Il numero di contagiati da Covid-19 è più che raddoppiato nel periodo che va dal 25 agosto al 22 settembre rispetto ai 30 giorni precedenti passando da 43 a 99 casi su 100.000 abitanti. In parallelo, aumenta il numero dei pazienti ospedalizzati, passato da meno di 800 alla fine di luglio ai circa 2.900 attuali. È quanto emerge dall’ultimo “Instant Report Covid-19” dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari (Altems) dell’Università Cattolica. In particolare, dal 15 al 22 settembre, il Friuli-Venezia Giulia rappresenta la regione che attualmente registra il rapporto più elevato tra ricoverati in terapia intensiva sui ricoverati totali (19%) seguita dalla Sardegna (17,95%). In media, in Italia, l’8,4% dei ricoverati per Covid-19 ricorre alla terapia intensiva.
“Con il passaggio della stagione estiva, si è registrato un aumento notevole nell’incidenza e nella prevalenza dei casi” afferma Gianfranco Damiani, docente di Igiene all’Università Cattolica, campus di Roma. Questi numeri, aggiunge, “pur per ora meno preoccupanti dei dati proveniente da altri Paesi europei, evidenziano la necessità di continuare a rispettare misure di contenimento e i protocolli di sicurezza e a operare un’attenta sorveglianza epidemiologica”.
Per quanto riguarda la ricerca del virus attraverso i tamponi, il trend nazionale sul tasso dei tamponi effettuati diminuisce ed è pari a 8,82 per 1000 abitanti mentre la scorsa settimana era pari a 9,62 tamponi per 1000 abitanti e quella ancora precedente era quasi 11. Fanno meglio Veneto, Bolzano e Trento, peggio la Calabria. “Circa i dati pubblicati quotidianamente” sottolinea il professor Damiani “in riferimento al numero di casi testati, si segnala una oggettiva difficoltà nel distinguere i soggetti sottoposti al test diagnostico una sola volta, da quelli che invece sono stati sottoposti più volte al test, tra i quali gli operatori sanitari. La questione” conclude “meriterebbe una riflessione e un approfondimento sulle fonti dei dati”.