necessario per constatare che la libreria in cui intendeva recarsi era chiusa.

L’ipotesi Taormina ricorda qualcosa

“Qualcuno dica a Sempio di andare in Procura coi suoi ottimi avvocati a rendere interrogatorio. Stanno per arrestarlo perché questi magistrati stanno dentro a tunnel per le condotte investigative patologiche che hanno computo e stanno compiendo, annunciando colpi di teatro in continuazione rivelatisi ogni volta delle autentiche patacche.” È quanto scrive, in un post su Facebook, l’avvocato Carlo Taormina, da tempo interessato al caso di Galrasco e primo legale interpellato da Sempio per subentrare all’avvocato Lovati dopo la revoca del mandato a quest’ultimo.

“Ora non sanno più che fare e per placare l’opinione pubblica e per coprire le loro anomale operazioni, potrebbero, come spesso accade tentare la strada dell’arresto che è molto attesa dalla parte sanguinaria dell’opinione pubblica e salvarsi anche da possibili responsabilità che a Nordio sono state già sollecitate”, prosegue.

“Sempio vada in Procura e dica il vero e cioè che si è fatto un falso alibi perché non ne poteva più di stare sotto processo da innocente e non da assassino e che per la stessa ragione avrebbe corrotto Venditti o molto più plausibilmente ha dato i soldi agli avvocati che gli hanno fatto credere che li dovevano dare a Venditti.”

“Ai magistrati  dica che quella mattina stava a casa con Chiara e Stasi ha fatto irruzione perché sapeva del tradimento di Chiara e quindi intenzionalmente andò lì ed esplosero la rabbia e la gelosia che gli fecero assassinare Chiara davanti a Sempio o appena Sempio se ne uscì come vide entrare Stasi. Faccia presto, Sempio, perché altrimenti la prossima settimana non la finisce in libertà. A proposito, si tratta di un mio sogno lovatiano. O no?”

Dunque, l’invito rivolto a Sempio ad ammettere una ventilata relazione con Chiara per salvarsi dall’accusa di averla uccisa. Uno scenario che ci richiama alla mente quanto considerato dall’avvocato Lovati nel corso della prima intervista rilasciata a Fabrizio Corona per il suo Falsissimo. In quella circostanza, l’allora legale di Sempio, con toni e termini che non hanno mancato di suscitare le critiche del pubblico, ha fatto riferimento al caso Gambirasio, teorizzando una strategia processuale secondo la quale Massimo Bossetti avrebbe potuto a sua volta sottrarsi all’accusa di omicidio ammettendo una relazione con la vittima. Un consiglio che – alludendo a un’altra vicenda nel corso di un’esternazione televisiva singolarmente grottesca – Lovati ha inteso rivolgere all’attuale indagato? In ogni caso, come sappiamo, dopo tali dichiarazioni, Sempio ha deciso di revocare il mandato a Lovati, giustificando la sua scelta con il sussistere di divergenze sulla strategia difensiva da attuare. E lo stesso Taormina richiama, nel suo post, l’ex difensore di Sempio, parlando di un suo “sogno lovatiano”.

Lovati e la pista della Bozzola

Dopo le polemiche sollevate dalla richiamata, prima intervista rilasciata dall’avvocato Lovati a Corona, questi si è nuovamente presentato a casa dell’anziano avvocato, vestito da prete. “È una metafora del sogno di Jerry La Rana [personaggio fittizio associato proprio al legale, ndr]”, ha spiegato l’ex re dei paparazzi, “sono la reincarnazione del suo sogno sui mandanti dell’omicidio di Chiara Poggi.”

Evidente il riferimento alle dichiarazioni di Lovati, secondo cui la giovane sarebbe stata uccisa perché venuta a conoscenza di verità scomode su presunti traffici e interazioni criminali a ridosso del Santuario della Bozzola. Scenario evocato anche da Flavius Alexa Savu, cittadino romeno da poco estradato dalla Svizzera, già condannato nel 2018 per una vicenda di estorsione a sfondo sessuale che ha visto coinvolto quattro anni prima proprio l’allora Rettore del Santuario, sacerdote ed esorcista.

Il trentanovenne Savu ha fatto ritorno nel nostro Paese lo scorso 16 ottobre ed è stato trasferito presso il penitenziario di Pavia. Durante il primo colloquio con il suo legale, l’avvocato Roberto Grittini, avrebbe fornito un racconto lineare e dettagliato relativamente all’asserita correlazione tra l’omicidio di Chiara Poggi e ciò che sarebbe accaduto all’ombra del Santuario.

“Ha fissato dei punti fermi”, ha spiegato Grittini al Giorno. “L’ho ascoltato a lungo, anche con qualche domanda trabocchetto. Ma il suo racconto è rimasto coerente. Mi ha lasciato un’impressione molto forte. È pronto a parlare con la magistratura e a raccontare tutto quello che sa.”

Allo scenario prospettato fa riferimento anche un manoscritto redatto dal nipote di Savu, Cleo Koludra Stefanescu, detenuto a Vigevano per omicidio, datato 28 maggio 2025. Nel testo, senza espliciti riferimento al delitto di Garlasco, si menziona “una ragazza che aveva raccontato di un grosso giro di pedofilia e di prostituzione intorno al santuario della Bozzola, gestito da un custode.” Stefanescu ha condiviso la cella con lo zio e, nelle loro conversazioni, questi avrebbe più volte accennato a un “segreto indicibile”.

La Procura di Pavia starebbe valutando l’opportunità di sentire formalmente Savu per verificare la fondatezza delle sue asserzioni.

“Svolta”?

Dalla riapertura delle indagini sull’omicidio di Garlasco, nel marzo scorso, una delle parole più ricorrenti nei titoli delle migliaia di articoli giornalistici che si sono occupati e si occupano del caso è “svolta”. “Siamo ad una svolta?”, si chiedono – spesso enfaticamente e retoricamente – i cronisti da mesi. Al di là degli espedienti per catturare l’attenzione del lettore fin dal titolo di un pezzo, ci auguriamo che, in effetti, prima o poi una svolta si registri davvero. Perché il rischio è che, a furia di “svolte”, ci si ritrovi sempre allo stesso punto.

[1] https://www.ilmessaggero.it/italia/delitto_garlasco_chiara_poggi_dna_contatto_ferita_genetista_marina_baldi_cosa_ha_detto_chi_l_ha_visto_stasera_in_tv-8725704.html (consultato il 25 ottobre 2025).

[2] https://www.ilgiornale.it/news/cronaca-nera/sempio-test-dna-sulle-unghie-chiara-vi-spiego-cosa-significa-2462066.html (consultato il 25 ottobre 2025).

Tags: Chiara PoggiDelitto di Garlasco
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