Modena. Una ulteriore perizia per analizzare i filmati delle telecamere di sorveglianza relativi alla notte tra il 17 e il 18 novembre 2022. La notte in cui è stata uccisa Alice Neri. Attinta da numerosi colpi di arma bianca, è stata collocata senza vita nel bagagliaio della sua auto, poi data alle fiamme. I filmati in questione mostrano proprio il passaggio dell’auto della vittima a ridosso del delitto.
È in corso il processo per l’omicidio della donna, che vede imputato il trentenne d’origine tunisina Mohamed Gaaloul. All’udienza di ieri, 18 dicembre, la presidente della Corte d’Assise, la dottoressa Ester Russo, ha appunto affidato a un ingegnere di Brescia l’incarico di ingrandire alcuni fotogrammi dei filmati acquisiti, nel tentativo di stabilire se alla guida della vettura vi fosse la vittima o Gaaloul.
È noto, infatti, che la notte del delitto, all’esterno dello Smart Cafè di Concordia, dove Alice aveva trascorso la serata con un collega di lavoro, l’attuale imputato le aveva chiesto un passaggio in auto.
Il nuovo esame dei filmati si focalizzerà in particolare su tre passaggi salienti: quello che mostra l’auto di Alice attraversare l’incrocio tra via per Vallata e via Rocca (ore 3.51); quello in cui, poco dopo, la medesima vettura torna verso Concordia; quello infine che immortala l’auto mentre svolta a destra, in via Griffona (ore 5.14).
Il nuovo esame, riporta il Resto del Carlino, si è reso necessario in seguito al sopralluogo effettuato dalla Corte d’Assise sulla scena del crimine lo scorso 11 dicembre. Qui, alla presenza degli avvocati, dei pubblici ministeri e di Gaaloul, scortato dalla Polizia penitenziaria, si è proceduto a ricostruire i movimenti della vittima e la dinamica degli eventi. L’imputato ha indicato ai presenti, nella circostanza, il punto in cui sarebbe sceso dall’auto della donna e quello, in prossimità di un casolare, in cui avrebbe trascorso la notte.
“Non è stato facile, sono passati due anni e non sono mai tornato in quel posto: quella sera avevo bevuto birra e fumato molte canne”, ha precisato il giovane tunisino. “Non ricordo al 100 per cento i luoghi in cui sono andato ma confermo che il posto che ho mostrato è quello in cui ho dormito. Quando mi sono svegliato al mattino presto ho visto un’auto bianca e una casa terremotata ma non ricordo di preciso dove.”
Acquisita anche la testimonianza di un amico dell’imputato, che ha confermato di aver acquistato da lui dell’hashish.
“L’attività ha permesso di confermare molti punti importanti per l’accusa”, è il commento degli avvocati della famiglia della vittima, Marco Pellegrini e Cosimo Zaccaria. “L’analisi del telefono della moglie dell’imputato e l’escussione di un testimone hanno dimostrato che Gaaloul non stava programmando alcuna partenza per l’estero, né è scappato per questioni legate al mondo degli stupefacenti. Inoltre, dalle fotografie presenti nella memoria del telefono, si è avuta ulteriore riprova che egli conoscesse perfettamente i camminamenti lungo i canali di Fossa, Concordia e Vallalta, percorso che si ipotizza abbia seguito per allontanarsi dal luogo del delitto.”
“Un’udienza positiva”, considera il difensore dell’imputato, l’avvocato Roberto Ghini, sostituito ieri dai colleghi Giulia Testa e Alessandro Morselli, “soprattutto per le dichiarazioni di un conoscente di Gaaloul, che ha ribadito come fosse sua intenzione da tempo allontanarsi per andare all’estero ma reputiamo ancora più decisiva la decisione della Corte d’Assise, che ha affidato incarico al perito per migliorare la qualità delle indagini riprese dalle telecamere del Comune. Abbiamo chiesto di poter indicare ulteriori filmati e ci è stato concesso. Siamo certi che da questi elementi emergerà che l’imputato ha detto la verità.”