Ucraina. Dopo la controffensiva dei giorni passati l’esercito russo è stato stretto in una morsa, dove non possono più ricevere approvvigionamenti e aiuti militari di alcun genere.
L’avanzata ucraina ha costretto i soldati russi a battere in una ritirata frettolosa, abbandonando munizioni ed ogni altro tipo di equipaggiamento sul campo. Fuggendo dall’oblast di Kharkiv i soldati hanno lasciato dietro di loro scorte di mine, granate, razzi portatili e diversi tipi di veicoli da combattimento, in quantità così elevate che sui profili social pro-Ucraina qualcuno ha fatto girare la voce secondo cui dopo la controffensiva la Russia è diventata il primo fornitore di armi dell’Ucraina, ancor più degli Stati Uniti.
Ma la notizia più sconvolgente sarebbe quella che nel sud dell’Ucraina oltre diecimila soldati russi, sentendosi ormai abbandonati dalle gerarchie militari del Cremlino, starebbero contrattando la resa con l’esercito di Kyev. Grazie agli HIMARS statunitensi gli ucraini hanno infatti distrutto tutti i ponti sul fiume Dniepr, che di fatto è diventato un confine insuperabile per i russi, ormai abbandonati al loro destino. Molti soldati hanno disertato e ora si nascondono nelle campagne nei dintorni, ma le unità ucraine rinforzate dalla polizia militare stanno già ripulendo il territorio da ciò che resta delle unità russe che non sono riuscite a ritirarsi o non hanno ricevuto nessun ordine dai loro superiori. Molti invece starebbero accettando le condizioni di resa degli ucraini, che ai prigionieri di guerra garantiscono non solo un trattamento in linea con la convenzione di Ginevra, ma anche un pasto caldo, cure mediche e vestiti puliti. Ovviamente i negoziati prevedono che armi e munizioni russe vadano all’esercito ucraino, che in questo modo non sta conquistando solo terreno ma anche importanti riserve di armamenti, utili da qui ai prossimi mesi per mantenere le posizioni al fronte.
Qualche analista militare sostiene che questo crollo dell’esercito di Mosca ricordi in qualche modo quello del 1917 che ha preceduto la Rivoluzione d’Ottobre. Tra le fila dell’esercito russo, infatti, prevale sempre più un risentimento contro i superiori fuggiti a Mosca, colpevoli a loro dire di averli abbandonati oltre le linee nemiche, senza rinforzi, proiettili, cibo e persino dell’acqua potabile. E questo, ancor più delle sconfitte militari, getta sconforto tra le truppe, che a questo punto si sentono abbandonate in trincea come topi in trappola e quindi disponibili a negoziare.