Forte di un “solo 3,5% di focolai rispetto a quelli di tutta l’Italia, dati buoni anche rispetto agli altri Paesi europei”, la ministra Lucia Azzolina non si arrende perché non si può chiudere la scuola, “la principessa delle attività produttive, senza formazione non abbiamo futuro”.
Intorno è una babele di decisioni, tra cui quella del sindaco di Catanzaro che, a partire da domani e fino a sabato 28 novembre, sospende le attività didattiche in presenza nelle scuole di ogni ordine e grado di Catanzaro; o di scuole chiuse per prof o alunni contagiati. A Napoli intanto sono comparsi stamani manifesti 6×3 con la scritta “Aprite le scuole” e l’hashtag #NonLasciateciIndietro. Sfondo nero, con la scritta gialla e una bambina che tiene in mano un libro, un’idea è nata da un gruppo di genitori, via chat sui gruppi di Whatsapp, per raccogliere adesioni e disponibilità.
Ma Azzolina ribadisce che continuerà a battersi “per tenere aperte le scuole. Credo che, compatibilmente con la situazione epidemiologica, dobbiamo provare a tenerle aperte e anche laddove ci fossero ulteriori limitazioni, più si limitano le attività fuori la scuola più si abbassa il rischio
dentro la scuola”. Perchè se si dovessero chiudere, “rischiamo un disastro educativo, sociologico, formativo, psicologico. Un bambino che deve imparare a leggere e a scrivere, non può farlo da dietro uno schermo. Dobbiamo essere molto prudenti, i ragazzi hanno diritto ad un pezzo di normalità nella loro vita”. D’altra parte, dati alla mano, la ministra spiega che “non possiamo accumulare dispersione scolastica soprattutto in alcune regioni del Sud dove la dispersione c’era già in tempo di pace, figurarsi ora che siamo in tempo di guerra; oggi un bambino campano, a causa di un regionalismo delle diseguaglianze, non ha lo stesso diritto di andare a scuola di un bambino veneto e lombardo”.
Anita, la ragazzina di Torino che da giorni protesta con una compagna contro la didattica a distanza studiando e connettendosi davanti alla propria scuola, strappa un impegno alla ministra: “Sto facendo tutto il possibile per tenere le scuole aperte e permettere anche ai più grandi di rientrare, tenendo conto della situazione epidemiologica”. Tra i problemi da risolvere nel mondo della scuola anche quello dei test rapidi: “Io li chiedo da metà agosto per le scuole, sono fondamentali – dice ancora
Azzolina – Farli significa evitare di mandare intere classi in quarantena. La scuola è formidabile strumento di tracciamento. Se noi riuscissimo a fare test rapidi nelle scuole, questo permetterebbe anche di scoprire gli eventuali asintomatici”.