“In termini di vite umane il prezzo più alto di questa pandemia lo paga la generazione meno giovane e speriamo davvero che la curva drammatica dei decessi torni a scendere. Però c’è anche un prezzo che bambini e bambine, ragazzi e ragazze stanno pagando. E noi quel prezzo non lo possiamo dimenticare”. Lo ha detto la viceministra all’Istruzione Anna Ascani, alla presentazione del Report “Crescere senza distanza” sulle esperienze con la didattica a distanza dei ragazzi in ospedale.
“La didattica a distanza non è la scuola in presenza, ce lo dicono anche bambini e ragazzi che l’hanno sperimentata in ospedale, ci dicono che manca il contatto, la relazione personale. In qualche modo è esattamente quello che vale per tutti i ragazzi, paradossalmente vale anche per quelli che hanno la possibilità di andare a scuola in questo momento, perché sappiamo bene che le regole, i protocolli rigidi che ci siamo dati, impongono una modalità del fare scuola molto diversa rispetto al passato. E comportano una distanza interpersonale che prima non c’era e che in qualche modo può essere un limite alla relazione educativa in senso proprio. Impariamo da questi bambini e ragazzi che nell’idea di educazione dobbiamo tenere presente l’elemento relazionale come centrale”.
“Questo ci permette di capire come il diritto all’istruzione non sia solo un diritto a essere
informati e formati, a ricevere nozioni, ed essere accompagnati in un percorso di crescita culturale ma e’ anche il diritto di essere accompagnati dal punto di vista relazionale. Abbiamo appena firmato un contratto con i sindacati, un’integrazione al contratto collettivo nazionale sulla didattica digitale integrata che cerca di far tesoro anche delle cose che nella prima parte della pandemia non hanno funzionato e di migliorare l’approccio personalizzato. Stiamo formando i docenti perché la didattica a distanza non sia una videolezione ma sia di più, sia coinvolgimento”.