Pescara. “L’azitromicina, e nessun antibiotico in generale, è approvato, né tantomeno raccomandato, per il trattamento del Covid”. Lo precisa l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) in una nota sottolineando che “fin dall’inizio della pandemia, Aifa ha scoraggiato fortemente l’uso dell’azitromicina per il Covid”.
“La carenza attuale di azitromicina non deriva da esportazioni o altre anomalie distributive, ma dalla prescrizione del farmaco al di fuori delle indicazioni previste”. Lo spiega in una nota l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) richiamando “tutti, prescrittori e cittadini, alla responsabilità di usare le terapie antibiotiche solo ove indicate”. “Utilizzare gli antibiotici con attenzione e prudenza deve essere un impegno e un dovere per tutti, dai professionisti sanitari alla popolazione generale, come principale arma di contrasto al problema della resistenza agli antibiotici”.
Intanto Federfarma ha segnalato a Ministero e Aifa la carenza di azitromicina
“Abbiamo scritto al Ministero della Salute e all’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) per segnalare la carenza di alcuni farmaci, in particolare azitromicina e amoxicillina in associazione con l’acido clavulanico, anche in forma di antibiotico pediatrico in sospensione, e l’acido acetilsalicilico limitatamente a cardirene”. Lo riferisce all’ANSA il segretario nazionale di Federfarma Roberto Tobia spiegando che la carenza riguarda proprio la molecola, usata anche per i generici. “Dalle notizie che abbiamo da alcuni pazienti – dice Tobia – sappiamo che la prescrizione della molecola di azitromicina c’è anche nel trattamento terapeutico contro il Covid. Naturalmente invitiamo tutti ad attenersi alle indicazioni del medico che conseguono alle linee guida di Aifa”. L’antibiotico non combatte il virus bensì i batteri, e viene usato in alcuni protocolli come coadiuvante nella terapia contro Sars-CoV2 in relazione ai meccanismi di azione (come spiega uno studio internazionale pubblicato su Bmj Journals) a livello molecolare, dell’interferenza con il legame recettoriale tra virus e cellula; interferenza con la fuoriuscita del virus dai lisosomi; aumento della stimolazione di interferone I e III; mitigazione e modulazione dello stato iperinfiammatorio; azione benefica sui meccanismi di riparazione tissutali.