Ancona. “La gestione dei beni demaniali dev’essere fruttuosa, generando una competizione tra progetti contrattuali con oneri a carico di chi pretende di assumere la gestione di quel bene demaniale. Dobbiamo organizzare la vedibilità e rinvenibilità dei risultati che devono essere moltiplicativi, ed è questa la base da cui ripartire quale efficace risposta ai bandi determinati dalla Direttiva Bolkestein. A stretto giro di posta terremo a Pescara un’iniziativa per far capire che è necessario attivare i bandi per la gestione dei beni demaniali marittimi, bandi di gara come non solo come pretende l’Europa ma come anche l’ordinamento italiano deve assolutamente riconoscere, valorizzando le precedenti esperienze e facendo in modo che i bandi tengano conto della realtà. Il ‘caso’ Seastock a Trieste, con l’azienda abruzzese Walter Tosto che si è aggiudicata la gestione dell’area ex Depositi Costieri nel porto fino al 2060, producendo opere nell’interesse collettivo, è un riferimento, che è stato approfondito dal magistrato della Corte dei Conti Giovanni Cirillo autore del parere in materia di sfruttamento dei beni demaniali in concessione.
I risultati emersi nel corso del convegno ospitato nel Teatro delle Muse di Ancona hanno permesso di accendere più di una luce su una tematica assolutamente stringente, che riguarda innanzitutto le nostre portualità, quella abruzzese come quella marchigiana, ma interessa anche le nostre coste, oggetto di un dibattito di assoluta rilevanza sotto l’aspetto economico appartenendo a una tipicità tutta italiana. Ho voluto dunque riunire allo stesso tavolo magistrati, imprenditori, Associazioni di categoria e figure istituzionali e ministeriali per aprire il dibattito che insieme porteremo avanti per giungere alla definizione di una progettualità comune.
Ho voluto mettere a tema i beni demaniali che oggi rilevano tre volte di meno di quanto rilevi la raccolta del gioco pubblico attraverso le scommesse. Nel 1991 un operatore delle ferrovie, Lorenzo Necci, disse che non sono le aree ferrate d’oro, ma d’oro sono le aree portuali, purché non vengano tenute in frigorifero. Il dottor Cirillo ha un’idea cooperativa della gestione dei beni demaniali, e osservando il cammino istruttorio dei beni demaniali portuali rileva un’ottima pratica che è iniziata e conclusa, appunto il caso Seastock. Pensiamo che in Italia c’è invece una pratica che va avanti da 112 anni non conclusa, la sdemanializzazione delle terre di Chioggia, perché nessuno si assume la responsabilità di stabilire il valore di quelle aree. Ma l’Abruzzo è la terra di Ranelletti che ci dice che i beni demaniali vanno scongelati, sono risorsa corrente, al pari delle risorse di conio a condizione che venga messa in esercizio contrattuale, generando una competizione tra progetti contrattuali con oneri a carico di chi pretende di assumere la gestione di quel bene demaniale. Quello che l’Istituzione deve saper organizzare è il controllo e la regolazione. Dobbiamo organizzare la vedibilità e rinvenibilità dei risultati, produrre risultati moltiplicativi, essere fruttuosi. Partendo da questa consapevolezza facciamo bandi veritieri sul modello di Trieste che ha generato la verità di investimento e la firma di un contratto.
Sul tema sono intervenuti durante il convegno, che ha visto la presenza del sindaco di Ancona Daniele Silvetti, Marzia Mazzoni, Sustainability Manager Seastock srl, che ha sottolineato come il dibattito sulla gestione dei beni demaniali si intreccia con quello sulla sostenibilità ambientale, tutela interesse pubblico, sicurezza energetica; i beni demaniali appartengono a tutti noi, e rappresentano anche le fondamenta materiali si cui deve nascere il benessere collettivo, le nostre coste definiscono l’identità nazionale e le infrastrutture permettono la crescita. I porti sono i luoghi in cui si può misurare la civiltà che li ospita e oggi esistono esempi straordinari di gestione dei beni demaniali catalizzatori di sviluppo e un ponte per sviluppo più sostenibile. Il caso di successo Seastock deve diventare patrimonio di tutti, dev’essere chiaro che non è un’utopia ma necessità concreta e realizzabile.
Il dottor Cirillo, parlando del proprio parere, ha spiegato come i 21 milioni di euro di investimento di Seastock rappresentano il primo caso verificato sul campo in cui abbiamo una realtà, un esperimento pilota sul porto di Trieste, che collega l’esperienza con i possibili benefici che ne possono derivare in termini di esportazione. Il consiglio che possiamo dare al legislatore è di procedere nella forma della legge quadro, con una riforma che proceda a seguito di intesa con le Regioni in sede di conferenza di servizio e autonomie locali, conduca a un collegamento non solo della tematica delle autorità portuali ma di tutti i ponti di confluenza, con un collegamento diretto con la pianificazione territoriale, con il piano dei trasporti, tenendo conto degli aspetti occupazionali, dell’energia verde, della spinta verso forme di energia che non siano inquinanti, e il rispetto del cambiamento climatico. Cinque aspetti da tenere presenti insieme all’interno di un unico contesto normativo per avere una disciplina uniforme, rispetto alle 23-24 autorità portuali oggi esistenti. Va predisposta una legge quadro che tenga costantemente presenti il diritto di insistenza e la prelazione consentita al concessionario precedente
Strategico l’intervento del Direttore Generale per i porti, la logistica e l’intermodalità del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Donato LIGUORI, che sta componendo un piano di investimenti su tutti i porti italiani con riguardo al porto Ancona e Trieste e che sta spingendo sul Governo, là dove è possibile, affinchè si apra a chi ha voglia di fare investimenti, a sinergie con l’energia di fonti private, di investimenti buoni, che siano valorizzati con atteggiamenti che rispettino i tempi e diano certezze agli investitori.
Il Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centrale Vincenzo Garofalo ha annunciato che parlando di Bolkestein si sta collaborando con criteri oggettivi per esaltare le imprenditorialità, perché la concorrenzialità si calcola sul beneficio che generano gli investimenti, non sull’aspetto economico. La concessione di un bene demaniale è da sempre un partneriato tra pubblico e privato. Le infrastrutture si possono fare con partneriato pubblico-privato che consenta la concorrenzialità.
Ora porteremo a Pescara tutta l’esperienza documentale e conoscitiva emersa nell’appuntamento di Ancona per iniziare a lavorare sui bandi per la gestione dei beni demaniali marittimi, puntando sulla velocità di pensiero, rapidità di stesura e concretezza di conclusione”.
Il convegno ha visto la presenza anche della professoressa Marta Cerioni associata di Diritto pubblico; Giacomo Fossataro Direttore generale della Walter Tosto Spa; Raffaele Zanon Presidente di Confimi Industria; Salvatore Minervino, Segretario generale dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centrale; il Procuratore aggiunto della Procura della Repubblica di Ancona Valentina D’Agostino; e del Presidente Aggiunto della Corte dei Conti Tommaso Miele.