Pescara. “Le persone di 15 anni e più che in Abruzzo hanno svolto almeno un’ora di lavoro retribuito, nei primi tre mesi del 2018, sono 501 mila: un’occupazione che, rispetto al I trimestre dell’anno scorso, è incrementata di 37 mila occupati ma, in termini assoluti e non considerando la qualità precaria dei rapporti di lavoro, mancano ancora all’appello 14 mila posti per ritornare ai valori pre-crisi”, commenta così il Segretario della CISL AbruzzoMolise, Leo Malandra i dati pubblicati dall’Istat durante la conferenza stampa alla presenza del professore Giuseppe Mauro, Ordinario di Politica Economica presso la Facoltà di Economia della Università D’Annunzio di Pescara-Chieti. “Il tasso di occupazione”, ha spiegato, “ha raggiunto il 58,1% recuperando più di 4 punti percentuali rispetto al I dell’anno scorso,ma sempre distante al valore del 2008, dove era pari al 59,5%. L’incremento occupazionale si concentra nell’agricoltura e nell’attività dei servizi, ma non nel commercio, negli alberghi e nella ristorazione. Anche l’industria in senso stretto e le costruzioni, in questo primo trimestre, mostrano una ripresa. Questa tendenza positiva dei settori produttivi non ha comunque riportato ai valori del 2008. Sono 60 mila i disoccupati, ossia coloro che tra i 15 e 74 anni si sonomossi a cercare lavoro. Un numero ancora elevato. Il tasso di disoccupazione è diminuito nel I trimestre 2018,ma rimane tuttavia ben sopra i livelli pre-crisi (6,8%)”.
“La ripresa occupazionale è legata essenzialmente all’aumento dei contratti a tempo determinato come ci segnala l’Inps dall’Osservatorio al Precariato. Un’occupazione che, purtroppo, non è di qualità e non è stabile soprattutto per la mancanza di incentivi, nazionali e regionali, che creerebbero posti di lavoro aggiuntivi a tempo indeterminato”, osserva il Segretario Generale della CISL, “il tessuto produttivo abruzzese sta risentendo ancora degli effetti della crisi, nonostante il valore dei prodotti esportati sia aumentato del 7,0% ed abbia recuperato il gap rispetto al 2008. Restiamo con un territorio poco competitivo e quindi scarsamente attrattivo per gli investimenti di nuova imprenditoria. Ne è prova il tasso di crescita delle imprese rilevato dalle Camere di commercio abruzzesi che continua ad avere un segno negativo, superiore anche alla media italiana. In Abruzzo abbiamo un sistema economico produttivo a macchia di leopardo con poche grandi e medie imprese e una miriade di piccole e piccolissime imprese (anche artigiane), quelle che esportano e quelle che hanno difficoltà non solo ad entrare nel mercato estero ma anche a rimanere nel mercato interno, le poche grandi e medie aziende che puntano all’innovazione e alle ricerca, e la stragrande maggioranza di quelle piccole e artigiane che non fanno innovazione e ricerca, sono sottocapitalizzate e sottodimensionate e che, ricordiamolo, rappresentano comunque oltre l’85% del nostro sistema produttivo e che non possono essere lasciate senza sostegno pubblico dalla politica”, esamina Malandra nell’approfondire i vari dati elaborati dall’Ufficio Studi della CISL. “La lieve crescita economica e produttiva registrata è imputabile solo agli sforzi dell’apparto produttivo delle grandi imprese ed agli investimenti da queste operati. Gli investimenti pubblici sono ancora solo sulla carta degli strumenti di programmazione messi in campo dalla politica, ma in larga parte ancora non operativi e cantierati”.