L’Aquila. Una mancanza di socialità obbligata dalla pandemia e un oggettivo aumento di utilizzo della tecnologia, come possibile causa di problemi non solo sociali ma anche oculistici. “Tra i giovani che fanno un uso ormai massiccio di smartphone, tablet, computer, anche in conseguenza della didattica a distanza, c’è un affaticamento visivo generalizzato. La luce blu emessa da questi dispositivi digitali crea affaticamenti visivi, quindi si hanno alterazioni del film lacrimale, e c’è anche un aumento dei difetti visivi riscontrabili durante le visite di routine”. Così Germano Genitti, primario del Reparto di Microchirurgia Oculare D.O., del reparto oculistico Ospedaliero dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila, si un fenomeno innescato dalla pandemia, soprattutto tra i giovani. L’oculista spiega che questo trend porterà l’incidenza della miopia giovanile al 50 per cento nel 2050. Genitti, che è anche direttore della Banca degli Occhi, il Centro di riferimento regionale per le donazioni e i trapianti di cornea e per le membrane amniotiche, una delle nove Banche degli Occhi presenti sul territorio nazionale, spiega che in riferimento alle soluzioni, bisogna affrontare “una patologia più organica, quando c’è un’alterazione del film lacrimale, quando c’è un affaticamento visivo, e quindi va gestito il tutto con delle terapie”. “Poi c’è la miopia giovanile che è in aumento in tutto il mondo – spiega ancora – Prima si vedevano solo miopie importanti, ma, con l’aumento dell’utilizzo dei sistemi digitali, si hanno delle miopie anche non avendo una familiarità. Questo comporta un’incidenza della miopia che si pensa possa arrivare, nel 2050, al cinquanta per cento.
Nel sud-est asiatico siamo già arrivati all’80-90 per cento di miopie nei giovani. Ma c’è un sistema correttivo che aiuta ad evitare anche che queste miopie diventino ingravescenti: sono delle lenti che rallentano la progressione miopica. Ho fatto parte di un gruppo di lavoro in Europa, grazie alla multinazionale Hoya, per verificarne l’efficacia. Ed ho potuto verificare che c’è un rallentamento della progressione miopica fino al 60 per cento. E quindi hanno un’indicazione nel giovane miope, cioè nel giovane che ha dieci, undici, dodici anni e che effettivamente, grazie a queste lenti, può avere un miglioramento dell’incremento miopico che avrà nella sua vita – continua l’oculista. Riguardo ai più piccoli, il dottor Genitti spiega quanto sia importante “fare una visita alla nascita, poi intorno ai tre anni e mezzo o quattro anni per evitare, ad esempio, le ambliopie, cioè per correggere il difetto visivo dell’occhio prima che sia completo, quindi entro i sei anni di età. E poi occorre ogni due anni fare delle visite oculistiche in modo tale che se si evidenzia un difetto visivo, questo si può correggere. Ciò porterà, oltre ad una visione migliore, a un benessere visivo. Molti bambini arrivano da noi in visita con mal di testa, cefalee importanti, con difetti visivi già importanti. L’importante, quindi, è prevenire e correggere con i sistemi che oggi abbiamo a disposizione da pochi mesi -conclude Genitti.