Roma. “Una sensazione che oggi posso avere, rispetto a quando ero meno addentro alla vicenda, è quella che sia Mirella sia Emanuela possano essere state tratte in inganno da qualcuno di cui si fidavano nella loro scomparsa perché in entrambi i casi difficilmente avrebbero potuto essere prelevate con la forza passando inosservate.” È quanto dichiarato all’Adnkronos da Andrea De Priamo (FdI), presidente della Commissione bicamerale di inchiesta istituita per indagare sulla scomparsa di Mirella Gregori e di Emanuela Orlandi.
Della prima si sono perse le tracce il 7 maggio 1983, della seconda il 22 giugno dello stesso anno. Casi di cui, a dispetto del clamore mediatico che suscitano da più di quarant’anni, si continua a sapere tutt’ora molto poco. Vicende in cui i fatti, i dati oggettivi, si confondono spesso con interpretazioni, congetture e illazioni non propriamente comprovabili ancorché assai suggestive. Scenari che, com’è noto, evocano rapimenti a scopo di ricatto, servizi segreti, intrighi internazionali, malavita organizzata, vizi e intrighi d’Oltretevere, messaggi in codice. Difficile non rimanere avvinti da simili prospettive interpretative, pur con il ricorrente sospetto che, a seguire tali letture delle vicende, ci si potrebbe allontanare dalla verità, forse più prosaica e ancorata a più quotidiane declinazioni del crimine. Una realtà certo meno romanzesca, meno idonea ad alimentare polemiche prese di posizione e a consentire sovraesposizioni mediatiche.
In ogni caso, la Commissione bicamerale di inchiesta sta lavorando per acquisire tutti i dati disponibili sui due casi, per tentarne una rigorosa e accurata ricostruzione.
“Sono soddisfatto di aver onorato, in questa prima fase, l’impegno che avevamo preso di dare pari dignità alle due vicende Orlandi e Gregori”, ha dichiarato De Priamo. “Non sarebbe per me ammissibile lasciare la vicenda di Mirella come un’appendice di quella di Emanuela e abbiamo iniziato in questo modo.”
Le piste da seguire
A proposito del possibile collegamento tra i due casi di scomparsa: “È prematuro dire se i casi di Emanuela e Mirella siano collegati”, ha spiegato, “ma la prima impressione è che il collegamento possa essere stato successivo e non all’origine delle due vicende, ma si tratta di impressioni che dovranno essere suffragate da tante indagini.”
Intento della Commissione è quello di ripercorrere tutte le piste investigative possibili, anche quelle delineatesi più recentemente. Tra queste, la cosiddetta “pista di Londra”, l’ipotesi che Emanuela possa essere stata condotta dai rapitori nella capitale britannica. Pietro, il fratello di Emanuela, ha riferito di essere stato avvicinato da un presunto ex Nar, dettosi in possesso di informazioni in tal senso. “Sono oggetto di una parte secretata dell’audizione quindi, per motivi di tutela dell’indagine, non posso entrare nei dettagli”, precisa De Priamo. “Sicuramente non sottovalutiamo nulla, ma allo stesso tempo dobbiamo impegnarci tutti per lavorare su tesi che abbiano fondamenti adeguati e non siano facilmente smontabili.”
Al vaglio della Commissione anche alcune chat di WhatsApp che sembrerebbero intercorse tra Francesca Immacolata Chaouqui e monsignor Lucio Vallejo Balda, quando erano entrambi membri del Cosea (Pontificia Commissione referente di studio e di indirizzo sull’organizzazione della struttura economico-amministrativa). De Priamo non esclude di sentire Chaoqui “quando sarà il momento opportuno.”
Collaborazione tra Italia e Vaticano
Oltre alla Commissione d’inchiesta, sul caso Orlandi stanno attualmente indagando il Promotore di Giustizia vaticano e la Procura di Roma. “Nella corrispondenza diplomatica, nell’analisi della documentazione che abbiamo cominciato a reperire, emerge un’ampia collaborazione, diversamente da quanto spesso è stato riportato, tra Stato italiano e Santa Sede”, precisa De Priamo. “Dai primi esami, per quanto mi riguarda, si smentiscono anche alcune ricostruzioni di un Vaticano reticente o indifferente rispetto a questa vicenda, ma al contrario mostra un quadro molto diverso. Una forte preoccupazione e una volontà di collaborazione per risolvere il caso.”
