Pavia. Con riferimento al delitto di Garlasco e alla sua rappresentazione su giornali, televisioni e social non è insolito che si utilizzi l’espressione “circo mediatico”. Non certo una definizione lusinghiera: allude a eccessi nel proporre la vicenda sui mass media, nel trattarla con un approccio superficiale e sensazionalistico, teso a sollecitare reazioni viscerali e poco raziocinanti nel pubblico dei lettori-spettatori.
Ma riteniamo che il termine si presti anche a una ulteriore interpretazione, connessa con la precedente, che fa riferimento alla costante, insistente presenza, sui media, di individui incaricati di fornire la propria interpretazione dei vari sviluppi che si registrano, di operatori del settore veri o presunti che si confrontano (e, più spesso, si scontrano) nei salotti televisivi su ogni elemento cui i media riservano risalto.
Simili confronti, inutile illudersi, non consentono di acquisire una conoscenza davvero approfondita del caso in esame, permettono semmai a chi vi è coinvolto, di acquisire visibilità mediatica e, quando ne ricorrono le condizioni, di divenire un vero e proprio “personaggio”. È bene precisare, forse, che un simile processo di “trasformazione” nulla ha a che vedere con l’effettivo livello di preparazione e di competenza del soggetto, conseguendo piuttosto a “doti” innate di telegenia.
Ebbene, già da tempo, il “circo mediatico” di Garlasco ha oltrepassato quello che si suole definire punto di non ritorno. E, se possibile, nei giorni scorsi si è spinto anche oltre, coinvolgendo l’avvocato Massimo Lovati – già legale dell’attuale indagato per il delitto, Andrea Sempio – uno dei più ricercati protagonisti della vicenda che, a quanto pare, risulterebbe ampiamente provvisto delle predette doti di telegenia, in questo caso insolitamente associate a una solida preparazione professionale. Che, tuttavia, non gli ha permesso di sottrarsi alle conseguenze – mediatiche e non – di certe sue dichiarazioni che un esercito di “indignati speciali”, veri o per convenienza, ha definito assolutamente inappropriate, gravissime, esecrabili, etc.
“Ma rimane tra te e me”
Vale la pena passare brevemente in rassegna tali asserzioni e le circostanze in cui sono state pronunciate. Nel corso di un colloquio con Fabrizio Corona, il noto “ex re dei paparazzi”, responsabile del format Falsissimo, Lovati ha parlato – sembrerebbe, a ruota libera – di vari aspetti dell’inchiesta sul delitto di Chiara Poggi, dei magistrati attualmente impegnati a coordinarla, di Andrea Sempio, dell’attuale procedimento per corruzione in atti giudiziari che ha coinvolto il magistrato Mario Venditti all’epoca della prima indagine cui è stato sottoposto Sempio, senza peritarsi di proporre cenni teorici di strategia processuale riferiti al caso dell’omicidio di Yara Gambirasio, per il quale è stato condannato in via definitiva Massimo Bossetti. Vediamo.
Andrea Sempio
“Io con Sempio non voglio parlare”, ha detto Lovati a Corona, a proposito dell’indagato, all’epoca suo cliente. “Il giorno prima del ‘Fruttolo’ l’ho chiamato alle cinque del mattino, l’ho fatto venire in studio e gli ho detto: Andrea, vattene fuori dai cogl**ni almeno venti giorni, ti prendi le ferie.” Esortazione che risalirebbe a questa estate, il giorno prima che venissero effettuati nuovi accertamenti sui rifiuti presenti in casa Poggi al momento del delitto, verificatosi il 13 agosto 2007. “Avevano il Dna, il tampone salivare, col cotton-fioc. Sai, è un attimo”, ha aggiunto il legale, spiegando di aver temuto un tentativo di collocare tracce del suo allora assistito sulla scena del crimine. “Lì sei morto”, ha concluso.
Mario Venditti
“A me è simpatico. Io sono sempre stato un giocatore di ippica, di cavalli. L’ho conosciuto anche lì”, sono state poi le parole di Lovati a proposito dell’ex procuratore di Pavia, Mario Venditti, attualmente indagato per ipotizzata “corruzione in atti processuali” finalizzata a favorire l’archiviazione della prima indagine – relativa al delitto di Chiara Poggi – cui Sempio è stato sottoposto tra il 2006 e il 2007.
