Pescara. È ancora Pescara la località con più nuovi casi di coronavirus in Abruzzo. Sono ben 113 quelli accertati nelle ultime ore, uno dei dati più alti degli ultimi mesi, vicino a quello registrato giovedì (115). I contagi salgono ad oltre 200 se si considera l’area metropolitana, e cioè anche Montesilvano (62) e Spoltore (30). Arrivano addirittura a 303 considerando l’intera provincia, uno dei dati più alti di sempre.
Neppure il 14 novembre, quando l’Abruzzo registrò il record di 939 casi in un giorno, il valore del Pescarese fu così alto. Solo a Pescara città la media dell’ultima settimana è di oltre 65 contagi al giorno. La provincia, con i numeri odierni, supera i diecimila casi complessivi e arriva 10.167 dall’inizio dell’emergenza del 2020.
Dopo il Pescarese, con numeri comunque inferiori, c’è il Chietino (+103), seguito dal Teramano (72) e dall’Aquilano (46).
Pescara e provincia, a lungo considerate il territorio più colpito del centro Sud Italia nella fase primaverile dell’emergenza, tutto sommato avevano retto bene la seconda ondata, che invece aveva martoriato le aree interne. Da alcune settimane, però, nell’area metropolitana Pescara Chieti e, più in generale, sulla costa, il virus sta circolando rapidamente. All’origine della diffusione del contagio potrebbe esserci anche la variante inglese: gli esperti stimano che sia all’origine del 40% dei casi recenti emersi a Pescara e del 50% di quelli di Chieti.
La relazione odierna della Asl di Pescara ci dipinge uno scenario che richiede “estrema attenzione” e, quindi: “provvedimenti sanitari di prevenzione adottati in urgenza al fine del contenimento della diffusione virale da Sars CoV2”.
“In particolare, nell’ambito del generale aumento della popolazione risultata positiva al contagio Sars CoV2 dal 1 gennaio al 4 febbraio 2021, i dati rilevati a carico dei soggetti ricompresi nella fascia di età 0-12 nello stesso periodo di osservazione, sono dimostrativi di un trend in progressiva crescita, con un numero percentuale di tamponi molecolari SARS CoV2 positivi che aumentano dal 4% al 14% nello stesso periodo”.
“Quindi, i dati epidemiologici attuali e dianzi rappresentati”, conclude la Asl, “consigliano l’adozione di un provvedimento sanitario d’urgenza, che possa ridurre i momenti di contagio dei soggetti minori ricompresi nella fascia di età 0-12 anni, con esclusione della fascia di età 0-3 anni, non interessata dal fenomeno descritto”.