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De Santis (Lega) replica a Di Pangrazio: parole cattive e fuori dal tempo, che tristezza

Federico Falcone di Federico Falcone
14 Gennaio 2021
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L’Aquila. Non si arresta la polemica al vetriolo che coinvolge l’asse politico Avezzano – L’Aquila. Nella giornata di ieri, durante il Consiglio comunale, il sindaco del capoluogo marsicano Gianni Di Pangrazio, ha rilanciato con gran vigore e determinazione l’obiettivo di restituire ad Avezzano una centralità maggiore nelle dinamiche geopolitiche del territorio. Al tempo stesso, però, non è mancato un attacco al capoluogo di Regione, definito “chiusa tra le mura, con la voglia di dirigere i territori e di mettere i tentacoli”, elogiando invece Pescara  che “fa alleanze per costruire e per svilupparsi”.

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Frasi, queste, che non sono andate giù a Pierluigi Biondi e a gran parte della politica aquilana. Nella serata di ieri la replica del primo cittadino aquilano. “Nel giorno del 106esimo anniversario del terremoto di Avezzano, un sindaco dovrebbe utilizzare parole che uniscono, e non che potrebbero dividere, due città che, con le giuste proporzioni, hanno vissuto la stessa tragedia. Parole di unità che andrebbero utilizzate tutti i giorni e non solo oggi”, ha dichiarato Biondi.

“Contro il campanilismo e il provincialismo, che partoriscono progetti scollegati, frazionati, inutili, non c’è niente da fare: nel trattare certe questioni manteniamo infatti la stessa visione anacronistica propria delle generazioni che ci hanno preceduto. Ma esse avevano qualche giustificazione, perché poco informate; noi, immersi nell’onda del progresso, nessuna. La globalizzazione poco ci ha insegnato. Uniti si è forti, ma visto che il messaggio non passa, proviamo allora con il buon vecchio motto dei moschettieri: “Uno per tutti e tutti per uno”, la nostra bellezza va candidata unita. L’Aquila e Avezzano, solo insieme si vince”.

Altre repliche alle parole di Di Pangrazio sono arrivate da Francesco De Santis, capogruppo della Lega al Consiglio comunale dell’Aquila, anche Consigliere provinciale. “Che triste leggere nel 2021 il sindaco di Avezzano denigrare la nostra L’Aquila con ragionamenti cattivi e fuori dal tempo. “Chiusa nelle mura”, scrive…ed è vero, è proprio così ! Noi siamo legati a queste nostre mura civiche, perché hanno resistito a secoli di assedi, distruzioni, terremoti, saccheggi. Mura dure come la pietra che le regge, forti come chi le ha costruite. Mura che per noi stanno a simboleggiare il dovere di preservarle e ammirarle, ricordandoci sempre cosa siamo stati nella storia. Un popolo fiero”.

“Proprio come fieri erano i marsicani, protagonisti di un passato (dimenticato) intriso di libertà fino al midollo. Questo sono gli aquilani, questo sono i marsicani, questo sono i peligni (terra dove si pensó per la prima volta ció che sarebbe stata l’Italia). Fieri protagonisti della storia degli Appennini. Ed è sconfortante leggere sindaci che si appellano al campanilismo “di sangue”. Siamo forti se restiamo uniti, contiamo qualcosa se restiamo uniti, scriviamo il nostro futuro se restiamo uniti. Ognuno con le sue diversità. Oggi poi è proprio il giorno del ricordo per tutti gli amici e i parenti marsicani: il ricordo di quel terremoto devastante che un secolo fa rase al suolo Avezzano. A tutti loro va l’abbraccio solido e caldo della nostra città. Basta campanilismo, basta retorica dell’odio dialettale. Voliamo più in alto… ”, ha concluso De Santis.
Anche Gianni Padovani, presidente AICS L’Aquila, prova a distendere i toni con dichiarazioni di inclusione e unità. ” Nel giorno del 106esimo anniversario del terremoto di Avezzano, un Sindaco dovrebbe utilizzare parole che uniscono, e non che potrebbero dividere, due città che, con le giuste proporzioni, hanno vissuto la stessa tragedia. Parole di unità che andrebbero utilizzate tutti i giorni e non solo oggi”, ha scritto. “Ma contro il campanilismo e il provincialismo, che partoriscono progetti scollegati, frazionati, inutili, non c’è niente da fare: nel trattare certe questioni manteniamo infatti la stessa visione anacronistica propria delle generazioni che ci hanno preceduto”.
“Ma esse avevano qualche giustificazione, perché poco informate; noi, immersi nell’onda del progresso, nessuna. La globalizzazione poco ci ha insegnato. Uniti si è forti, ma visto che il messaggio non passa, proviamo allora con il buon vecchio motto dei moschettieri: “Uno per tutti e tutti per uno”, la nostra bellezza va candidata unita. L’Aquila e Avezzano, solo insieme si vince”.
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