I dati aggiornati in Abruzzo (qui i numeri ad oggi) parlano ancora di un aumento dei contagi e con lo spettro di una carenza di posti in terapia intensiva. L’andamento tuttora altalenante non lascia intravedere miglioramenti sostanziali della situazione se non molto gradualmente.
Si inserisce in questo quadro la proposta che arriva dal dottor Pietro Micaroni in una lettera aperta indirizzata ai decisori sanitari della Regione Abruzzo e nazionali e agli organi di informazione.
Pietro Micaroni è medico specialista in igiene, epidemiologia e medicina preventiva in servizio presso la Asl di Pescara fino al 2019. Essendosi occupato di sanità pubblica, ha ritenuto importante portare all’attenzione degli addetti ai lavori alcune considerazioni sulla gestione dell’epidemia da Covid-19, proponendo alcune soluzioni operative.
Secondo Micaroni, in sostanza, i pazienti che hanno fatto tampone risultando positivi dovrebbero essere in una struttura protetta e non lasciati autonomamente a trascorrere la quarantena e con loro anche i contatti stretti. Non è un provvedimento dettato dalla follia, ribadisce il medico, ma che l’isolamento fiduciario si applichi a problematiche di lieve entità è scritto in qualsiasi libro di igiene. Il covid-19 è un virus letale e l’isolamento non può essere condotto su base fiduciaria, per questo Micaroni ritiene che si tratti di una scelta politica da operare.
I provvedimenti che si stanno succedendo, man mano sempre più stringenti per limitare i contatti e gli spostamenti della popolazione, secondo Micaroni, potrebbero risultare ancora poco efficaci perché molti sono tenuti a spostarsi per motivi di lavoro per garantire i servizi essenziali; l’insofferenza dell’isolamento tra la popolazione aumenterà sempre più, di conseguenza anche le violazioni potrebbero aumentare; la politica di fare tamponi a più largo raggio in cerca degli asintomatici comporta un dispendio di risorse su soggetti che domani potrebbero positivizzarsi.
Veniamo al nocciolo della proposta che prevede una diversa gestione dei contatti e dei pazienti positivi asintomatici o con sintomi lievi.
Scrive Micaroni: “La mia proposta è la seguente: individuare nel più breve tempo possibile strutture idonee ad ospitare (separatamente) portatori asintomatici o con sintomi lievi e contatti. Tali strutture possono essere benissimo gli alberghi, che proprio in virtù delle restrizioni imposte alla popolazione, sono vuoti. Ai proprietari può essere corrisposto un indennizzo su base capitaria, come si è già fatto in occasione di terremoti o di massicce immigrazioni. Disposizione a livello nazionale di ricovero obbligatorio in tali strutture dei pazienti positivi asintomatici o con sintomi lievi. Si può ribadire la legislazione già esistente con un decreto o una circolare, ma lo strumento esiste già ed è il TSO, trattamento sanitario obbligatorio.
Il trattamento sanitario obbligatorio appare in contraddizione con l’articolo 32 della Costituzione , ma solo apparentemente, perché l’articolo recita “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.” Quindi quando esigenze di salute pubblica lo impongono, si può sospendere la libertà di rifiutare le cure o si può restringere la libertà di movimento dell’individuo, non a caso l’istituto del TSO è applicabile ed è stato applicato in varie situazioni non psichiatriche, come ad esempio la tutela dei minori in caso di opposizione dei genitori alle trasfusioni indispensabili per la vita del paziente. Le strutture che propongo avrebbero un costo bassissimo. Richiedono una quasi nulla presenza sanitaria, i servizi di cucina, che potrebbero esse svolti dai tanti ristoratori purtroppo bloccati nella loro attività, lo smaltimento di rifiuti e la sanificazione dei locali. I benefici sarebbero l’interruzione della catena di contagio e quindi la rapida diminuzione dei casi.
La dimissione sarebbe possibile dopo il periodo di quarantena previa esecuzione del test, che in questo caso avrebbe una importanza fondamentale“.