L’Aquila. Sono stati circa 12.000 gli infermieri contagiati dal nuovo coronavirus, 39 i deceduti, di cui 4 sono morti togliendosi la vita. Questi i numeri che raccontano l’impatto della pandemia sugli infermieri, secondo gli ultimi dati della Federazione Nazionale delle professioni infermieristiche (Fnopi). Al loro ruolo, cruciale in sanità, e in prima linea contro il Covid-19, è dedicata la Giornata Internazionale dell’infermiere, che si celebrerà in tutto il mondo, il 12 maggio. I 39 decessi registrati, spiega la presidente Fnopi Barbara Mangiacavalli, “sono nel 30% relativi a professionisti che lavoravano nelle Rsa mentre, tra i circa 12.000 casi positivi, il 60% è stato registrato in Lombardia, il 10% in Emilia Romagna, l’8% in Veneto”.
“Gli infermieri, prosegue, “hanno vissuto questi mesi con la paura di ammalarsi o trasmettere il virus ai propri cari, in molti casi lontani per settimane da figli e familiari, con condizioni di lavoro durissime, fisicamente ed emotivamente. Accanto ai pazienti fino all’ultimo respiro ma vittime anche di discriminazioni, proprio per il lavoro da loro svolto”. Importante sarà il loro ruolo anche nella Fase 2, che dovrebbe esser maggiormente incentrata su una gestione territoriale dei casi di Sars-Cov-2 attraverso la collaborazione con le Unità speciali di continuità assistenziali (Usca).
Un contesto in cui potrebbe essere introdotto il ruolo dell’infermiere di famiglia, che porta l’assistenza sanitaria a casa del paziente. Una figura prevista da un disegno di legge presentato in Senato e dal Patto per la Salute 2019-21.