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Da Nemi a Castellafiume, a caccia dei segreti sotterranei degli antichi acquedotti romani (foto)

Francesco Proia di Francesco Proia
29 Luglio 2021
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Castellafiume. In passato parlammo già del “traforetto” dell’Arunzio (articolo disponibile qui) con cui gli antichi romani fecero di fatto le prove generali per il successivo scavo dell’emissario sotterraneo del Fucino. Ma nei giorni scorsi il “traforetto” è tornato al centro dell’attenzione grazie ai ricercatori di “Sotterranei di Roma”, che percorrendo interamente il “traforetto” dell’Arunzio, tra Castellafiume e Capistrello, hanno compiuto una suggestiva comparazione storica. L’autorevole associazione di speleo archeologia della capitale è impegnata da anni nello studio degli antichi acquedotti romani e in particolare dell’emissario del lago di Nemi.

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Il condotto per regolare il livello del bacino dei Castelli Romani, risalente al periodo tra il VI e il IV secolo a.C. e lungo 1.653 metri, ha evidenziato delle interessanti peculiarità nel controllo dell’orientamento del tunnel (realizzato con due soli pozzi direzionali esterni, con l’avanzamento simultaneo dai due fronti opposti) e nelle ingegnose tecniche di scavo per affrontare rocce molto resistenti. Il “traforetto” dell’Arunzio, datato invece tra il 41 e il 54 d.C. e lungo 2.075 metri, a partire dallo scavo “cieco” del condotto ha mostrato delle interessanti similitudini con quello di Nemi. Per questo i ricercatori di “Sotterranei di Roma” hanno avviato una comparazione delle caratteristiche morfologiche e delle sezioni dei tunnel, con l’analisi dei segni lasciati dai “fossores” nel loro duro lavoro di scavo. Ciò consentirà di mettere a confronto le tecniche e vagliare le diverse ipotesi che sono state avanzate in merito al ricorso a strumentazioni particolari che avrebbero reso più veloce ed efficiente l’avanzamento.

Nell’ambito della stessa campagna di ricerca, sarà approfondito lo studio dei molteplici simboli che sono stati incisi in origine sulle pareti dei condotti, che fino ad oggi non hanno trovato una spiegazione univoca ed esaustiva. In particolare si cercherà di vagliare le possibili somiglianze che sono emerse ad un primo esame, pur considerando i circa cinque secoli trascorsi tra le due opere. Al di là del tempo trascorso, però, potrebbero emergere degli affascinanti legami tra gli antichi acquedotti sotterranei del Lazio e dell’Abruzzo, culminati nella straordinaria opera dell’emissario del Fucino. Di seguito la galleria fotografica completa della spedizione:

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