Circa le prossime audizioni, il Presidente della Commissione anticipa che sarà ascoltato anche l’ex magistrato Giancarlo Capaldo mentre “sul fronte Vaticano sentiremo sicuramente padre Lombardi che, all’epoca, era addetto alla sala stampa vaticana e sicuramente altre persone in una interlocuzione rispettosa dei rapporti internazionali.”
Le amiche di Emanuela
Ieri, 20 giugno, sono comparse dianzi organismo parlamentare alcune amiche della Orlandi.
Laura Casagrande frequentava la stessa scuola di musica di Emanuela. Chiamata a riferire i suoi ricordi del giorno in cui si sono perse le tracce della giovane, ha dichiarato, come riportato da Fanpage: “Adesso non ricordo di averla vista. In realtà non ricordo nulla della mia deposizione dell’epoca, ho il vuoto totale. Sono mortificata, molte cose non le ricordo più, sono sincera.”
Certo il tempo trascorso dal 22 giugno 1983 è tanto. Nelle deposizioni precedenti, i ricordi di Casagrande sembravano più nitidi: “Stavamo andando verso l’autobus, era dietro di me. Quando mi sono voltata una seconda volta, però, non c’era più”, ha sempre dichiarato – ricorda Fanpage – in relazione alle circostanze della scomparsa, verificatasi dopo la lezione di coro all’Accademia di Musica “Tommaso Ludovico da Victoria” in piazza Sant’Apollinare.
“La cosa che ho impressa di quel giorno è che non venne alla lezione di coro”, ha dichiarato ieri l’amica di Emanuela, “era una delle ragazze con le quali avevo un pochino più legato e non la vidi arrivare o arrivò molto tardi.”
All’uscita dalla scuola di musica, “facevamo un pezzo di strada insieme, ma non sempre. Che prendessimo il bus insieme è successo poche volte.”
“Non frequentavamo lo stesso corso. Io seguivo quello di pianoforte e lei quello di flauto traverso”, ha spiegato. “Ci siamo conosciute alle lezioni di canto corale, brevi scambi di saluto, niente di che: non c’era né un’amicizia né una conoscenza molto approfondita. Ma da piccola avevo la passione dello scambio epistolare così verso la fine dell’anno le ho scritto sul libro il mio telefono e indirizzo visto che stava finendo l’anno.”
“Non la conoscevo moltissimo, non ci siamo frequentate così tanto, ma non ho amnesie su di lei”, ha ribadito Casagrande. “Mi sono sempre chiesta come abbia fatto a fidarsi di andare via con qualcuno. Era una ragazza come me, semplice. Sarebbe potuto capitare anche a me.”
Dopo la scomparsa, la direttrice della scuola, Suor Dolores, ha chiesto alle altre iscritte se fossero mai state importunate: “Non sono mai stata adescata o avvicinata da nessuno. Ma sarebbe potuto succedere anche a me.”
Dopo la scomparsa, è giunta a casa sua una telefonata anonima. “Il timbro era tra l’arabo e il mediorientale, era incalzante, non riuscivo a stare dietro alla dettatura”. Poi più nulla.
Prima di concludere l’audizione, De Priamo ha detto a Casagrande: “Se potesse tornare su questo momento, rimasto purtroppo oscuro, ci faccia sapere, anche in futuro.”
Sentita poi Cristina Franzè, altra amica di Emanuela, che ha chiesto e ottenuto che il colloquio si svolgesse a porte chiuse.
Infine, l’audizione di Alessandra Cannata, anche lei amica della cittadina vaticana e, come lei, allieva della scuola di musica. “Negli anni mi hanno chiamato un paio di volte a piazzale Clodio. Ma non potevo essere utile: in quei giorni, compreso quello della scomparsa, avevo saltato le lezioni. Mi ha chiamato anche la sorella, mi chiedeva se sapessi perché non tornava a casa. Ma io non sapevo nulla. Ho risposto invece alle domande sulla scuola di musica e sulla direttrice. Ho descritto suor Dolores. Era rigida, impostata, ci tenevano molto alla divisa, al comportamento, alle regole.”
Vivido il ricordo di Emanuela condiviso da Cannata: “Era solare, ma riservata. E la sua famiglia era un ambiente positivo: estremamente serena e tranquilla. Era una mia amica, spesso uscivamo insieme dalla scuola di musica, siamo diventate amiche così.”