E, proprio con riferimento all’accusa di corruzione e dei soldi che si suppone i genitori di Sempio avrebbero raccolto e consegnato per scagionare il figlio? “I soldi li ho presi io”, ha spiegato Lovati, “una decina, una ventina di mila euro li ho presi.”
La nuova indagine sul delitto
A proposito dell’inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica di Pavia sull’omicidio di Chiara, parlando con Corona, Lovati ha sostenuto che “Napoleone [il titolare dell’inchiesta, ndr] da quello che mi hanno riferito, qualche talpone che ci ho anch’io, voleva chiedere l’archiviazione. Quell’altro invece, quello dell’Opus Dei, quel maledetto… Civardi.”
Sulla strategia difensiva del processo Gambirasio
Le più vivaci polemiche sono da porsi però in correlazione con un altro passaggio delle dichiarazioni di Lovati a Corona, quello in cui, con riferimento al caso di Yara Gambirasio, l’anziano avvocato ha affermato che, a suo dire, la difesa di Bossetti sarebbe stata erroneamente impostata “Io gli dicevo: io, Bossetti, sono l’amante di Yara Gambirasio, ci trovavamo tutte le settimane e scop***mo come due scimmie.” Si sarebbe, in tal modo, giustificato il Dna dell’uomo rinvenuto sui resti mortali della vittima. “Condannatemi per violenza sessuale con minorenne consenziente, non per omicidio. Io non l’ho uccisa. Vincevi il processo.”
Risponde la Procura
Risparmiamo al lettore le reazioni indignate dei commentatori, degli opinionisti, dei giornalisti, degli youtuber, etc. In questa sede, basti ricordare la singolare circostanza che, a titolo di replica in particolare alle dichiarazioni di Lovati relative alla nuova indagine sul delitto Poggi, la Procura della Repubblica di Pavia ha diramato un comunicato stampa in cui si precisa che: “il procedimento penale relativo alla vicenda dell’omicidio di Chiara Poggi ha avuto impulso con il deposito da parte della difesa della persona condannata, Alberto Stasi, di una relazione in materia di genetica forense a firma del Consulente Ugo Ricci, specialista in Genetica Medica presso l’Università di Careggi – Firenze con parere del professor Lutz Roever nel 2023, anno in cui Stefano Civardi svolgeva il proprio servizio presso la Procura della Repubblica di Milano.”
“Nel 2023 questa Procura della Repubblica di Pavia ha incaricato il Dipartimento di Genetica Forense dell’Università di Pavia (in persona dei Consulenti Tecnici Carlo Previderè e Pierangela Grignani) di svolgere accertamenti tecnici ripetibili”, prosegue il comunicato.
“In data 14 febbraio 2024 è stata depositata richiesta di riapertura indagini a firma del Procuratore, Dr. Fabio Napoleone, e dei Sostituti assegnatari Dr. Andrea Zanoncelli e Dott.ssa Valentina De Stefano. La coassegnazione del procedimento penale al Procuratore Aggiunto Stefano Civardi, insediatosi nell’Ufficio nel febbraio 2024, è avvenuta successivamente.”
“Ciò rilevato”, si legge infine nel comunicato stampa della Procura, “quanto affermato dall’avvocato Lovati, difensore di Andrea Sempio, risulta oggettivamente destituito di ogni fondamento.”
Guai disciplinari e giudiziari
Nelle stesse ore, si è diffusa la notizia che l’Ordine degli Avvocati di Pavia starebbe seguendo con “molta attenzione comportamenti e dichiarazioni” dell’avvocato Lovati, non escludendo richiami o un provvedimento a suo carico. Tale “attenzione” sarebbe peraltro precedente alle dichiarazioni rilasciate a Corona e avrebbe a oggetto anche altre asserzioni proposte dal legale a programmi televisivi e testate giornalistiche, idonee a suscitare polemiche.
