Roma. Si attende tra quattro giorni il piano nazionale per le vaccinazioni anti Covid predisposto dal Ministero della Salute. Si avrà una parte strettamente sanitaria, per individuare le fasce della popolazione da vaccianre in via prioritaria, e una logistica.
Mentre le associazioni lamentano gravi ritardi sul cronoprogramma, da Palazzo Chigi arrivano rassicurazioni che tutto procede secondo i piani.
La strategia sarà differenziata a seconda del vaccino da somministrare: quello di Pfizer-BioNTech necessita di una conservazione a temperature estremamente rigide (-75 gradi), mentre quelli prodotti da Moderna e Oxford/AstraZeneca possono resistere a temperature più alte. Sul primo fronte, il commissario all’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri, incaricato dal governo di mettere a punto gli aspetti logistici del piano, ha chiesto all’azienda statunitense Pfizer di trasportare direttamente le dosi in cento sedi già individuate dallo stesso commissario con le Regioni.
Si dovrà trattare necessariamente di luoghi dotati di frigoriferi ad hoc. Secondo quanto riferito da la Repubblica, alcune Regioni, come il Lazio, si sono già mosse per acquistarli, altre si appoggeranno invece a macchinari già esistenti, come quelli presenti nei centri trasfusionali dei grandi ospedali. Se non dovessero bastare, l’intenzione sarebbe quella di requisire strutture industriali.
Ulteriori dettagli dovrebbero emergere in seguito all’incontro, in agenda domani, tra i rappresentanti di Pfizer e le Regioni. In quella sede, verrà spiegato come il vaccino arriverà in Italia, se in polvere o già nelle siringhe. “Cambia molto per decidere dove conservarli”, spiegano gli esperti della Regione Lombardia. “Si parla – dice Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene e assessore in Puglia – di un milione e mezzo di dosi, al principio. Significa 150 mila dosi per ciascuno dei cento hub. Un numero che siamo sicuramente in grado di gestire”.
Poi c’è la questione dei siti in cui effettuare una somministrazione di massa. Altri Paesi europei sono intenzionati ad allestire grandi spazi, mentrein Italia si va verso l’individuazione di un hub ogni 30.000 abitanti. Nei luoghi di somministrazione ci si avvarrà anche della collaborazione dell’esercito e dell’apporto dei medici di base.