Pescara. Il Congresso Arci a Pescara si è chiuso ieri, domenica 10 giugno, con la votazione di numerosi ordini del giorno su temi come il mutualismo, sull’antifascismo, l’omotransfobia, il sostegno ai Gay Pride che si stanno svolgendo in tutta Italia, sulle questioni ambientali e legate ai beni comuni, sulla salute mentale, sulla cultura e la scuola, sull’immigrazione e l’antirazzismo, così come sul sostegno al popolo palestinese, a quello Saharawi e sul Kurdistan. I lavori dell’ultima giornata hanno portato all’elezione del Consiglio Nazionale, massimo organismo rappresentativo dell’Associazione, composto da 163 componenti, 67 donne (41,1%) e 96 uomini (58,9%). Il Consiglio ha quindi riconfermato come Presidente nazionale Francesca Chiavacci, al suo secondo mandato e prima donna nella storia dell’Arci a dirigere l’associazione.
“Ci aspettano quattro anni di grande lavoro, in cui sarà necessario che l’Associazione riesca a farsi portatrice di un’idea di futuro fondata su uguaglianza e solidarietà”, ha dichiarato Chiavacci. “Sappiamo che ci aspettano mesi duri perché il nuovo Governo si muove su un terreno che non contempla questi principi, anzi. Sui diritti sarà necessaria un’azione di resistenza, sarà necessario tornare nelle piazze e soprattutto saperle riempire. Sappiamo già che sarà ancor più necessaria la nostra azione culturale diffusa nei territori e per questo dovremo impegnarci ancora di più, per poter essere protagonisti della ricostruzione di un pensiero progressista e di sinistra, che oggi in Italia stenta a trovare la propria espressione.” La Presidente ha poi espresso la vicinanza di tutta l’Associazione a Ilaria Cucchi: “Condividiamo la preoccupazione di Ilaria sulla grande difficoltà determinata dalla nomina di Matteo Salvini a Ministro dell’Interno per raggiungere finalmente la verità sulla morte di Stefano e dei tanti, troppi, che come lui sono morti nelle carceri del nostro Paese in circostanze e con modalità decisamente poco chiare”. Arci è da sempre impegnata nella battaglia per il raggiungimento della verità e l’affermazione della giustizia, come dimostra anche la presenza, al congresso, del giovane Rudra Bianzino che ha emozionato la platea congressuale raccontando la storia del padre Aldo, morto solo dopo 48 ore di detenzione senza che alla famiglia fosse fornita una spiegazione credibile. Rudra ha lanciato dal palco del congresso Arci la propria petizione perché il dramma che ha travolto la sua famiglia non venga dimenticato e perché la magistratura indaghi sulle vere cause del decesso del padre così come di tutti gli altri casi simili.