Roma. Terza seduta della Commissione bicamerale di inchiesta sulla scomparsa di Mirella Gregori (7 maggio 1983) e di Emanuela Orlandi (22 giugno 1983). Presieduto da Andrea De Priamo, l’organismo ha ascoltato Filippo Mercurio, marito – all’epoca dei fatti, fidanzato – di Maria Antonietta Gregori, sorella di Mirella, e i tre fratelli Meneguzzi – Pietro, Monica e Giorgio – figli di Mario, il defunto zio di Emanuela.
I diari di Mirella
“Venni a sapere”, ha dichiarato Filippo Mercurio, “che nella casa di Mirella alcune persone che avrebbero riferito di essere dei servizi segreti fecero delle perquisizioni in presenza di mia suocera e portarono via dei diari.” Secondo alcuni, tale circostanza potrebbe attestare un collegamento tra la scomparsa di Mirella e quella di Emanuela, di cui – è noto – si sono appunto interessati anche i servizi segreti. Cosa cercavano gli investigatori nelle pagine dei diari della Gregori, si chiede il Corriere della Sera, e che fine hanno fatto?
Una telefonata misteriosa
All’epoca, Mercurio abitava “con la famiglia Gregori, io sono sardo e mi hanno accolto come un figlio. Ho vissuto con loro, facevo il militare, poi mi sono congedato. Ho dato una mano al loro bar e ho vissuto con loro due anni.” Nel corso dell’audizione, ha fatto riferimento anche alla telefonata giunta appunto al bar di via Montebello alla fine del settembre 1983, nella quale uno sconosciuto descrisse i vestiti indossati dalla quattordicenne al momento della scomparsa, compresa la biancheria intima. “Mi disse di prendere carta e penna e mi elencò gli indumenti, dicendomi di riferirli a Maria Antonietta che ‘avrebbe capito’.” E, in effetti, “Antonietta mi ha detto: ‘Sono gli indumenti che portava Mirella quel giorno.’ Allora lei disse: ‘sarà qualcuno che veramente ha preso Mirella’.”
“Ho vissuto quarantuno anni questa vicenda e anche solo a parlarne sto male. Quando ho saputo della scomparsa di mia cognata sono stato male sia per Maria Antonietta che per mio suocero e per mia suocera.” Ha parlato dei Gregori come di “una famiglia tranquilla: se Mirella ritardava chiamava la madre.”
Arriva il Sisde
Sentiti poi Pietro, Monica e Giorgio Meneguzzi, relativamente al caso Orlandi. Pietro ha rievocato i giorni della scomparsa di Emanuela, le prime ore della ricerca affannosa insieme con alcuni dei familiari e, pochi giorni dopo, l’interessamento dei servizi segreti. “Si presentarono in Vaticano Giulio Gangi (agente del Sisde, ndr) e due suoi colleghi. Gangi lo conoscevo per via del mio lavoro alla Camera, e lui mi aveva sentito parlare della scomparsa di Emanuela, ma non è vero, come pure è stato detto più volte, che conoscesse già da prima mia sorella Monica, che tra l’altro allora aveva solo 15 anni, molti meno di lui. Secondo me si è confuso, l’ho ribadito anche in procura di recente.”
“Terrorismo internazionale”?
In un altro passaggio della deposizione, il cugino più grande ha riferito poi della visita che, il 23 dicembre 1983, Giovanni Paolo II fece ai familiari della cittadina vaticana. “C’erano tutti gli Orlandi e noi, io, mio fratello, mia sorella”, ha raccontato. “Il Papa si trattenne, pregò con mia zia, con mio zio, alla fine non commentò molto, disse solo: questa è una questione di terrorismo internazionale.”
“Un predatore sessuale”?
“La mia certezza è che Emanuela quel giorno sia salita in macchina e sia andata via con qualcuno di cui si fidava moltissimo”, ha aggiunto Pietro Meneguzzi. “Qualcuno che può essere della scuola, dell’associazione, o conosciuto mesi prima”, perché la giovane “non sarebbe mai andata con uno sconosciuto.” “L’ipotesi che si sia allontanata volontariamente? È del tutto irrealistica”, ha proseguito.
“Io da anni ho una mia idea”, sono sempre le parole di Pietro Meneguzzi, riportate da Agi, “che dietro la scomparsa di Emanuela non ci sia una trama internazionale, che non sia il caso di volare troppo alto: la pista per me è molto più terrena e più grave. Perché gli Orlandi escludono l’ipotesi del ‘predatore’, dell’adescamento a fini sessuali? Non lo so. So però che se c’è qualcosa da scoprire, voi potete farlo”, ha detto rivolto ai componenti della commissione, “e vi ringrazio per questo.”
“Un anno fa siamo caduti tutti nel burrone”, ha concluso Pietro, con riferimento alla conferenza stampa della scorsa estate di Natalina Orlandi, nel corso della quale la donna parlò delle avances dello zio, precisando comunque che si era trattato di cose da poco. “Una bugia”, secondo il cugino Pietro.
Audizione secretata
Sentita Monica Meneguzzi, su sua richiesta, in modalità secretata, e l’altro cugino, Giorgio Meneguzzi. “Ho letto tante cose, tante le ho sentite dai familiari”, ha dichiarato, “mi sono fatto le mie idee e non so quale sia quella giusta. L’unica cosa che so è che hanno indagato sulla famiglia Meneguzzi, ed è strano che in quarantuno anni io non sia stato mai ascoltato.” Giorgio ha poi aggiunto di essere stato convocato in Procura soltanto lo scorso febbraio e sentito per cinque ore.
Le prossime tappe dell’inchiesta
Conclusa la terza seduta, le prossime audizioni sono programmate per giovedì 13 giugno. “Io mi auguro che da adesso comincino a chiamare quelle persone che possano aiutare ad affrontare argomenti mai approfonditi, che possono portarci a fare a un passo verso la verità”, questo il commento di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, rilasciato all’agenzia LaPresse. “Mi riferisco a Francesca Immacolata Chaouqui, al magistrato Capaldo, all’ex comandante della Gendarmeria Giani e al suo vice Alessandrini.”