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Delitto di Garlasco, dai reperti nel fossato alle presunte voci su Sempio: spuntano nuovi “supertestimoni”?

Luca Marrone di Luca Marrone
2 Luglio 2025
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Pavia. L’indagine e la sua rappresentazione mediatica. Nell’ambito della nuova inchiesta sul delitto di Chiara Poggi avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007, a maggio scorso i giornali avevano riservato tutto il risalto possibile al dragaggio di un canale presso l’abitazione della nonna delle gemelle Paola e Stefania Cappa, cugine di Chiara Poggi, con contestuale rinvenimento di oggetti forse in correlazione con l’omicidio. Tramite le consuete approssimazioni successive che inevitabilmente mantengono su tutto una impenetrabile nebulosa di incertezza, si era parlato di un martello, di una mazzetta, di una piccozza, di un attizzatoio.

Adesso, contrordine. Martello, attizzatoio, mazzetta e piccozza sarebbero stati effettivamente trovati nel canale di cui sopra, in località Tromello, a breve distanza da Garlasco: ma tanto tempo fa, da un muratore egiziano. Il quale – manco a dirlo, subito gratificato dall’appellativo di “nuovo supertestimone” – li avrebbe recuperati, tenuti con sé, e oggi consegnati ai Carabinieri impegnati nel nuovo corso dell’indagine. Versione, questa, che risulterebbe confermata da più persone. Uno sviluppo certamente inatteso, proposto nel corso della trasmissione Ore 14 sera, in onda su Rai 2.

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I reperti in questione, per il momento, sarebbero solo ritenuti compatibili con l’omicidio di Chiara Poggi – per il quale è stato condannato il fidanzato Alberto Stasi ed è attualmente indagato Andrea Sempio, amico del fratello della vittima – e su di essi non sarebbero ancora state effettuate analisi forensi.

Resta il fatto che, a dispetto dell’ossessiva copertura giornalistica dispiegata, continuiamo a sapere ben poco della nuova indagine e dei suoi effettivi sviluppi. Con buona pace degli investigatori da salotto che, impegnati a pontificare senza posa su Internet, ritengono di poter palesare, su di essa, certezze granitiche non di rado destinate a rivelarsi prive di fondamento.

Nuovi incubi

“Ancora non sappiamo quali indizi concreti ci sono a carico del mio assistito. Questa inchiesta è inconsistente.” È quanto ha recentemente dichiarato al quotidiano La Provincia Pavese, l’avvocato Massimo Lovati, uno dei difensori dell’attuale indagato. Deplora che la “gogna mediatica” nei confronti del suo cliente abbia avuto pesanti ripercussioni: “Andrea Sempio ha già perso la casa, ora rischia di perdere anche il lavoro.”

Parla, l’avvocato Lovati, di “danni incalcolabili, e non mi riferisco certo a quelli economici per pagare avvocati e consulenti, che pure ci sono. Mi riferisco al rischio che gli resti attaccata addosso comunque l’etichetta del sospettato, di quello che ha qualcosa da nascondere, anche se l’indagine dovesse finire archiviata.” Del resto, le dinamiche del processo mediatico sono da tempo ben note alla letteratura specialistica che analizza i fenomeni psico-sociali correlati alle vicende giudiziarie. “La pressione in un caso come questo è insopportabile. Il proprietario di casa a Voghera ha detto che non era più opportuno rinnovargli il contratto, perché c’erano troppi giornalisti appostati”, ha spiegato Lovati. “Anche al lavoro non è un bel periodo. La gente è cattiva, sospettosa. Una indagine come questa può distruggere una persona.”

Per quanto riguarda le voci, circolate in questi giorni, circa un possibile testimone a carico di Sempio (un altro “supertestimone”, ça va sans dire): “Ho sentito questa voce anche io, ma non so nulla, non so se esiste davvero il testimone, che poi mi dicono essere forse una donna. Comunque come abbiamo affrontato l’incubo del ‘Fruttolo’, dove alla fine il Dna di Sempio non c’era, affronteremo anche questa.” L’avvocato si riferisce alla paventata possibilità che, sul recipiente dello yogurt rivenuto nella spazzatura presente in casa Poggi il giorno del delitto, gli investigatori potessero rivenire tracce genetiche dell’indagato, che peraltro non ha mai negato di frequentare l’abitazione della vittima.

Lovati ha espresso inoltre dubbi sulla possibilità che possano davvero emergere elementi significativi dai predetti oggetti recentemente consegnati ai Carabinieri dal muratore egiziano. E, a proposito del procedimento in corso, ha considerato: “Il capo di imputazione in cui viene contestato a Sempio il concorso con altri o con Stasi è un escamotage che non può stare in piedi. Se andiamo a giudizio con questo capo di imputazione l’accusa è nulla. Voglio proprio vedere che ne penserà il giudice.”