È altresì emerso che Lovati è attualmente sottoposto a indagine in seguito a querela presentata dallo studio legale Giarda (gli avvocati Enrico e Fabio Giarda che, assieme al padre, ora scomparso, Angelo Giarda, hanno difeso per otto anni Alberto Stasi), in riferimento a dichiarazioni rese dal legale il 13 marzo scorso alla trasmissione Quarto grado. Secondo Lovati, l’indagine del 2017 nei confronti di Sempio sarebbe stata “frutto di una macchinazione della difesa Giarda”, o ancora “frutto di una macchinazione organizzata dagli investigatori dello studio degli avvocati difensori di Stasi che clandestinamente hanno prelevato il Dna a Sempio.”
Si parla inoltre di una ulteriore querela che potrebbe essere rivolta a Lovati dagli stessi titolari dello studio Giarda: in una sua dichiarazione a Falsissimo, il legale avrebbe posto in correlazione il defunto avvocato Angelo Giarda con la “massoneria bianca”.
Parola di Jerry la Rana
Massimo Lovati ha quindi cercato di chiarire l’episodio: “Corona è venuto lunedì, molto tardi, e mi ha proposto di fare un serial, un film. Mi ha detto: ‘Tu sei Jerry La Rana, perché hai questa pronuncia con la erre arrotata e sembri un personaggio dei cartoni animati.’ Mi dice di parlare a ruota libera, intanto mi versa da bere. L’importante, mi dice, è che io inframmezzi tutto con volgarità, che poi lui avrebbe tagliato. Lui mi ha tradito perché poi lo ha diffuso con altre finalità. Che poi cos’ho detto? Ho detto che l’ex Pm Mario Venditti giocava ai cavalli? In quel periodo andavo a San Siro, sono sempre stato appassionato di ippica, che problema c’è? Non so che cos’ho detto, a furia di bere.”
“È vero, ho peccato di grande ingenuità”, ha ammesso Lovati in un’intervista al Corriere della Sera. “In estate lui [Fabrizio Corona, ndr] mi aveva detto che voleva realizzare una serie televisiva con personaggi di fantasia. Mi diceva ‘adesso non vanno più di moda Fedez, la Ferragni, Belen, ma personaggi come te o De Rensis.’ Doveva essere una sorta di fiction con protagonista un certo ‘Jerry la rana’ nei panni di un avvocato senza scrupoli, sopra le righe, faccendiere, dedito all’alcol e al gioco d’azzardo.” “Non è che l’idea mi convincesse del tutto, ma ho detto proviamo.”
Ancora: “Abbiamo bevuto tanto, e lui mi faceva bere sempre più. Diceva: ‘Vai a ruota libera’, ‘di’ quello che vuoi’, ‘usa parole volgari perché quello era il personaggio’. ‘Tanto poi faccio taglia e cuci ed elimino i nomi’. E invece…” “Nella mia carriera ho avuto a che fare con ogni sorta di delinquente, ma non sono mai stato pugnalato alla schiena in questo modo e con questa cattiveria. Sono stato molto ingenuo, anche se ora non voglio accampare scuse.”
A proposito della sua esposizione mediatica, forse eccessiva anche prima dell’affaire Corona, nella medesima intervista l’anziano avvocato ha detto: “Non è stata una mia scelta. A un certo punto mi sono ritrovato in questo ingranaggio della tv. Se debbo essere sincero, io nemmeno mi piaccio. Ma mi chiamano sempre, dicono che funziono e la gente mi segue.” “È successo tutto in un modo strano. Improvvisamente mi sono ritrovato dentro questo turbinio senza accorgermene”, ha aggiunto. E, a proposito del suo rapporto con l’alcol: “È vero, io bevo. Ma sia chiaro: io l’alcol lo sopporto bene.”
“Tutte bugie”
Non si è fatta attendere la replica di Fabrizio Corona: “Jerry la Rana, per chi guarda Falsissimo, è un personaggio inventato. L’avvocata Taccia [l’altra legale di Sempio, ndr] è la tipa di Scooby Doo con gli occhiali”, ha spiegato. “Io non gli ho mai detto di Jerry la Rana, lui non lo sapeva. Ho partorito il personaggio in studio domenica mentre montavo e registravo la puntata. Lovati non sa nemmeno chi sia Jerry la Rana. Lui diceva che faceva un provino? Ma lui ha questo modo di provocare, in una maniera anche particolare, eclettica… è un uomo intelligente, anziano, sgamato, ma anche truffaldino. Si prende gioco delle televisioni, gode anche lui del suo egocentrismo di essere là, in Tv.”
