L’Aquila. “Calcolando le medie mobili settimanali delle diagnosi di Covid-19 conosciute, il loro andamento risulta senza dubbio in decrescita con un indice RDt pari a 0,79. Sembrerebbe esserci quindi un deciso rallentamento della circolazione del virus, ma ci sono molti dubbi che la situazione sia effettivamente questa: in realtà, infatti, la circolazione del virus è in crescita”. Ad affermarlo all’ANSA è Cesare Cislaghi, già presidente della Società italiana di epidemiologia.
“Dall’ultima settimana di novembre – spiega l’epidemiologo – le diagnosi notificate scendono di pari passo ai tamponi effettuati in ambiente controllato mentre, invece, crescono altri indicatori e cioè la frequenza dei ricoverati in ospedale con test positivo, dei positivi entrati in terapia intensiva e dei deceduti sempre con tampone positivo. Se si calcola la crescita proporzionale di ciascun indicatore rispetto alla sua media dal 15 ottobre al 14 novembre si può valutare l’andamento dei cinque indicatori nell’ultimo mese”.
Come interpretare questa situazione? La spiegazione che “sembra più verosimile – sottolinea Cislaghi – è che la registrazione delle diagnosi sia diminuita perché i tamponi vengono eseguiti ‘in casa’ e l’esito non viene comunicato alle Asl. Diversamente se un positivo entra in un circuito sanitario il tampone viene eseguito e ne viene registrato l’esito”.
“Se questa spiegazione è corretta, allora – conclude – si deve desumere che la circolazione del virus è in realtà in crescita e neppure troppo moderata. Sarebbero allora opportune anche indagini campionarie di prevalenza come si effettuano in altri paesi”.