L’Aquila. Nelle ultime quattro legislature regionali, dal 2000 a oggi, l’Abruzzo si è ritrovato con il proprio presidente della Giunta coinvolto come indagato in vicende giudiziarie, anche se quasi mai concluse con una colpevolezza accertata. Senza dimenticare che prima ancora, nel 1992, in piena era Tangentopoli, sempre in Abruzzo, fu arrestato il presidente, Rocco Salini (deceduto nel 2016), con tutti i suoi otto assessori, poi assolti. Salini fu condannato in via definitiva ma dichiarato innocente dall’accusa principale di abuso d’ufficio.
La sequenza è cominciata nel 2000 con l’elezione alla presidenza di Giovanni Pace. L’esponente di centrodestra è stato sottoposto a indagini, e assolto, quando aveva già finito il mandato, nell’ambito dell’inchiesta della procura di Pescara divenuta famosa come ‘Sanitopoli’, nella quale a fare più scalpore è stato l’arresto del suo successore di centrosinistra, Ottaviano Del Turco, eletto nel 2005 e costretto alle dimissioni. Per quest’ultimo, lo scorso dicembre, la Corte di Cassazione ha annullato parte della condanna di Appello e disposto un nuovo processo in cui i giudici di Perugia dovranno rivedere la pena inflitta poco più di un anno fa in secondo grado. Nel 2008, alle elezioni anticipate, è stato eletto Gianni Chiodi, di centrodestra, e quasi alla fine della sua presidenza, nel 2014, è entrato nel lungo elenco di 25 consiglieri e assessori indagati dalla procura pescarese per lo scandalo ‘Rimborsopoli’, finito poi in una serie di archiviazioni e assoluzioni, tra cui la sua. Ora è indagato il presidente attuale, Luciano D’Alfonso, già uscito negli anni scorsi scagionato da una serie di inchieste.
Il governatore dell’Abruzzo, Luciano D’Alfonso, indagato per corruzione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio, ha 51 anni. E’ laureato in Scienze politiche e in Filosofia. Inizia la propria militanza politica tra i giovani della Democrazia Cristiana. Segue tutta la trafila dell’area di centrosinistra degli ex Dc: dal Partito Popolare alla Margherita fino al Partito Democratico. A 30 anni diventa il più giovane presidente di Provincia italiano, alla guida del comprensorio pescarese. Nel 2000 è eletto nel Consiglio regionale abruzzese e nel 2003 diventa sindaco di Pescara. Nel 2007 diventa il primo segretario regionale del Pd in Abruzzo. Un anno dopo ottiene il secondo mandato come sindaco di Pescara, ma il 15 dicembre dello stesso anno finisce agli arresti domiciliari nell’ambito dell’ inchiesta Housework, che lo vede sotto accusa per tangenti e scambio di favori con alcuni imprenditori locali. Nel 2013 il tribunale di Pescara lo assolve da tutte le accuse del processo Housework, con formula piena, per non aver commesso il fatto. Per D’Alfonso è il momento del rilancio: stravince le primarie del centrosinistra e il 26 maggio 2014 è eletto governatore con il 46,3% dei voti. Viene coinvolto anche in altre inchieste giudiziarie, come quella che culmina nel processo MareMonti, sulla strada fantasma di Penne (Pescara), costata 22 milioni di euro ma bloccata a 4 mesi dall’avvio dei lavori per l’invasione di un’area protetta. Il processo è ancora in corso ma la maggior parte dei reati è andata in prescrizione e restano in piedi solo alcuni illeciti amministrativi. Nel 2011 D’Alfonso finisce nel mirino della procura dell’Aquila nell’ambito dell’inchiesta CaligolaEcosfera e anche in questo caso è assolto con formula piena.