“Non è vero che gli ho detto ‘ti propongo un film’, anche perché noi appena entriamo in casa andiamo in rec”, ha aggiunto. “Ti do tutto il filmato di sei ore, divertiti. Io faccio una chiacchiera, so dove portarlo e cerco di fare dei discorsi. Lui non va a braccio, risponde a un dialogo. Non era ubriaco, abbiamo bevuto mezza bottiglia di vino. Ne ho portata solo una buona, io ne ho bevuto un bicchiere, come il cameraman, e lui si è bevuto il resto. Di quello che ha detto in televisione non è vero assolutamente nulla. Sono tutte bugie: la serie tv, il provino…”
Revoca
Volendo tornare alle indagini sull’omicidio di Chiara Poggi – la “donna che muore ogni sera”, come recita l’efficace titolo di un articolo pubblicato una ventina di giorni fa sul Manifesto, lucida e amara riflessione sull’aberrante overdose di esposizione mediatica che caratterizza il caso – le esternazioni non proprio di basso profilo di Lovati non sono rimaste senza conseguenze.
Preannunciata, evocata, auspicata nei soliti salotti televisivi, sui giornali e sui social, è ben presto giunta la revoca del mandato da parte del suo assistito. E certi operatori dell’informazione che, fino a qualche giorno fa, non nascondevano i propri sospetti nei confronti dell’attuale indagato, si sono ora premurosamente augurati che “Andrea” possa finalmente trovare un avvocato che lo difenda come merita. Siamo sicuri che, tra i premurosi in questione, vi siano anche non pochi principi del Foro e aspiranti consulenti tecnici di parte, tutti desiderosi di assurgere alla fama mediatica come i prossimi difensori di Andrea Sempio.
Questi, da parte sua, in un videomessaggio al programma La vita in diretta, in onda su Rai Uno, ha spiegato che la revoca del mandato “È stata una decisione tutt’altro che presa a cuor leggero.” “Abbiamo avuto un incontro con l’avvocato in cui io speravo di appianare alcune divergenze, alcune idee diverse che avevamo sulla strategia difensiva”, ha aggiunto. “Purtroppo, questo non è stato possibile.”
“L’avvocato Lovati, secondo me, è sempre un grande penalista”, sono ancora le parole di Sempio. “È una persona per cui io ho tanta stima e tanto rispetto. Ha una sua visione, lui va dritto per la sua strada, non era possibile avere un altro tipo di dialogo con lui.”
Tale difficoltà di comunicazione avrebbe costituito “la ragione principale” che “ha portato alla separazione.” “L’aspetto mediatico, tutto quello che è successo negli ultimi tempi, è stato sì importante, ma non è nemmeno un terzo delle ragioni che ci hanno portato a dividerci.”
Asserzioni ribadite da Sempio in un successivo videomessaggio inviato a Dentro la notizia, trasmesso da Canale 5: “Ho profonda stima, rispetto e affetto per Lovati che mi ha accompagnato per anni. Non è stata una revoca a cuor leggero”, ha ripetuto.
Riaffermando inoltre la propria estraneità all’omicidio di Chiara Poggi, ha espresso un auspicio: “Spero che le autorità non si facciano traviare da tutte queste balle che stanno uscendo sui media. Io spero che tutto questo circo non vada a influenzare l’opinione delle persone che devono controllare, verificare. Spero che si riesca ad arrivare finalmente alla verità una volta per tutte.”
Dichiarazioni che ci inducono a ricollegarci a quanto considerato all’inizio: ormai le vicende giudiziarie sembrano affidate ai salotti televisivi più che alle aule dei tribunali, dove vi è il serio pericolo che giungano già “decise” da tronfi e non di rado incompetenti opinionisti.
È il circo mediatico, bellezza. Al quale, la stessa difesa di Sempio, ormai orfana dell’avvocato Lovati, ha annunciato che, a breve, entro il 17 ottobre, verrà resa nota l’identità del nuovo legale che integrerà il collegio difensivo. La suspense è dunque al massimo, il seguito nelle prossime puntate.