“Fortuna ha voluto che, seppur in netto ritardo rispetto a quanto richiesto proprio dalla Uil ,il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha attuato quella politica di mobilitazione in altri istituti di pena di decine di detenuti non affetti da covid. Questo consentirà il recupero di spazi idonei a separare i detenuti positivi da quelli negativi, unica capace di ridurre se non di arrestare del tutto il contagio. Molti sono ancora i detenuti positivi mentre si attestano a ben 12 i casi covid tra gli agenti.
Ed è proprio a loro che va il mio pensiero. Turni sovraumani stanno minando sempre più la loro capacità di sopportazione e la loro resilienza al problema creatosi. Quello che non si deve assolutamente fare è che ci si dimentichi che è soprattutto attraverso il loro innato senso del dovere che si è evitato di scrivere una pagina ancora più nera rispetto a quella già scritta. Il Dipartimento non può e non deve assolutamente non considerare questo. L’auspicio è quello di vedere trasformare in atti amministrativi, concedendo loro un encomio solenne(non appena sarà possibile), ciò che con gli occhi del vice capo dipartimento Roberto Tartaglia ha potuto constatare. Il fatto che il Dap abbia inviato un contingente del Gruppo operativo mobile ci ha fatto capire che l’idea di venire incontro alle esigenze di compensazione delle energie profuse da un personale quasi del tutto ultracinquantenne e con trent’anni di servizio sulle spalle, ha avuto una sua materializzazione. Tuttavia qualcosa in più andrebbe fatto se non si vuole che si arrivi al collasso vero e proprio”, dichiara Mauro Nardella.
“La Uil ha chiesto un rinforzo degli organici attraverso l’invio di un altro contingente Gom o, in alternativa, di altro personale in missione. Contestualmente sempre la Uil ha chiesto l’utilizzo della scuola di Formazione dell’amministrazione penitenziaria di Fonte d’amore. Il tutto affinché sia il contingente Gom attualmente all’opera che quello che, ci auspichiamo, arrivi presto trovino la giusta ospitalità vivendo i loro giorni di permanenza in terra peligna in una struttura ricettiva capace di accoglierli secondo i requisiti previsti sia in materia di missioni che di rispetto dei protocolli Covid.
Requisiti che da sola la direzione del penitenziario non può, malgrado si stia sforzando di tenere testa all’emergenza, umanamente garantire. Male non sarebbe, a tal proposito, se la Scuola di formazione dell’Amministrazione penitenziaria di Sulmona se ne facesse capo contribuendo anch’essa, con i propri mezzi, a rendere meno pesante una situazione che non ci dobbiamo scordare stanno vivendo poliziotti penitenziari e non personale estraneo all’Amministrazione penitenziaria”.