L’Aquila. Tensione crescente nel Nord Kivu, nella Repubblica democratica del Congo, area dove si concentrano le missioni umanitarie del professor Francesco Barone, docente del Dipartimento di scienze umane dell’Università dell’Aquila originario di Bussi sul Tirino.
“Lavoriamo in condizioni proibitive – dice all’ANSA dalla base operativa della sua 57/a missione umanitaria, tutte svolte prevalentemente nell’Africa sud-Sahariana – Si stimano oltre 400mila sfollati fuggiti da Rutshuru e dalle zone limitrofe e riversati lungo la strada che congiunge Rutshuru a Goma. Una storia che si ripete, fatta di violenze, stupri, saccheggi e uccisioni da parte del gruppo ribelle M23”.
“Ho visto migliaia di bambini, donne e uomini, accampati in posti di fortuna – spiega dopo aver visitato alcuni accampamenti lungo la strada -. Nei campi che ho visitato manca cibo, acqua potabile, medicine e coperte. Le condizioni igienico-sanitarie sono disastrose, com’è facile immaginare. Abbiamo iniziato con la consegna di cibo, medicine, tende da campo, biscotti e caramelle per i bambini. Ho constatato, comunque, la presenza di organizzazioni umanitarie che stanno facendo tutto il possibile per alleviare le grandi sofferenze di chi vive in condizioni davvero drammatiche. Non si può, infatti, restare indifferenti. Non si può continuare a sottovalutare questa delicata situazione che potrebbe portare a esiti più drammatici”.
Di recente a Barone è stato assegnato un riconoscimento da Goma, da parte dell’Assemblea del Nord Kivu, nella persona del presidente Robert Seninga, per l’impegno delle missioni umanitarie che non si sono interrotte neanche nei periodi di conflitto.