Un’amica d’infanzia

Alessia Villani è un’amica d’infanzia delle gemelle Paola e Stefania Cappa. È stata citata con le sole iniziali in un articolo dell’Unità del 22 agosto 2007. Che ne ha riportato la seguente dichiarazione: “Il giorno dell’omicidio ho ricevuto un messaggio da parte di Stefania che mi metteva al corrente della morte della cugina e diceva di essere distrutta. Così l’ho chiamata qualche ora dopo e lei era molto giù. Mi ha detto di aver visto Chiara l’ultima volta alle 11.”

“Sul momento non ci ho fatto molto caso”, prosegue la dichiarazione, “ma poi ho visto i telegiornali che spiegavano come quella fosse l’ora dell’omicidio. Sono sicura di quello che mi ha detto, ma magari si è soltanto confusa. Però è quello che mi ha detto. Se ho parlato con i Carabinieri? No, non ci sono andata, anche perché loro hanno i tabulati e se vogliono mi cercheranno.”

Lo scorso 30 giugno, la donna ha partecipato al programma Quarta Repubblica, in onda su Rete 4 e ha fatto riferimento proprio a quanto dichiarato diciotto anni fa.

“Io ricordo di essere stata intervistata, mi ricordo anche il negozio presso cui mi trovavo. Se a meno di dieci giorni dal delitto io affermo questa frase, vuol dire che lei mi ha detto questa frase, ovverosia ‘pensa che io l’ho vista questa mattina alle 11’.”

“Stefania Cappa mi telefonò proprio la sera del 13 agosto, quindi dopo il suo primo interrogatorio”, ha proseguito Alessia Villani. “Molto su di giri, agitata. In primis mi chiede se ho saputo di ciò che è accaduto a sua cugina, quindi io le rispondo ‘purtroppo sì’. E lei mi dice che è da tutto il giorno che è stata sotto interrogatorio, che quindi era distrutta, stanca morta e che le sembrava di vivere in un film. E poi mi parla delle ore 11, in riferimento a Chiara. Io avevo questo ‘ore 11’ che anche a distanza di diciotto anni mi balenava nella testa ripensando a quella telefonata. Non si sapeva bene come collocare. Non ricordavo più la frase intera riferita alle ore 11. Dato che non era ancora chiaro l’orario in cui Chiara venne uccisa, per me il fatto che lei potesse anche averla vista alle 11 non mi ha destato sospetto, perché dico ‘magari l’ha vista ed è stata uccisa dopo’. Ingenuamente non ho fatto un collegamento inquietante, cioè nel senso che potesse farmi avere dei dubbi su di lei.”

Ancora: “Io nella mia ingenuità dei miei ventitré anni comunque pensavo ‘stanno svolgendo le indagini, se stanno controllando le celle telefoniche, i tabulati, verrò chiamata e andrò dai Carabinieri’. Non sono mai stata contattata da nessuno in diciotto anni.”

“Conosco le gemelle Cappa dalla scuola materna”, ha proseguito Villani. “Dopo il primo anno di liceo linguistico io cambiai indirizzo e quindi i rapporti si diradarono. Però non ci perdemmo mai in quegli anni definitivamente. Telefonate, mi chiamavano o viceversa. Nel 2007 Stefania era stata lasciata a maggio, quindi soffriva molto, era frustrata, cercava supporto dappertutto. Anche nella cugina. Di sicuro in quegli anni non vi era una frequentazione attiva con Chiara Poggi.”

“Eravamo talmente sempre unite insieme che ci chiamavano le tre gemelle”, ha evidenziato. Non è mancato un cenno al fotomontaggio realizzato da Paola e Stefania, che le ritraeva accanto a Chiara. “Non mi stupì”, ha detto, “rientrava nella loro personalità, magari apparire un pochino più superficiali o meno empatiche. Frasi del tipo ‘sono molto addolorata per la perdita di mia cugina’, io non ne ricordo. Io non ricordo le volte in cui incontrai Stefania prima del delitto che mai lei mi parlò né di Chiara e né di Alberto Stasi. Alla luce di tutto quello che sta emergendo oggi, stona quella frase sulle 11. Io Stefania l’ho sempre conosciuta come una persona, nel positivo e nel negativo, spontanea. Se lei se ne uscì con questa esternazione per me era genuina. Magari l’orario era un altro e lei mi disse le 11.”

La giustizia e il dubbio

“Da marzo siamo stati catapultati in una situazione perfino peggiore di quella di diciotto anni fa.” Sono le parole di Rita Preda, la madre di Chiara Poggi, che ha rilasciato con il marito Giuseppe Poggi un’intervista a Selvaggia Lucarelli, pubblicata sul Fatto Quotidiano. “Stasi dice che vuole giustizia per Chiara, non solo per sé. Ma sarebbe meglio che non la nominasse per niente, visto che già lo fa poco. Non lo dica perché non è vero.”

