Venezia. “Rinuncio all’appello”. È quanto avrebbe scritto in una lettera Filippo Turetta, condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, uccisa l’11 novembre 2023.
Un omicidio cruento, compiuto infliggendo alla giovane vittima settantacinque coltellate, che Turetta, tratto in arresto dopo un tentativo di fuga, aveva infine ammesso. La sentenza di condanna in primo grado, emessa il 3 dicembre 2024, aveva riconosciuto le aggravanti della premeditazione, del sequestro di persona e dell’occultamento di cadavere ed escluso quelle di stalking e crudeltà.
La decisione del condannato di rinunciare all’appello risulta sorprendente, anche considerando che i suoi difensori, gli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, hanno già impugnato la sentenza di condanna sostenendo, tra l’altro, l’insussistenza della premeditazione. La Procura di Venezia ha proposto a sua volta appello, chiedendo al contrario il riconoscimento delle predette aggravanti dello stalking e della crudeltà.
La lettera di Turetta parla di “sincero pentimento” e della volontà di non cercare sconti di pena. A quanto riportano gli organi di stampa, sembra che il giovane abbia raggiunto tale determinazione a causa del clima creatosi intorno a lui: pressione mediatica, minacce, l’aggressione in carcere da parte di un detenuto.
A ciò si aggiunga che il padre di Giulia, Gino Cecchettin, non ha accolto l’istanza per il percorso di giustizia ripartiva. “Non è il momento di parlarne”, ha dichiarato in proposito il genitore della vittima, “soprattutto a ridosso del processo d’appello e senza che ci siano state né le scuse né la richiesta di perdono, mi sembra strumentale.”
A meno che non si registrino ulteriori sviluppi, il giudizio di secondo grado si baserà dunque sulle sole richieste dell’accusa.