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Confiscati beni per 9 mln di euro a Lusi, l’ex tesoriere esce dal carcere per lavorare in un call center

Giulia Antenucci di Giulia Antenucci
16 Febbraio 2019
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Capistrello. Una serie di case, tra cui una villa, polizze assicurative, fondi d’investimento e conti corrente che finiscono ora nelle mani dello Stato.

La confisca del piccolo impero da 9 milioni di euro, fino a ieri in possesso dell’ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi conclude – per l’aspetto patrimoniale in Italia – la vicenda giudiziaria che ha riguardato l’ex esponente di Dl condannato in via definitiva a sette anni per appropriazione indebita nel dicembre 2017.

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Ad eseguire il provvedimento di confisca, dopo l’ordinanza della Corte di Appello di Roma, sono state le Fiamme Gialle, che hanno definitivamente messo i sigilli a beni mobiliari e immobiliari, tra cui quote sociali e l’intero patrimonio aziendale di una società di capitali e una villa a Genzano di Roma, oltre a sei appartamenti e un terreno a Roma e in provincia dell’Aquila.

Si tratta degli stessi beni che erano stati sequestrati nel 2012, quando Lusi finì in manette con la moglie e due commercialisti dopo il sì di palazzo Madama alla richiesta per il suo arresto. L’ex senatore era accusato di aver intascato, a partire dal 2002, i rimborsi elettorali dovuti alla formazione politica di cui controllava la cassa: 25 milioni di euro di soldi pubblici dalle casse del partito, attraverso un sistema di false fatturazioni. E ricorrendo a due società estere era riuscito a portare i soldi in Canada.

Cinque anni dopo – nel 2017 – l’ex senatore era stato riconosciuto colpevole per essersi appropriato di quelle somme, ma anche di calunnia nei confronti dell’allora segretario del partito, Francesco Rutelli. Tra i primi ad esprimere soddisfazione è stato il collegio dei liquidatori della Margherita. “La confisca, come confermato dalla sentenza definitiva della Corte di Cassazione, trova il suo fondamento nella decisione da parte della Margherita di donare allo Stato tutti i beni provenienti dalle azioni nei confronti di Luigi Lusi”, hanno spiegato i liquidatori ricordando inoltre che le azioni di risarcimento in sede civile “non si esauriscono con la confisca dei beni, ma stanno continuando e continueranno nei confronti di Lusi e della moglie, sia in Italia che all’estero”.

A chiedere risarcimenti è anche Francesco Rutelli, calunniato dall’ex-tesoriere, come stabilito definitivamente dalla Cassazione. “Ci siamo costituiti parte civile nel processo e questa esecuzione di confisca rappresenta il parziale ristoro del danno patrimoniale subito da ‘Democrazia è Libertà-La Margherita”, aggiungono i liquidatori, “l’esecuzione a favore dello Stato rappresenta la piena attuazione del mandato ricevuto dall’assemblea del partito che, volontariamente ed unico in Italia, ha deliberato, al momento dello scioglimento, di donare i propri beni allo Stato, oltre ai 6,5 milioni di euro che già sono stati donati direttamente al Ministero dell’Economia”.

L’ex parlamentare e tesoriere della Margherita ha ottenuto altresì il permesso di lavorare fuori dal carcere. Lusi, condannato in via definitiva a 7 anni di reclusione, che sta scontando nel carcere di Avezzano, da un paio di giorni esce infatti dal carcere per andare a lavorare in un call center.

L’ex tesoriere del partito di Rutelli è stato infatti autorizzato dal giudice ad avere un lavoro fuori o dentro il carcere. Si tratta di un un beneficio concesso dal direttore dell’istituto penitenziario, poi da ratificare dall’autorità giudiziaria, che consiste nella possibilità di uscire dal carcere per svolgere un’attività lavorativa, anche autonoma, oppure per frequentare un corso di formazione professionale. Ad incontrare Lusi mentre si recava nel call center dove è impiegato sono stati alcuni politici avezzanesi.

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