“Sento dire ‘povera mamma di Stasi con suo figlio in carcere da innocente’”, ha aggiunto Giuseppe Poggi. “La mamma in questi dieci anni ha potuto parlare con suo figlio e a breve lo potrà abbracciare fuori dal carcere, i Poggi portano i fiori al cimitero. Avrei preferito che mia figlia finisse in carcere.” I genitori di Chiara replicano a chi sostiene che non considerano con favore la possibilità che le nuove indagini dimostrino l’innocenza di Stasi per timore di dover restituire il risarcimento ricevuto dal condannato. “Non abbiamo neanche chiesto tutto il risarcimento ma molto meno, noi non volevamo rovinare i signori Stasi”, considera Giuseppe Poggi. “A oggi abbiamo avuto circa la metà della cifra con cui abbiamo pagato avvocati e altro. E se dovremo restituire tutto lo faremo.” Rita Preda conclude: “Il resto è rateizzato, non lo vedremo mai da vivi, ma non ci importa.”

A proposito della notizia uscita giorni fa, secondo cui il fratello di Chiara, Marco, non sarebbe stato in vacanza in Trentino con i genitori il giorno del delitto: “Abbiamo dovuto consegnare alla tv delle foto che attestano come io e Marco quel giorno eravamo insieme in montagna con amici”, ha spiegato Giuseppe. “Ma non convincono neppure quelle. Anche se nel computer hanno data e ora, dicono che sono fotomontaggi.”

Sull’avvocato Lovati, ancora il papà di Chiara: “Noi in tv ci andiamo per difenderci dalle bugie che vengono dette. Per quando riguarda l’avvocato di Sempio, la sua strategia non mi piace. Il sogno, il sicario… Ho l’impressione che lui creda che se dice che Stasi è innocente, lascino in pace anche Sempio. La difesa di Stasi così non si accanisce contro Sempio. E poi di contro accusa Stasi di aver detto un sacco di bugie.”

Sull’ex maresciallo Marchetto che, all’epoca dei fatti, sosteneva che si dovessero percorrere altre piste investigative, oltre a quella incentrata su Stasi, e che è stato processato per favoreggiamento nei suoi confronti e falsa testimonianza: “Deve darci ancora dei soldi, ma lasciamo stare. Punta sulle gemelle [Cappa, ndr] dice sempre che bisogna indagare a trecentosessanta gradi… Per ora mi sembra che la Procura indaghi a centottanta. Sono andati a prendere Marco, sono andati a perquisire gli amici di mio figlio… Forse potrebbero sentire gli amici di Stasi.”

A proposito delle piste alternative: “Tutto per creare confusione, dicono che la Procura abbia qualcosa, magari che non sappiamo. Ma per noi la verità è quella stabilita dalla legge e sappiamo come si è arrivati alla condanna.”

Ripensando al processo Stasi e ai suoi sviluppi, tornano però alla mente anche le parole del Sostituto Procuratore Oscar Cedrangolo ai giudici della Cassazione: “Io non sono in grado di dire se Alberto Stasi è colpevole o innocente. E nemmeno voi.” Si tratta davvero di una condanna pronunciata, come richiede la legge, oltre ogni ragionevole dubbio? L’indagine in corso ne confermerà gli assunti o darà riscontro agli scenari alternativi che si stanno delineando?

Semilibertà confermata

E, a proposito di Alberto Stasi, la Corte di Cassazione ne ha confermata la semilibertà. La Procura Generale della Corte d’Appello di Milano si era recentemente opposta alla sentenza del Tribunale di Sorveglianza che aveva concesso maggiore libertà al condannato. Contestata, in particolare, l’ultima intervista rilasciata da Stasi al programma Le Iene, in onda su Italia 1. A quanto riporta Fanpage, secondo la sostituta Pg Valeria Marino, tale intervista sarebbe stata registrata durante un permesso familiare, in un lasso di tempo che dunque il condannato avrebbe dovuto interamente trascorrere con la famiglia. Dichiarazione di Giorgio Leggieri, Direttore della Casa Circondariale di Bollate, presso cui Stasi è detenuto: “L’intervista che il detenuto ha rilasciato alla trasmissione tv Le Iene, andata in onda il 30 marzo del 2025 è stata registrata durante il permesso premio in data 22 marzo 2025 e non si sono rilevate, pertanto, infrazione alle prescrizioni.”

Ora la semilibertà è stata dunque confermata dalla Suprema Corte e ora Stasi “non avrà più limiti rispetto ai percorsi. Si potrà muovere liberamente. Bisognerà capire con quali mezzi: sicuramente con i mezzi pubblici, ma se vorrà la macchina dovrà essere autorizzata. Avrà le prescrizioni classiche, come non portare armi e non parlare con pregiudicati.” Non potrà recarsi a Garlasco ma, del resto, “lui non vuole andare là comunque”, ha precisato a Fanpage l’avvocata Giada Bocellari, che assiste il giovane.

Tags: Chiara PoggiDelitto di Garlasco
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