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Commerciavano carni a raschio, in tre finiscono nei guai. I Nas sequestrano 200 capi di bestiame

Redazione Cronaca di Redazione Cronaca
28 Maggio 2019
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Pescara. I Carabinieri del Nas di Pescara hanno dato esecuzione a tre misure cautelari emesse dal gip del Tribunale di Teramo nei confronti di un imprenditore del settore delle carni da macellazione del teramano, di un suo dipendente e di un veterinario, in servizio alla Asl. Sono accusati di aver messo in commercio carni pericolose per la salute umana. I reati contestati a vario titolo sono falso materiale e ideologico, frode in commercio, commercio di sostanze nocive, simulazione di reato e omissione di atti d’ufficio.

L’imprenditore e il suo dipendente sono ai domiciliari, il veterinario è stato sottoposto a divieto di dimora. I fatti risalgono al 2017, dopo gli eventi sismici e l’emergenza maltempo che colpirono l’Italia centrale, con particolare riferimento alla provincia di Teramo, dove si registrarono decessi di alcuni capi di bestiame in insediamenti zootecnici colpiti dalle calamità.

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Le indagini dei militari del Nas di Pescara, agli ordini del maggiore Domenico Candelli, hanno permesso di accertare responsabilità a carico dei soggetti colpiti dai provvedimenti della magistratura. In particolare, ai primi due vengono contestate numerose condotte illecite: manomissione di marche auricolari di capi destinati alla macellazione al fine di sottrarli ai controlli da parte del veterinario ufficiale; aver messo in commercio carni pericolose per la salute umana poiché provenienti da animali non correttamente identificati e differenti per origine e provenienza, in quanto animali adulti della specie caprina, falsamente indicati come capretti, anche per evitare il test per la ricerca dell’encefalopatia spongiforme trasmissibile (Tse), obbligatorio per capi di età superiore a 18 mesi.

Il veterinario è ritenuto responsabile di condotte omissive, consistenti nel non aver effettuato le prescritte visite ‘ante mortem’ a capi destinati a macellazione, non aver proceduto a richiamare le carni ottenute da tali macellazioni, aver prestato il consenso alla bollatura sanitaria, aver sottoscritto documentazione atta a licenziare, per il consumo umano, carni non sottoposte ai controlli obbligatori per legge, nonché essersi adoperato a dispensare consigli a operatori del settore per eludere le investigazioni.

Nel corso delle attività sono stati sottoposti a sequestro circa 200 marchi di identificazione di ovi-caprini, già utilizzati e illegalmente detenuti, una pinza realizzata artigianalmente per la rimozione di marchi auricolari, due carcasse di ovino adulto, macellate e non correttamente identificate, e 22 capi ovini non identificati.

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