L’Aquila. “La cultura stalinista di tagliare le teste e occupare le posizioni in maniera totalitaria appartiene al consigliere Paolucci e al suo partito e non al sottoscritto. Tutte le persone nominate dalla giunta D’Alfonso e dall’assessore Paolucci sono rimaste al loro posto fino alla scadenza dei loro contratti, senza alcuna caccia alle streghe. Nessuno è stato mandato via senza un giustificato motivo, le sostituzioni sono avvenute alla naturale decadenza dei contratti o in caso di dimissioni anticipate. Nel caso del dottor Mancini lo stesso è stato valutato da una commissione tecnica nominata da lui e sulla base di un contratto e obiettivi da lui fissati. Per quanto mi riguarda, dopo aver ricevuto da una commissione tecnica a norma di un contratto vigente un giudizio fortemente negativo, di insufficienza dei risultati raggiunti, la Giunta Regionale ha deliberato la decadenza automatica del Direttore Generale della Asl di Pescara quale atto dovuto. I tribunali hanno deciso diversamente, leggeremo con attenzione la sentenza e ci riserviamo di andare in Cassazione dopo aver compreso quale è il vulnus del loro giudizio.
Quello che è certo è che se c’è un assetato di potere e di poltrone, e che non perde occasione di urlare alla luna nella difesa delle posizioni che ha occupato sistematicamente, è proprio il consigliere Paolucci. Purtroppo non si rassegna all’idea molto democratica che quando uno perde le elezioni c’è qualcun altro al posto suo che ha il dovere e il diritto di fare le nomine”. Lo ha dichiarato il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio in merito alla sentenza della Corte d’Appello sull’ex direttore generale della Asl di Pescara.