Pescara. “L’Abruzzo del Pastificio De Cecco, dell’azienda Rustichella, della Pasta Del Verde e dei Fratelli De Luca non può tollerare una gabella a stelle e strisce del 107 per cento, sulla quale il Governo Meloni non sta spendendo una parola di biasimo né di semplice contrarietà”, afferma l’onorevole Luciano D’Alfonso.
“Quel dazio è un attacco al Made in Italy, al Ministro Urso e al Ministro Lollobrigida: una ghigliottina che rischia di far cadere la testa del nostro intero sistema agroalimentare, con ripercussioni immaginabili su aziende, posti di lavoro, costi di produzione e potere d’acquisto delle famiglie”, prosegue D’Alfonso.
“In tempi di guerra i bambini si sfamavano con latte in polvere sciolto con acqua, zucchero, pane raffermo e pasta: uno dei simboli di quell’export abruzzese di cui tanto ci vantiamo, ma che dobbiamo soprattutto al coraggio di imprenditori lungimiranti che hanno saputo rischiare e investire”, aggiunge l’onorevole.
“Oggi, mentre la guerra torna a farsi sentire come un’eco vicina che vediamo soprattutto attraverso gli schermi televisivi, il dazio sulla pasta italiana ha aperto un conflitto rovinoso che si ripercuoterà sulla storia economica, sulla socialità e sulla tradizione gastronomica della dieta mediterranea, una tipicità irrinunciabile e parte fondamentale della nostra cultura”, dichiara D’Alfonso.
“Il dato numerico ci dice che la gabella trumpiana andrà a compromettere un mercato da oltre 900 milioni di euro, favorendo le imitazioni — come già accaduto ad altri prodotti, come il parmigiano reggiano — e le delocalizzazioni, minando la credibilità e la reputazione della pasta italiana nel mondo”, sottolinea il parlamentare abruzzese.
“Chiediamo al Governo Meloni di avere il coraggio di opporsi all’ingiustificata volontà di quel governo che definisce ‘amico’, e di difendere l’italianità che in Abruzzo ha una forza produttiva specifica e ben definita”, continua D’Alfonso.
“La politica di promozione del Made in Italy non può ridursi all’istituzione di un liceo, all’organizzazione di quattro sagre o a una targhetta dorata da apporre sulla porta di un Ministero: ha bisogno di concretezza e di atti”, rimarca l’onorevole.
“Altri Paesi europei stanno assumendo posizioni forti, rigorose, determinate. L’Italia deve difendere la propria produzione strategica e irrinunciabile”, conclude Luciano D’Alfonso.



