Chieti. ”E’ normale che con il virus ci dobbiamo convivere ma con intelligenza, non con superficialità, e servono protocolli per gestire le situazioni anomale che si possono verificare”. Il segretario generale della Fiom di Chieti Alfredo Fegatelli chiede protocolli, anche per il trasporto, dopo la vicenda dell’operaio della Val di Sangro al quale due giorni fa al momento di entrare in fabbrica è stata riscontrata la temperatura di 38 gradi e a quel punto l’uomo è tornato a casa prendendo l’autobus utilizzato da altri lavoratori del turno smontante.
”La Regione che decide di far ripartire 10.000 persone ha bisogno di trovare un’organizzazione “, dice Fegatelli. “Si dovrebbe prevedere di misurare la febbre ai lavoratori prima di salire sugli autobus. E sui mezzi di trasporto c’è un problema serissimo: non esiste uno standard che dice quante persone devono stare sull’autobus. Succede”, spiega l’esponente sindacale,” che le persone che vengono da Tua ne mettono dai 13 ai 15 sull’autobus, quindi un terzo. Quelli che vengono dall’Atm del Molise più del 50% dell’autobus: o ha esagerato uno o ha esagerato l’altro, possibile che non esiste un protocollo? E serve anche un protocollo per gestire la situazione di percorso dalle proprie abitazioni ai posti di lavoro e dai posti di lavoro alle prorpie abitazioni”.
Le vicende sanitarie sono strettamente connesse con quelle economico-produttive in un territorio come la Val di Sangro, che sviluppa il 22% del Pil abruzzese. ”Fermo restando che per me vale più la salute che l’economia, ma per tutti quelli che dicono che bisogna riaprire, riaprire, riaprire”, conclude Fegatelli,” significa che se scoppia lì una epidemia per colpa della superficialità, hai richiuso tutte le fabbriche e quindi hai costruito un doppio danno, uno alla salute e uno all’economia, che stavolta hai creato tu, perchè sei tu quello che ha chiesto di riaprire prima”.