L’Aquila. Nonostante la variante Omicron sia ormai nota in Italia e oltre confine, l’indice di sviluppo medio giornaliero del Covid – per il momento – sembrerebbe non allarmare il Paese. Da 15 giorni i contagi da Covid in Italia “ormai crescono in maniera costante” con un indice di sviluppo medio giornaliero di 3,5% (25% settimanale) e da inizio pandemia “non si era mai vista una situazione così costante nel suo sviluppo”, mentre, ed è un segnale incoraggiante, rispetto alla crescita dei contagi si è distaccata la proporzione relativa a terapie intensive e decessi “che crescono ma molto meno” per il fatto che tra i contagi ci sono anche diversi vaccinati che poi raramente hanno sviluppato la malattia grave. Queste le parole di Cesare Cislaghi, già presidente dell’Associazione italiana di epidemiologia, sottolineando che con questo andamento costante dei nuovi casi Covid “non si possono assolutamente fare previsioni di picco”.
I contagi, precisa poi l’esperto “Hanno ricominciato a risalire il 15 ottobre, per via di un massiccio ricorso ai test dovuto anche all’introduzione del Green pass, ai tamponi in età scolare e al fatto che con i primi sintomi influenzali sono aumentati i test, e in questi casi più di un aumento di contagi inizialmente è stato un aumento di diagnosi di positivi prima non identificati. Da allora i contagi sono cresciuti ed ora da 15 giorni i nuovi casi però continuano a crescere con regolarità”. Dopo l’ondata di contagi registrati per i test da Green pass “adesso assistiamo”, spiega Cislaghi, “a un aumento di nuovi contagi ‘veri’, e la ragione non è certo più nella crescita dei tamponi. Può sembrare anche che ci siano più nuovi positivi tra i vaccinati (la cui immunità al contagio non è totale) che tra i non vaccinati, ma i primi sono 45 milioni ed i secondi solo un sesto, 7,5 milioni”. Per quanto riguarda poi la variante Omicron, anche se dovessero salirne i casi di qualche misura in questa prima fase “non cambierebbero subito la statistica”.
“Trasmissibilità, pericolosità e conseguenze sui vaccini della Omicron”, dice l’epidemiologo, “si capiranno dall’impatto sulla popolazione. È interessante analizzare anche il perchè Omicron ha creato oggi questo scompiglio. Il problema è che si ha paura di ciò che non si conosce. I virus hanno continuamente delle mutazioni ma questa nuova variante”, afferma Cislaghi, “è arrivata in un momento in cui sembrava di poter dominare il virus che era diventato un po’ di casa. Altro elemento è che, come accaduto per la Delta, ora dominante, quando i contagi crescono è più facile dare la colpa al virus, anche se ne ha, più che ai comportamenti”. Da qui l’appello anche ai vaccinati di proteggersi attraverso mascherine e distanziamento “perchè se i vaccinati sono 45 milioni, e cala la protezione dei vaccini entro i 6 mesi sul contagio, circa un terzo può reinfettarsi, quindi 15 milioni, che, a fronte dei circa 7 milioni di non vaccinati sarebbero il doppio a rischio infezione, con la differenza notevole e fondante che i vaccinati non vanno incontro, se non raramente, alla malattia grave mentre i non vaccinati sì”.